Paola Binante
Manuel Dall'Erba
Andrea Degli Esposti
Flavio Favelli
Alice Fiorilli
Vittori Gui
Mattia Insolera
Clemens Kisselbach
Nino Migliori
Yoshie Nishikawa
Francesco Nonino
Agata Osti
Elisa Pavan
Stefania Ricci
Marco Sanges
Davide Tranchina
Rassegna fotografica. Artisti: Paola Binante, Manuel Dall'Erba, Andrea Degli Esposti, Flavio Favelli, Alice Fiorilli, Vittori Gui, Mattia Insolera, Clemens Kisselbach, Nino Migliori, Yoshie Nishikawa, Francesco Nonino, Agata Osti, Elisa Pavan, Stefania Ricci, Marco Sanges, Davide Tranchina. A cura di: Daniela Facchinato.
Mostra fotografica
Rassegna dei fotografi di Daniela Facchinato Image Gallery
" Il mondo è quello che è"*
La fotografia non è solo quello che è: un pezzo di carta emulsionata su cui la
luce ha lasciato delle tracce. E' archivio della memoria, ready made,
significante di ogni significato, dislocamento della percezione, feticcio,
creazione di mondi, realtà artificiale che si sovrappone alla realtà reale. E'
proprio su questo fronte, di indagine della complessità del mezzo fotografico,
che si schierano gli artisti che Daniela Facchinato Image Gallery ha presentato
al pubblico in questi anni e che ora ripropone, ospite Metropolis Photogallery,
negli esiti più significativi. La collettiva, "CANTIERE D.F.I.G. ", rappresenta
una panoramica degli artisti che per cinque anni hanno lavorato intorno a quella
sorta di officina della fotografia bolognese che era lo spazio di via Zanardi
31, che ha visto crescere ed affermarsi molti giovani autori.
*Ludwig Wittgenstein, "Tractatus logico-philosophicus"1922
ARTISTI :
Paola Binante, "Paralipòmeni" 2002/2004
Ritratti di oggetti, evanescenti insegne della nostra esistenza immersa in una
dimensione di artificialità . Ed è la plastica che indossiamo, col cui tramite
comunichiamo, e con cui mangiamo e giochiamo. Alle eteree luci delle
"Plastiche", si oppone la corposa materia dei "Legni", ormai scomparsa, negativa
e priva di luminosità . Oggetti omessi, tralasciati che ricordano il legame delle
loro origini: la terra. Sospesi nel nulla, bloccati nel tempo dove l'unica forza
è il loro passato denunciato o celebrato.
Mirella Bentivoglio
Manuel Dall'Erba "Periferie", 2001
Ripete e clona spazi assoluti della metropoli senza luogo. In ogni volume si
sente una stessa volontà di non dare nessun giudizio morale, ..di ergersi a
giudice della vivibilità di questi spazi, tutto si sposta dichiaratamente e
provocatoriamente sul piano formale. Nessuna presunzione di dire cosa è
definitivamente la metropoli.solo l'ironica volontà di spostare gli edifici da
una dimensione di contenitori (dalle persone ai presunti valori
sociologico-morali) a una dimensione ironica, leggera alla Calvino di "Lezioni
Americane".
Viviana Gravano
Andrea Degli Esposti,"Finestre" 2004
Le finestre sono aperture nelle pareti che consentono di porre in contatto
l'interno con l'esterno, che non ci sarebbe altrimenti consentito vedere. In
questi lavori indico un possibile rapporto di continuità tra ciò che si trova al
di qua ed al di là di un muro, metaforico o reale, aggirando, tramite
un'operazione volutamente visibile, l'impossibilità della visione umana, come di
quella fotografica, di fondere in un'unica immagine la leggibilità di due
distinti ma contemporanei momenti dell'essere.
Anna Rosa Faina Gavazzi "Tre al cubo", 2004
Si tratta del ritratto psicologico della Galimberti vista come lei stessa si
presenta lasciando indovinare solo la parte di sé purchè esposta alla luce. La
ricomposizione dei tre dettagli consente una visione globale, ovviamente
illusoria. Solo chi scruta con attenzione indovina.
