Galleria Ca' di Fra'
Milano
via Carlo Farini, 2 (secondo cortile)
02 29002108 FAX 02 29002108

Alessandro Bellucco
dal 27/10/2004 al 31/10/2004
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Alessandro Bellucco



 
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27/10/2004

Alessandro Bellucco

Galleria Ca' di Fra', Milano

In questo nuovo ciclo di opere l'artista rimane fedele alla trama del suo racconto, narrato ancora una volta attraverso il corpo. Ne palesa il ruolo di soggetto-oggetto nel 'gioco' tra Vita e Morte, poteri assoluti, oligarchie contro le quali inevitabilmente usciamo sconfitti.


comunicato stampa

Oligarchie

Un corpo nudo è steso a terra. Se ne avverte un senso di peso reale, quasi tangibile.
Se non fosse che è pur sempre dipinto. Guardando quest’uomo a terra, il pensiero corre a precedenti illustri della storia dell’arte, dalla “Lezione di anatomia del dottor Tulp” di Rembrandt al “Ritrovamento del corpo di S. Marco” del Tintoretto. Entrambi i soggetti cadaveri.
Come quelli che Alessandro Bellucco ci mostra attraverso la sua provocatoria pittura. Questa nuova serie - “Oligarchie” - scomoda il nostro falso pudore come già aveva fatto precedentemente, quando una procace ragazza si muoveva in erotiche contorsioni. Là, assistevamo come involontari e segretamente morbosi vouyeristi. Qui ci troviamo a fare i conti con una paura ancestrale ed un argomento tabù: la Morte.

Se in “Cacacuo-sapore di casa” era la Vita-Eros a “gestire” e a “giocare” con quel corpo, ora, invece, è evidente un senso di Morte. Non c’è movimento nei soggetti. Eppure, una presenza di vita sembra ancora possibile. Le mani sono aperte in un gesto di questua. O forse, chiedono un aiuto per essere tratti fuori dal tunnel dell’oblìo prima che il colore che cola dalle dita, come un veleno da spurgare, lasci che il bianco del fondo si impadronisca di tutto, come la Morte.
Nel nuovo ciclo, Bellucco rimane fedele alla trama del suo racconto, narrato ancora una volta attraverso il corpo. Ne palesa il ruolo di soggetto-oggetto nel “gioco” tra Vita e Morte, poteri assoluti, oligarchie, contro le quali, inevitabilmente, usciamo sconfitti. L’Uomo, nel suo esistere attraverso le membra, diventa così simbolo di un abuso perpetrato quotidianamente da ogni tipo di potere sia esso politico, sociale, culturale. Bellucco sembra immortalare sulla tela quell’attimo preciso dopo l’ultimo afflato vitale, quando l’Anima abbandona il corpo, schiantandolo a terra come un guerriero vinto, esanime.

Quel brevissimo momento in cui, tragica staffetta, la Vita e la Morte si scambiano il potere sulla nostra “prigione” di carne diventando padrone assolute e motivo del nostro “essere umani”. L’artista affronta il tema dell’umana fragilità senza trucco o facili compromessi e non evita di farlo duramente attraverso l’uso di un altro atavico tabù sociale: il corpo nudo. Amato, odiato, da nascondere, esaltare, torturare…crocifiggere. Il corpo, nostro mondo e mondo, a sua volta, da scoprire. Un mistero che Bellucco, come un anatomo-patologo, disseziona, ingrandisce, distorce, contorce e ritrae col suo pennello-bisturi, concentrandosi sul tutto o su un particolare anatomico, come sotto una lente, in un’accattivante 'autopsia' dell’Anima..ben più pesante di quei 21 grammi che, quando muore, qualunque corpo perde.
f&c

Immagine: "Sapore di casa", 2001, olio su tela

Milano
Galleria Ca' di Fra'
Via C. Farini 2

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