Castello di Rivoli
Rivoli (TO)
piazza Mafalda di Savoia
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In movimento
dal 8/10/2004 al 21/11/2004
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Segnalato da

Roberta Aghemo




 
calendario eventi  :: 




8/10/2004

In movimento

Castello di Rivoli, Rivoli (TO)

Film e performance. Rassegna video-cinematografica a cura di Francesco Bernardinelli. Le proiezioni sono articolate in otto sezioni tematiche dedicate alla performance. Verranno presentate opere del cinema sperimentale americano, le esperienze della Post-Modern Dance e dell’Arte Concettuale ma anche gli esiti di ricerche maturate in contesti europei.


comunicato stampa

FILM & PERFORMANCE
Rassegna video-cinematografica
Teatro del Castello

A cura di Francesco Bernardelli

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta In movimento rassegna di proiezioni articolata in otto sezioni tematiche dedicate alla performance. Verranno presentate opere del cinema sperimentale americano, le esperienze della Post-Modern Dance e dell’Arte Concettuale ma anche gli esiti di ricerche maturate in contesti europei. Le proiezioni (film 16 mm e video) si terranno ogni sabato e domenica dalle 19.30 in avanti e tre pomeriggi dalle 17.30 presso il Teatro del Castello, ingresso gratuito sino ad esaurimento dei posti. Si inizierà il 2 e 3 ottobre con un omaggio a Rebecca Horn mentre il 9 e 10 ottobre il programma sarà dedicato a Maya Deren, Kenneth Anger e Ulrike Ottinger. La terza sezione, in programma il 16 e 17 ottobre, prevede una selezione di corti di artiste. Il 23 e 24 ottobre l’appuntamento verterà sull’opera di Meredith Monk mentre il 30 e 31 ottobre verrà presentata una selezione di corti d’artista. Il 6 e 7 novembre sarà la volta della sezione contro-narrazioni/altre narrazioni mentre il 13 e 14 il programma sarà dedicato ad un omaggio a Yvonne Rainer. Il ciclo si concluderà il 20 e 21 novembre con la sezione tempo, suono, movimento. “S’è voluta offrire – scrive il curatore Francesco Bernardelli – una campionatura non ristretta ad uno specifico filone, ma riunire piuttosto parole e azioni, danza e movimenti che raccolgono ognuno a suo modo due decenni di intensa sperimentazione e di riflessioni vicine alle parallele rivendicazioni dei nuovi diritti che proprio in quegli anni arrivavano a toccare in modo nuovo la vita, la salute e la sessualità sia etero che omosessuale, di intere parti della società, in una rinnovata e straordinaria stagione tesa a dimenticare il passato e a oltrepassare gli angusti orizzonti dei padri.”


Il calendario della rassegna:

1) Omaggio a Rebecca Horn 2+3/10/04
2) Omaggio a Maya Deren, Kenneth Anger e Ulrike Ottinger 9+10/10/04
3) Corti di artiste (Live 1) 16+17/10/04
4) Omaggio a Meredith Monk 23+24/10/04
5) Corti d'artista (Live 2) 30+31/10/04 (doppio programma)
6) Contro-narrazioni/altre-narrazioni 6+7/11/04 (doppio programma)
7) Omaggio a Yvonne Rainer 13+14/11/04 (doppio programma)
8) Tempo, suono, movimento (Live 3) 20+21/11/04

