Artmobile. In occasione della mostra l'artista riempira' lo spazio presentando un esemplare di ogni singolo pezzo inerente al progetto a cui sta lavorando negli ultimi anni. Piece-tentacolare, piece-scultura, piece-quadro preferito, piece-manteau, sranno esposti correlati da tutti i lavori che ne illustrano la fruibilita': disegni, collages e fotografie.
Artmobile
Testo critico di Antonella Marino
Mercoledì 20 ottobre 2004 la galleria 9, Via della Vetrina Contemporanea inaugurerà la mostra “Artmobileâ€, una personale di Eva Jospin che a due anni dalla prima personale in galleria presenterà una serie di nuovi lavori frutto di un progetto a cui ha lavorato negli ultimi anni.
L’attuale ricerca artistica della giovane artista parigina si orienta sempre più verso la concezione di un arte globale che possa includere tutti i mezzi tecnici - dal disegno alla pittura, dalla scultura alla fotografia - in modo tale da rendere l’arte accessibile agli spazi privati lavorando sulla sua mobilità .
In occasione della mostra Eva Jospin riempirà lo spazio della galleria presentando un esemplare di ogni singolo pezzo di cui parla il progetto (pièce-tentacolare, pièce-scultura, pièce-quadro preferito, pièce-manteau) correlato con tutte le altre opere che ne illustrano la fruibilità : disegni, collages e fotografie.
Se la pièce-tentacolare e la pièce-scultura (dello stesso materiale con cui vengono realizzate le vele la prima, in vetroresina, la seconda) sono sculture caratterizzate dal fatto di essere opere che possono esser fruite in modo diverso a secondo della maniera in cui sono esposte (aperte o chiuse) e di poter essere facilmente trasportabili da un ambiente all’altro; la pièce-quadro preferito (dotata di apposita valigetta con tanto di martello e di set di chiodi), è invece un’opera pensata espressamente per il collezionista moderno abituato a frequenti spostamenti che ha in tal modo la possibilità di abbellire la propria stanza d’albergo appendendovi la sua opera preferita. La pièce-cappotto infine è una scultura indossabile realizzata in stoffa che esiste sia nella versione sportiva che in quella elegante e rappresenta per il collezionista la possibilità di trasformarsi a sua volta in opera d’arte. (Per esemplificarne la fruibilità durante l’inaugurazione due modelli indosseranno le due versioni dell’opera).
Oltre ai prototipi di ogni singolo pezzo Eva Jospin esporrà una serie di disegni, dei collages-teatrini (realizzati usando come sfondo dei ritagli di giornali di arredamento degli anni ’60) e delle fotografie in cui ogni singola opera è presentata in situazioni diverse in modo tale da esemplificarne le varie modalità di fruizione e presenterà anche due lavori su tavola (80 x 90 cm.) composti da forme dipinte su legno che ad incastro possono essere collocate e spostate sulla tavola di supporto a secondo del gusto e dell’umore del collezionista.
Lavorando sulla mobilità dell’opera d’arte Eva Jospin stabilisce una vera e propria interazione tra l’opera e il suo fruitore ma allo stesso tempo fa scendere l’arte dal piedistallo che in una serie di piccoli oli su tela che verranno esposti nel seminterrato si interroga ironicamente e con fare ludico sulle sorti della pittura.
In occasione della mostra verrà presentato un testo critico scritto da Antonella Marino lo scorso marzo per la personale dell’artista alla Galleria Le Pleiadi di Mola di Bari.
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Antonella Marino, presentazione della mostra “Artmobileâ€
Un’arte da asporto, alla portata di tutti e interattiva: nella ricerca di Eva Jospin c’è il sogno d’ascendenza avanguardistica di un’opera che scenda dal piedistallo dell’èlite, perda la tradizionale puzza al naso, per tentare un approccio di comunicazione a più livelli stimolando le facoltà creative del fruitore. Un’arte pret à porter, modulabile e intercambiabile, capace di adeguarsi alle esigenze dell’ambiente e ai gusti del potenziale collezionista. Ma in realtà frutto di una progettualità sofisticata, complessa ma non priva di ironia, che implica diversi piani di lettura per essere captata appieno. A prima vista, infatti, i lavori di questa ventinovenne francese in rapida emergenza, avvezza alle frequentazioni internazionali (il padre è Lionel Jospin, primo ministro in Francia), innamorata dell’Italia ma determinata a diffondere il suo messaggio in giro per il mondo, appaiono raffinate textures astratte di memoria organica. In galleria a Mola troviamo da un lato grandi collages con assemblaggi ambigui di sagome e macchie su semplici carte liberamente fissate a muro. Dall’altro vivaci tele con aggregazioni di forme colorate, in parte dipinte sul supporto, in parte su frammenti in stoffa. Solo in un secondo momento si scopre che questi ultimi sono applicati sulla superficie con fettucce in velcro: ognuno ha dunque la possibilità di strapparli e riposizionarli a piacimento, formando da sé nuove composizioni.
