Sonia Alvarez
Alessandro Bazan
Sandro Bracchitta
Carmelo Candiano
Giuseppe Colombo
Graziella Da Gioz
Andrea Di Marco
Fulvio Di Piazza
Franco Fasulo
Giovanni Frangi
Piero Guccione
Giovanni Iudice
Giovanni La Cognata
Giuseppe Modica
Salvatore Paolino
Franco Polizzi
Giuseppe Puglisi
Ninni Sacco
Franco Sarnari
Croce Taravella
Velasco Vitali
W. Marc Zanghi
Pietro Zuccaro
Un percorso di consapevolezza, uno sguardo rivolto alla realta' attraverso gli occhi della pittura e della figurazione a partire dall'uso borbonico dell'espressione 'di la' dal faro' per indicare le terre di Sicilia e le sue genti, come a voler indicare un altro mondo, un confine totale. Vincenzo Consolo ha ripreso questa concezione e capovolgendola ha intitolato un suo libro 'Di qua dal faro'; cosi' si e' posto dal punto di vista della Sicilia rovesciando la prospettiva e raccontando l'isola a partire dal mare che la circonda. Questa mostra diventa l'indicazione di una contraddizione, della compresenza di due termini che sussistono solamente se presi in considerazione insieme, con uguale coscienza e consapevolezza.
“…la poesia, per sua natura, dovendo ubbidire ad altre leggi che non siano quelle del tempo, dello svolgimento, della sottostruttura logica, della dimostrazione, più sinteticamente, suggestivamente, significativamente e sonoramente può dare il senso di una realtà â€.
(Vincenzo Consolo, Di qua dal faro, 1999)
Sabato 6 novembre 2004 alle ore 18.00 s’inaugurerà presso la Galleria Sessantuno (via XX Settembre, 61) la mostra collettiva “Di là dal faro†con opere di Sonia Alvarez, Alessandro Bazan, Sandro Bracchitta, Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Graziella Da Gioz, Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza, Franco Fasulo, Giovanni Frangi, Piero Guccione, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Giuseppe Modica, Salvatore Paolino, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Ninni Sacco, Franco Sarnari, Croce Taravella, Velasco Vitali, W. Marc Zanghi, Pietro Zuccaro.
Di là dal faro è l’inizio di un percorso di consapevolezza, uno sguardo rivolto alla realtà attraverso gli occhi della pittura, della figurazione. A partire dall’uso borbonico dell’espressione “di là dal faroâ€, per indicare le terre di Sicilia e le sue genti, come a voler indicare di un altro mondo, un confine totale, Vincenzo Consolo ha ripreso questa concezione e capovolgendola, ha intitolato un suo libro “Di qua dal faro†ponendosi dal punto di vista della Sicilia come dalla parte degli infedeli, rovesciando la prospettiva e raccontando l’isola partendo dal mare che la circonda, raccogliendo considerazioni, descrizioni, poesie di vite e luoghi che spostavano quel confine trasponendo la Sicilia in una dimensione privilegiata, non per esaltarla, ma per cambiare il punto di vista descrivendone miserie e gemiti, trionfi e meraviglie.
Con questa mostra “Di là dal faro†diventa l’indicazione di una contraddizione, della compresenza di due termini che sussistono solamente se presi in considerazione insieme, con uguale coscienza e consapevolezza. Non sono dunque solo i luoghi che ci interessano ma anche i processi che li costruiscono, i viaggi che li attraversano passando all’interno del simbolico, edificando quelle strutture di conoscenza che in un percorso di produzione culturale segnano il volto del territorio entro cui si assestano. Non lo Stretto di Messina, ma un confine da oltrepassare, un limen da valicare verso la consapevolezza del ruolo dell’arte, la pittura come ponte di significato, tra i due termini della contraddizione (Scilla e Cariddi) in un continuo passaggio valoriale. La consapevolezza dell’opposizione inizia con la mostra “Di là dal faro†come contributo per un processo culturale che vuole affermare bisogni come quello d’identità , nuovi confini basati unicamente sul significato, nuovi contenuti culturali.
Non c’è campanilismo perché non ci sono più luoghi, ora c’è soltanto il bisogno di ricostruire i territori in cui sostare, entro cui viaggiare, spazi di senso e di memoria ma anche e soprattutto spazi di condivisioni, di significati riconoscibili, territori entro cui produrre contenuti. C’è tensione e silenzio, contraddizione e sosta, e dentro queste soste condivise c’è aggregazione, nuove forme d’incontro.
Il linguaggio culturale è capace di trovare delle soste immediatamente riconoscibili e condivisibili, territori di frescura e conforto, nuovi sensi, diverse strade, senza alcuna meta se non il viaggio e la sosta stessa. La poesia ritrova la consapevolezza dei termini di riconoscimento del simbolico, il rinnovamento del linguaggio, un nuovo accesso al territorio, alla sua produttività più alta quella culturale e immateriale.
Il mancato riconoscimento della forza che la cultura ha per l’affermazione dei valori di un territorio e per il suo sviluppo più autentico, peculiare, porta a delle mancanze forti, dannose.
Gli artisti coinvolti mostreranno il loro sguardo, coinvolgeranno quello dei visitatori, a partire dalla condivisione di una “vista†nuova, e comincerà un nuovo viaggio fra le pieghe della cultura.
Cristina Alaimo
Immagine: Giovanni La Cognata, Palermo, 2004 ost 80x130
La mostra resterà aperta dal 6 novembre al 18 dicembre 2004
e sarà visitabile dal martedì al sabato ore 10.00-13.00 e 17.00-20.00
GALLERIA 61
via XX Settembre 61, Palermo