Programma

SABATO 2 + DOMENICA 3/10
1) Omaggio a Rebecca Horn - h.19.30
Prodotte nel volgere di pochi anni, le performances filmate di Rebecca Horn rappresentano un vero e proprio unicum fra le creazioni dei primi anni settanta. Concepite autonomamente, tali azioni furono ricreate per l'occhio privilegiato della cinepresa, offrendo una chiara e accurata visualizzazione degli interessi preminenti dell'artista. Gli incroci e le ibridazioni biomeccaniche e zoomorfe, le fascinazioni per gli accostamenti inusuali (fra organico e tecnologico) che hanno reso celebre l'artista, trovano una prima, esemplare sintesi in questi brevi filmati, precisi e stranianti quanto evocativi. Realizzati a più riprese durante gli anni settanta, essi rappresentano una chiave d'approccio preziosa per avvicinarsi al ricco e complesso universo simbolico di Rebecca Horn, una ricerca artistica nata dopo una malattia ai polmoni contratta nel 1968 che aveva forzato l'artista ad abbandonare alcuni materiali scultorei. Proprio dalla seguente convalescenza in un sanatorio, sono nate le prime serie di sculture, protesi e installazioni legate al corpo, all'isolamento, così come alla vulnerabilità e alla fragilità emotiva, che la portarono a ideare sculture come vere estensioni corporee. A suggello del programma sono acclusi due celebri film di Buster Keaton che ben rappresentano l'intenso e straniato universo espressivo del grande autore/attore del cinema muto, dove più forti risaltano le straordinarie spinte e tensioni dinamiche tra il mondo delle macchine e la stralunata presenza di Keaton. Una referenza alla complessa interrelazione fra macchinico e organico che è stata omaggiata in anni più recenti dalla stessa Horn in uno splendido lungometraggio.

Performances I, 1970 – 1972
Körperfarbe: Rote Glieder, Blau-Blau-Blau, Rotbrust,
Zunehmendes Schwarz
Haare wachsen: Bad Dream
Hahnengefieder
Balancestab
Schwarze Hörner
Federkleid
(Camera: B.Liebner, K.P.Brehmer)
16mm trasferito su video, colore, sonoro, 19'

Simon Sigmar, 1971
con Sigmar Polke
Musica: Hayden Chisholm
16mm trasferito su video, colore, sonoro, 3'

Performances II, 1973
Einhorn, 1970
Kopf-Extension, 1972
Weißer Körperfächer, 1972
Handschuhfinger, 1972
Federfinger, 1972
Gavin, 1971
Hahnenmaske, 1972
Bleistiftmaske, 1972
Kakadu-Maske, 1973
con D.Finke, Gavin, K.Halding, E.Mitzka
(Realizzazione: Helmut Wietz)
16mm trasferito su video, colore, sonoro, 36'

Sabato 2/10:
Buster Keaton/Edward M.Sedgwick
The Cameraman (1928)
film 16mm, b/n, 64'

Domenica 3/10:
Buster Keaton
Sherlok Jr. (1924)
film 16mm, b/n, 44'


SABATO 9 + DOMENICA 10/10
2) Omaggio a Maya Deren, Kenneth Anger e Ulrike Ottinger - h.19.30
I temi del movimento e della trasformazione sono alla base di gran parte del lavoro del cinema sperimentale statunitense. Nel caso di Maya Deren essi si coniugano alle ricerche sulle nuove forme di danza e sul carattere misterico (quasi esoterico) insito in esse e legato ad un profondo interesse di Deren per le antiche tradizioni di danza rituale dell'Estremo Oriente e alle tradizione del Voo-doo Haitiano. Il carattere esoterico - proprio in quegli stessi anni - imprime una forte influenza anche sulle opere di Kenneth Anger. Fin dai lavori giovanili, la scoperta di una dimensione "altra" (oltre il quotidiano razionale) offre nuove possibilità di lettura di brani di realtà dove l'eccezionalità e la sospensione -anche solo di un attimo- fungono da vere e proprie soglie verso una diversa conoscenza. Ulrike Ottinger, infine, già dai primi anni settanta, sviluppa un percorso estremamente personale dove gli influssi dell'underground americano si fondono con un interesse particolare sull'idea di metamorfosi, in un'area d'esplorazione dove le identità dei personaggi rappresentano le molteplici sfaccettature di un vasto discorso sull'ambiguità identitaria e sull'androginìa. Il film contiene già molti dei motivi ricorrenti in altri, più tardi, film di Ottinger: una figura femminile straordinaria, un paese misterioso ed una catena di transformazioni magiche che danno il via ad una serie di personaggi eccentrici. Il suo primo film offre appunto una fascinosa esplorazione di questi temi, fusi e compenetrati a un profondo amore per la storia del cinema e della teatralità.

