C'è qualcosa in comune tra la rappresentazione sacra e l'immagine pubblicitaria. Ambedue idealizzano un momento, una situazione, un fatto, un oggetto, un personaggio o un luogo. Iconografia Sacra e Immagine pubblicitaria, nella loro applicazione ortodossa, tentano di distrarre occhio e mente dall' imperfezione dell'esistenza. Il loro scopo è sminuire le pecche del reale, promettendo una vita perfetta, a patto che si usi il tal prodotto o si aderisca alla tal fede.
Il Dio Pipa. Tra sacro e sponsorizzato.
Inaugurazione giovedì 7 ottobre ore 20
"Dal grande schermo il Dio Pipa dà i numeri vincenti e sorride mentre i suoi angeli selezionano la stirpe.
Terribili nefandezze si celano dietro la promozione della gastronomia precotta.
È tempo di rimuovere il packaging scintillante e mostrare il prodotto mentre si contorce allo scoccare della data di scadenza".
Stefano Zattera da "Mater Universalis"
C'è qualcosa in comune tra la rappresentazione sacra e l'immagine pubblicitaria.
Ambedue idealizzano un momento, una situazione, un fatto, un oggetto, un personaggio o un luogo.
In una pubblicità una famiglia perfetta dentro una casa perfetta consuma un prodotto perfetto.
In quel momento fissato dallo spot l'esistenza stessa è perfetta, in armonia con il creato.
Nelle rappresentazioni sacre viene idealizzato un miracolo, un'annunciazione o altro dalla composizione armonica del quadro. Tutto è perfetto tutti sono al posto giusto nella giusta postura, l'evento è immortalato e consegnato all'eterno.
In entrambi i linguaggi le situazioni vengono poste come dogmi indiscutibili, verita' assolute.
Miracolo sì, (mistico od economico che sia), ma reale e tangibile.
In alcuni lavori di Zattera, le situazioni rappresentate sono paradossali, estreme e terribili, ma il linguaggio pubblicitario tenta di purificarle, di elevarle ad uno stato di beatitudine.
In altre rappresentazioni i personaggi compiono le stesse ignominie all'interno della composizione sacra. L'effetto è molto simile, che la composizione sia quella di una pagina pubblicitaria piuttosto che quella di un quadro rinascimentale, si respira comunque la stessa aria. Quella di un'era in cui teoricamente tutto dovrebbe andare bene, rientrare nel grande disegno armonico dell'eternità .
Eppure qualcosa non quadra, Quei sorrisi sono palesemente fuori luogo. Il lifting del Dio Pipa lascia trasparire i punti di sutura. Gli eritemi affiorano dal fondotinta. Le deformità forzano la gabbia di contenimento.
Iconografia Sacra e Immagine pubblicitaria , nella loro applicazione ortodossa, tentano di distrarre occhio e mente dall' imperfezione dell'esistenza. Il loro scopo è sminuire le pecche del reale, promettendo una vita perfetta, a patto che si usi il tal prodotto o si aderisca alla tal fede.
Generalmente l'intenzione di chi adotta questi linguaggi è di rassicurare, di dare certezze, di garantire il bello, la civiltà ideale, la terra promessa, il paradiso.
L'intento di Stefano Zattera è l'opposto.
Usare e/o fondere i due linguaggi per rappresentare situazioni terrificanti è un tentativo di far cadere il palco, di portare oltre il limite di tenuta l'efficacia di queste rappresentazioni, di scardinarne i codici, di metterne in luce le debolezze e i limiti, di far capire il loro intento propagandistico, mistificatorio, demagogico.
Muovendosi tra sacro e sponsorizzato Stefano crea un ulteriore linguaggio, dove la beatificazione del consumo, messa in atto dalla divinità dorata, rivela tutti i suoi abomini e la sua marcescenza.
Lo smagliante e ormai smagliato sorriso del Dio Pipa ha sempre maggiori difficoltà a nascondere l'apocalisse di fine stagione verso cui ci sta attirando con la carota geneticamente modificata.
Giovanni Battaglia
Stefano Zattera, nato a Valdagno (Vicenza) nel 1965. E' illustratore grafico e designer.
Orario dal martedì al venerdi dalle 18 alle ore 23:00.
LA CUEVA (No Art Gallery)
Via Vigevano 2/A, angolo via Gorizia Milano