La natura concettuale dell’operazione risulta più chiara nell’ultima saletta, che riunisce disegni del progetto (di taglio fumettistico, tratteggiati con eleganza ludica); fotografie dell’importante installazione da poco inaugurata a Giakarta e in procinto di raggiungere Marrakesh; e insieme piccole casse e valige che racchiudono in sintesi tutto il suo lavoro. Persino ovvio è il rimando a Marcel Duchamp, e alla sua celebre “Boite en valise†del 1934: una valigetta contenente minuscole riproduzioni delle opere dell’ artista, sorta di museo portatile completo di appunti progettuali.
Su questo solco, declinato con leggerezza comunicativa più che con gusto per la provocazione, Eva Jospin sviluppa la sua idea di arte a dimensione d’uso quotidiano: che in altre occasioni si fa ad esempio struttura tentacolare da sistemare diversamente a seconda delle necessità di spazio o scultura retrattile da aprire e chiudere come si desidera, anche seguendo le allegate istruzioni (“piece-tentacolareâ€); oppure quadro da viaggio, utile a personalizzare treni, alberghi e tutti gli ambienti in cui ci si sposta, provvista di borsa e set di chiodi e martello (“piece-quadro preferito); o persino indumento da indossare (“piece - cappottoâ€). Insomma, un’arte fruibile in modo soggettivo, leggera, aperta, trasformabile e trasportabile come la valigia del viaggiatore. Ma proprio per queste sue caratteristiche, implicitamente critica verso certe pedanterie di stampo accademico, utopicamente derisoria, senza prendersi al contempo troppo sul serio, nei confronti della sempreverde “leggenda dell’artista†e di riti e miti auratici tuttora resistenti nelle maglie strette del sistema dell’arte.
Antonella Marino
Eva Jospin è nata a Parigi nel 1975. Nel 2002 si è diplomata all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi.
Mostre Collettive
2004 “Miart Fiera Milano Internationalâ€, 12-13-14-15-16 maggio, Milano “International Artexpo Monte-Carloâ€, 17-18-19-20-21 marzo, Monte-Carlo
2003 “Riparte 2003-International Art Fairâ€, 28-29-30 novembre, Roma “Notte bianca a via della vetrinaâ€, Marzia Gandini, Eva Jospin, Brunella Longo, Benedetto Pietromarchi, 27 settembre - 10 ottobre, galleria 9 via della vetrina contemporanea, Roma
2000“Parigi, Ritratti d’Interniâ€, galleria 9 via della vetrina contemporanea, Roma
1997 “Disegniâ€, Espace Robert Planquette, Parigi XVIIIème, Parigi
1998 Centre d’art contemporain, Saint Cyprien
“Visages et expressions, aspects contemporainsâ€, ENSBA, Parigi
Mostre Personali
2004“Artmobileâ€, Testo di presentazione di Antonella Marino, galleria 9 via della vetrina contemporanea, Roma
“Artmobileâ€, Testo di presentazione di Antonella Marino, galleria Le Pleiadi, Mola di Bari
“Pour un art transformable et transportableâ€, febbraio-marzo, Centre Culturel Français, Jakarta, Indonesia
“Pour un art transformable et transportableâ€, febbraio-marzo, Centre Culturel Français, GioJakarta, Indonesia
2001“Opere recentiâ€, galleria 9 via della vetrina contemporanea, Roma
Immagine: Eva Jospin - Pièce-scultura, 2004, vetroresina
Inaugurazione: mercoledì 20 ottobre 2004 dalle ore 18h
Durata: fino al 1 dicembre 2004
Orari: dal martedì al sabato dalle 16h alle 19h30
la mattina per appuntamento
galleria 9 via della vetrina contemporanea, Roma