Maya Deren
Meshes of the Afternoon (1943-59)
(in coll. con Alexander Hammid)
16mm, b/n, 14'
At Land (1944)
muto, b/n, 15', con M.Deren, A.Hammid, Hella Heyman, John Cage
A Study in Choreography for the Camera (1945)
muto, b/n, 2'30", Coreografia e danza: Talley Beatty
Ritual in Transfigured Time (1945-46)
muto, b/n, 15', con M.Deren, Rita Christiani, Frank Westbrook, Anaïs Nin

Kenneth Anger
Fireworks (1947)
16mm, b/n, sonoro, 5'
Rabbit's Moon (1949-rev.1978)
16mm, colore, sonoro, 8'
Eaux d'Artifice (1953)
16mm, colore, sonoro, 13'

Ulrike Ottinger
Laokoon & Söhne (Die Verwandlungsgeschichte
der Esmeralda del Rio) (1972/73)
16mm, b/n, 47'
con Tabea Blumenschein


SABATO 16 + DOMENICA 17/10
3) Corti d'artiste (Live 1) - h.19.30
In Corti d'artiste (Live 1) si è voluto offrire una ricognizione su alcuni approcci femminili a ricerche performative marcatamente segnate da un punto di vista ed un'intenzionalità espressiva più esplicita, politica. La selezione parte da alcuni lavori sulla rappresentazione e sull'identità, sia esibilta così come ostentata (come nei casi di Mogul o Benglis, in cui è connotata in modo esplicitamente sesuale), o ritratta nella sua sfuggente e, talvolta, camaleontica complessità (come in Antin o Jonas) fino a quei casi in cui essa è posta in relazione con i sistemi di segni/rappresentazioni della società moderna (Rosenbach, Schouten, Sobell) e con una dimensione trascendente (Gina Pane). I travestimenti e le trasformazioni di Antin (come per Jonas) hanno portato a investigare in che modo la performance - in quanto esplorazione del concetto d'identità - sia diventata sempre più d'importanza per lo sviluppo di un lavoro non solo particolaristico ma più generale. Le articolazioni dei discorsi messi in scena trovano forme di presenza e di gestualità nuove, pensate anche per un rinnovato rapporto col pubblico e tese ad assumere una diversa visibilità, articolando uno spazio di libera espressione e di rappresentazione che si libera del peso della tradizione artistica maschile.

Joan Jonas
Organic Honey’s Visual Telepathy (1972)
video, b/n, sonoro, 17'24"

Eleanor Antin
The King (1972)
video, b/n, muto (v.o. 52'), estratto di 12'

Susan Mogul
Take Off (1974)
video, b/n, sonoro, 10'

Lynda Benglis
Female Sensibility (1973)
video, colore, sonoro, 14'

Nina Sobell
Hey! Baby Chicken (1978)
video, b/n, sonoro, 10'

Ulrike Rosenbach
Sorry, Mister (1974)
video, colore, sonoro, 11'51"

Gina Pane
Discours mou et mat (1975)
video, colore, 22'

Lydia Schouten
How does it feel to be a sex-object? (1975)
video, sonoro, 25'


SABATO 23 + DOMENICA 24/10
4) Omaggio a Meredith Monk - h.19.30
La figura di Meredith Monk è un caso quantomai singolare, non solo nel panorama statunitense, ma nei più vasti ambiti internazionali delle perfoming arts. Cantante, compositrice, danzatrice ed autrice di vasti spettacoli (alcuni vere e proprie Opere), Monk è riuscita a compendiare in sè le molte anime artistiche prodottesi dopo gli anni Sessanta. Con una carriera più che quarantennale, molti sono stati i traguardi raggiunti, ma senz'altro Book of Days (realizzato tra la metà e la fine degli anni ottanta) rappresenta un caso a sè stante per originalità e autonomia linguistica. Compositivamente simile a un film musicale (come ha espresso la stessa Monk "volevo che il film intero cantasse"), esso si snoda come un viaggio nel tempo, nei suoni e nella mentalità di due epoche lontane: il medio evo e il tempo presente, offrendo una toccante parabola sulle dinamiche tristemente ricorrenti dell'incomprensione e dell'intolleranza. A latere, sono presentati due realizzazioni del cineasta Bill Withers, dedicate rispettivamente ad uno spettacolo musicale di Monk (Turtle Dreams) del 1985 e alla ri-messa in scena di una performance originariamente del 1966.

