Opere del pittore torinese protagonista della scena nazionale a cavallo tra gli anni '60 e '70. In mostra dipinti che ripercorrono gran parte del suo percorso artistico: 40 lavori compresi fra il 1968 e il 2003, tra cui un trittico, un dittico ed un’istallazione storica composta da 15 dipinti su garza bianca. Dalla continuita' e sovrapposizione delle opere esposte deriva il titolo della mostra
Unsegnodopolaltrounannodopolaltro
A cura di Gianfranco Rossi
Opere del pittore torinese Giorgio Griffa, protagonista della scena nazionale a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, esponendo dipinti che ripercorrono gran parte del suo prestigioso percorso artistico.
Curata da Gianfranco Rossi, l’esposizione – aperta fino 30 novembre - propone 40 lavori compresi fra il 1968 e il 2003 , tra cui un trittico, un dittico ed un’istallazione storica composta da 15 dipinti su garza bianca. Dalla continuità e sovrapposizione delle opere esposte, che ricoprono tutto l’arco creativo di Griffa a partire dagli anni ‘60, deriva il titolo della mostra: Unsegnodopolaltrounannodopolaltro.
Le tele e le garze, semplicemente ritagliate e applicate direttamente alle pareti della galleria attraverso piccoli chiodi, suggeriscono, nelle intenzioni dell’artista, quell’idea di transito, di scorrimento, di movimento che attraversa la pittura e lo spazio che la circonda.
L’opera di Griffa si compone di segni apparentemente elementari che appartengono alla mano di tutti: le linee verticali, come le aste o le macchie, apparentemente come quelle realizzate dai bambini che imparano ad occupare e gestire lo spazio. In tutto questo non troveremo mai due segni identici: l’esecuzione manuale, anche nei casi di più scarnificata primarietà , garantisce la differenza. Per Griffa non si può infatti parlare di serialità , ma, appunto, di processo, di un movimento per tracce che si spostano nella continuità e nella somiglianza: la ripetizione di un medesimo segno che diventa ritmo, ed il ritmo è uno strumento di conoscenza originario, a partire dalle semine e dai raccolti.
La tela è campita sino a definire contorni irregolari, per poi tornare a proseguire nuda: né la tela né il colore, infatti, possono spiegare alcunchè. Anzi, incontrandosi e combinandosi finiscono per rifiutare ogni significato: congiunti per svuotare ogni lettura semantica.
Il colore si muove sulla tela diventando linea, creando spazi e stabilendo ritmi. Come afferma Griffa: “Un aspetto della questione sta dunque nel ridurre la differenza tra segno e colore alle semplici conseguenze fisiche della larghezza del pennello e del modo di appoggiarlo sulla telaâ€. Un’insistenza, quindi, sulla semplicità dei gesti intesa come fonte inesauribile di riferimenti che ritroviamo spesso nelle sue opere e che costituisce una costante della sua pratica artistica e della sua riflessione teorica. Un uso sicuramente insolito del colore che suggerisce la naturalezza e la sottigliezza di un “fare†tanto tecnico quanto intellettuale.
Oggi i nuovi linguaggi artistici e gli ultimi esiti della svolta informatica danno al suo lavoro un valore e un significato unico, che ne fanno autentici incunaboli di nuove scritture, di innovative procedure segniche, di emblematiche processualità e strategie artistiche che annunciano, con sorprendente lucidità , la rivoluzione tutt'oggi in atto. Per queste ragioni Giorgio Griffa è oggi unanimemente acclamato come uno dei più significativi protagonisti della scena artistica italiana del nuovo millennio.
Catalogo con intervista di Flavia Barbaro (GAM Torino)
Reggio Emilia, Galleria d’Arte 2000&NOVECENTO
Inaugurazione: sabato 30 ottobre, ore 18.00
Orari: 10 – 12,30 / 16 – 19,30 (Chiuso la mattina giovedì – Aperto domenica e festivi)
2000&NOVECENTO Galleria d’Arte
Via Emilia San Pietro, 21 – 42100 Reggio Emilia