Robert Withers
16 Millimeter Earrings (1979-80)
US - 16mm, colore, 25'

Robert Withers
Turtle Dreams (1985)
US - 16mm, b/n, 6'

Meredith Monk
Book of Days (1989)
US - 35mm trasferito su video Beta, b/n-col., 75'


SABATO 30 + DOMENICA 31/10
5) A tempo: azioni e movimenti (Live 2)
- h.17.30* - h.19.30**
La prima parte del programma offre una ricognizione su alcune prassi di espressione fisica, performativa, fortemente originali, sviluppate negli anni della diffusione su scala globale dell'arte Concettuale. Parafrasando il celebre lavoro di Baldessari, è proprio nelle rinnovate modalità di "creare arte, oggi" che si articolano inedite possibilità di rapporto e relazione fra le persone coinvolte in inedite forme di interazione nello spazio fisico. Dalle azioni (apparentemente grottesche) di Baldessari, alle strutture da indossare di Walther, sino alla scrittura bi-direzionale di Boetti, lo spettro delle azioni copre uno spazio che risulta essere non più soltanto quello del lavoro autosufficente, ma piuttosto uno che prende forma nelle forme di relazione fisica in tempo reale, condivise ed esperite non più da semplici interpreti ma da veri e propri co-autori. La seconda parte del programma, assieme ad un raro esempio di ironico ribaltamento delle abitudini osservative del pubblico compiuto da Gino De Dominicis, offre poi uno sguardo su altre figure europee e in special modo su due straordinarie figure dell'Olanda dei primi anni settanta. Jan van Munster, con una serie di lavori sviluppati sulle forme e le presenze fisiche dell'energia esplorata sotto diverse forme di rappresentazione cinetica, e Wim Gijzen, con una serie di azioni tese ad esplorare i confini tra memoria e conoscenza, fra abilità e improvvisazione, ben rappresentano entrambi una linea fortemente originale, autonoma di azione e movimenti.

*Franz Erhard Walther
Onbekend (Eindhoven, 1972) (1972)
video, b/n, sonoro, 28’40”

Alighiero Boetti
Cio’ che sempre parla in silenzio e’ il corpo (1974)
video, b/n, muto, 2’

John Baldessari
The Way We Do Art Now and Other Sacred Tales (1973)
video, b/n, sonoro, 28’28”

**
Wim Gijzen
7 Werken (1970) video, b/n, sonoro, 25'15"complessivi
Series Mistakes No. 2 (1970)
Series Mistakes No. 3 (1970)
Series Mistakes No. 4 (1970)
3 minutes (1971)
Exchange of names of the cities Rotterdam and The Hague (1971)
Beursplein - Amsterdam, Beursplein - Rotterdam (1971)
Coolsingel - Rotterdam (1973)

Jan van Munster
Dubbelportret (1972) 2'41"
Cirkels (1972) 5'22"
Cubes & Balls (1973-'75) 4'
Portret (1972) 2'52"
Projection (1972) 2'39"

Gino de Dominicis
Videotape (1974)
video, b/n, sonoro, 3'

Urs Luthi
Self-portrait (1974)
video, b/n, sonoro, 8'17"

Arnulf Rainer
Mouth Piece (1975)
video, b/n, sonoro, 6'52"

John Baldessari
Baldessari Sings Lewitt (1972)
video, b/n, sonoro, 15'


SABATO 6 + DOMENICA 7/11
6) Contro-narrazioni/altre narrazioni
- h.17.30* + h.19.30**
L'esperienza diretta di certo cinema strutturalista della seconda metà degli anni sessanta, tocca da vicino anche il cinema d'artista degli anni successivi. La belga Chantal Akerman, durante i primi viaggi e le permanenze a New York, decide di fissare in un ritratto rigorosamente concepite e strutturato attraverso lunghi piani di riprese, la forma di un albergo da lei frequentato a New York: l'Hotel Monterey, appunto. Proprio in quegli anni, Babette Mangolte, fotografa e straordinaria cine-operatrice di molte/i artiste/i di quegli anni, filma un suo omaggio incentrato sulle vicende di una ragazzina ritratta fra il mondo distante e spesso incomprensibile degli adulti (filtrato attraverso un celebre racconto di Henry James e fotografato con una serie di straordinarie modalità di ripresa). Con Riddles of the Sphinx-Enigmi della sfinge infine si è a contatto con una delle più raffinate e riuscite prove del cinema femminista, concepito e organizzato secondo strutture formali e concettuali di grande sottigliezza e precisione. La vita di Louise, scandita nelle fasi della maternità, del lavoro, dei rapporti pubblici e privati di tutti i giorni, viene ritratta in sequenze di grande sapienza compositiva (e, nella parte centrale del film, accompagnate dalle fascinose musiche di Mike Ratledge). Questo lavoro filmico prova a costruire una nuova forma di relazione tra lo spettatore e il soggetto femminile, cercando di rappresentare la protagonista attraverso molteplici voci e punti di vista femminili, le diverse voci di Louise, le sue amiche e compagne di lavoro, così da offrire (e modificare) l'ampio raggio di significati affidati al film, in opposizione con la tradizionale voce autoritaria del punto di vista narrante onniscente. Lo straordinario rigore formale offre così, visivamente, un contrappunto fra la rappresentazione filmica e la vicenda di toccante essenzialità e pensosa riflessività.

*Chantal Akerman
Hotel Monterey (1973)
F - 16mm, colore, 60'

*Babette Mangolte
What Maisie Knew (1975)
US - 16mm, colore, sonoro, 56'

**Laura Mulvey-Peter Wollen
Riddles of the Sphinx (1977)
16 mm, colore, sonoro, 92'
Cast: Dinah Stabb, Merdelle Jordine, Rhiannon Tise, Mary Kelly


SABATO 13 + DOMENICA 14/11
7) Omaggio a Yvonne Rainer
- h.17.30* + 19.30**
Fin dai primi corti, “filmed choreographic exercises”, pensati per interagire con le azioni-partiture danzate dal vivo durante i propri spettacoli (dalla seconda metà degli anni sessanta), Yvonne Rainer ha progressivamente sviluppato un interesse crescente verso le possibilità del linguaggio filmico, e che di lì a pochi anni l'avrebbero coinvolta sempre più e in modo poi esclusivo, facendole poi scegliere proprio il cinema come il mezzo di ricerca a lei più consono. Il programma parte con alcuni cortometraggi raramente visti (del '66), ancora influenzati da un'estetica minimal, e si sviluppa quindi con il fondamentale secondo cortometraggio Film About a Woman... (del '74). Concepito come continuazione di uno spettacolo nato nei primi anni settanta, esso sviluppa alcune importanti riflessioni sui limiti e le potenzialità insite tra lavoro artistico e fiction, fra realtà e illusione, tenendo ben presente le possibilità linguistiche del dispositivo cinema, e costruendo un'efficace quanto rigorosa riflessione sulle dinamiche inerenti i destini di una coppia (nella vita come nel lavoro). Il Film sviluppa un'attenta disamina della politicità del "personale", sia esso identità, centralità fisica o emotiva e tipo di relazioni interpersonali. L'omaggio a Rainer comprende poi la sua più recente creazione audiovisiva, nata quasi in parallelo con uno spettacolo che ha segnato il suo ritorno alle scene. Questo lavoro del 2002 è una raffinata e rarefatta meditazione sulla memoria e segna un ritorno all'interno del corpus filmico di Rainer all'elaborazione coreografica (dopo 25 anni circa di distanza). Il lavoro prende nome da un libro di Aldous Huxley dedicato alle vane ricerche di un milionario alla ricerca dell'immortalità durante gli anni Trenta. Registrazioni di prove dallo spettacolo con la compagnia White Oak, sono giustapposte a ricerche dedicate alla Vienna d'inizio Novecento. Chiude l'omaggio il vibrante ritratto a tre dedicato a Merce Cunningham, il mai dimenticato riferimento di tutta la post-modern dance. In due segmenti diversi, il rivoluzionario danzatore-coreografo, offre un saggio della sua tecnica a raffronto, o meglio - come immersa - dentro spezzoni e brani di vita di tutti i giorni registrati per le strade di New York.

* Yvonne Rainer
Five Easy Pieces, 48 min. comprendente:
Hand Movie, 1966, b/n, muto, 5'
Volley Ball, 1966
Rhode Island Red, 1966
Trio Film, 1966, b/n
Line, 1969, b/n, muto, 10'

* Yvonne Rainer
After Many a Summer Dies the Swan: Hybrid (2002)
video, colore, sonoro, 31'

*(Omaggio a) Merce Cunningham
Merce by Merce by Paik (1975-'78) di Nam June Paik
in collaborazione con Charles Atlas, Merce Cunningham e Shigeko Kubota - video (28'45" complessivi)
Part One: Blue Studio: Five Segments 1975-76, di Charles Atlas e Merce Cunningham, colore, sonoro, 15'38"
Part Two: Merce and Marcel 1978, di Shigeko Kubota e Nam June Paik, colore, sonoro, 13'05"

** Yvonne Rainer
Film About a Woman Who (1974)
16mm, b/n, sonoro, 105'


SABATO 20 + DOMENICA 21/11
8) Tempo, suono, movimento (Live 3) - h.19.30
L'ultimo programma parte da alcuni straordinari filmati di Joan Jonas (girati fra la fine degli anni sessanta e i primi settanta) in cui azioni di performance si sviluppano in ambienti all'aperto. Dalla fascinosa ambientazione su piani nevosi e ventosi, in Wind, alle suggestive locations nell'East End new-yorkese (a quel tempo semi-abbandonato) di Songdelay, le azioni sviluppate da gruppi di performers creano vere e proprie coreografie e composizioni sonore nello spazio, che sono anche esplorazioni nelle possibilità percettive in vasti ambienti all'aperto. Più orientati in una direzione di articolazione di gesti sonori nello spazio, sono le opere giovanili di Bill Viola e di Laurie Anderson, presente con una rarissima registrazione dal vivo in Olanda del 1977, così come gli straordinari esempi rappresentati da una breve sequenza improvvisativa di Charlemagne Palestine e le due performances gestuali dell'artista Fluxus Alison Knowles, intenta a creare una coreografia di fluide movenze (indossando camice appese lungo un filo) o a creare una sorta di coreografia con una massa di fagioli e dell'acqua messi a rotolare e circolare dentro un tamburo rotante, mosso dalla stessa artista.

Nancy Holt
Underscan (1974)
video, sonoro, 9'

Joan Jonas
Wind (1968)
16mm trasferito su video, b/n, muto, 5'37"
Songdelay (1973)
16mm trasferito su video, b/n, sonoro, 18'
J.Jonas II/document (1974)
video, b/n, sonoro,11'

Allan Kaprow
The Second Routine (1974)
video, b/n, 15'

Alison Knowles
Tone-line (1976)
video, b/n, sonoro, 8'22"
The Bean Garden (1976)
video, b/n, sonoro, 7’30”

Charlemagne Palestine
Running Outburst (1975)
video, b/n, sonoro, 5'56"

Bill Viola
Return (1975)
video, colore, sonoro, 7'15"

Laurie Anderson
At the Shrink's - A fake hologram (1977)
video, b/n, 3'13"
Songs for Lines/Songs for Waves (1977)
video, b/n, sonoro, 39'

Immagine: Meredith Monk

Ufficio Stampa, tel. 011.9565209-211, fax 011.9565231

Informazioni e prenotazione:
Ufficio Promozione, tel. 011.9565270, fax 011.9565230


CASTELLO DI RIVOLI, Teatro
Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia 10098 Rivoli (TO)

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Rachel Rose
dal 5/11/2015 al 9/1/2016

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