Philippe Daverio
Flavio Favelli "Con interpretazioni inadeguate della realtà ", 2000
I luoghi di Favelli sono come sacri recinti della memoria, musei testamentari in
cui il tempo è scandito dai ricordi sottratti all'oblio.Questi luoghi sono
evocati e definiti dalla presenza di oggetti, persone, ambienti che presentano,
più che rappresentare, oggetti, persone, ambienti trapassati e abbandonati alle
proprie spalle, là dove ciò che è non è più. Presentandosi come spoglie di un
disastro, questi oggetti celebrano ad un tempo l'assenza del proprio mondo, di
cui sopportano il peso, e la presenza di un nuovo tempo, del quale marcano il
limite.
Sergio Risaliti
Alice Fiorilli "Foto di famiglia", 1999
All'interno di un percorso reportagistico vengono isolati dettagli di manichini
in modo tale da riprodurre una sorta di unità familiare riflessa e ricomposta in
un simulacro. L'occhio freddo e disincantato ricalca modelli e stili di vita e
una specie di indagine antropologica trasversale. Mentre le diversità e le
differenze assumono un sembiante quasi intercambiabile e le identità fittizie
riscrivono ed elevano a potenza quelle reali e legittimate dalla consuetudine.
Roberto Daolio
Vittori Gui "Feahters", 2000
Non vuole raccontare, divertire o scioccare. Le sue fotografie, dalla severa
eleganza compositiva, non sono nemmeno esercizi di stile, ma scavano
nell'essenza più riposta della realtà per denunciare la sua natura illusoria e
l'inadeguatezza dei nostri sensi.
Licia Spagnesi
Mattia Insolera "Havana 2002","Ziann 2003" "Viet-nam 2004"
C'è una frase di Proust che mi piace spesso citare: "Il vero viaggio di scoperta
non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi" e nel caso del
lavoro di Mattia Insolera questa citazione è più che mai vera. Egli si nutre
della propria indomita curiosità e di una notevole capacità di sintesi per
creare atmosfere fatte di sensazioni, non di informazioni. La tecnica con cui
doma il colore ai suoi scopi, allineandolo con il suo animo, conferisce al
risultato una personalità riconoscibile e una dichiarazione di intenti ben
precisa.
Enrica Viganò
Clemens Kisselbach " Capitol theatre Köln" 2001
Il lavoro di Kisselbach non nasce per fare l'elogio di un passato che non
tornerà più, nasce dalla voglia di raccontare l'evoluzione di un luogo che ha
rappresentato ed è stato nell'immaginario collettivo la fabbrica dei sogni e
della modernità . Nasce dalla consapevolezza che i luoghi e la loro forma fanno
parte della nostra vita e ne orientano il gusto.
Walter Veltroni
Nino Migliori "Fiera di Milano" 1954
Migliori respinge l'idea stessa di una foto formalista, di una foto
estetizzante, di una foto da contemplare; per lui la foto è sempre, e resta
sempre, uno strumento, un mezzo per analizzare la realtà secondo una prospettiva
certo molto particolare, ma comunque è la realtà quella con la quale ci si deve
confrontare, non la contemplazione del bello, di un paesaggio o delle figure.
Dentro queste fotografie carica una consapevolezza della realtà , una esigenza di
documentazione, una volontà civile di analisi dei fatti e delle persone che non
è mai formalismo.
Arturo Carlo Quintavalle
Yoshie Nishikawa, "Rossana" 1997, "Effimero" 1997
Il rosso magnetico e magmatico della serie La mia rossa sembra solidificarsi e
rapprendersi sui petali indefinibili delle rose. Naturale e artificiale si
fondono e si annullano nella sola affermazione possibile( di steiniana memoria):
"a rose is a rose, is a rose.."
Roberto Daolio
Francesco Nonino, " Atmosfere"2001
L'artista stabilisce un legame tra cielo e terra, aggiungendo una inquietante e
vertiginosa dimensione cosmica alle sue fotografie e rivelando una sottile
relazione tra i due paesaggi, come se i rilievi influissero sulle nuvole,
generando forme complementari. Si svela così un ordine naturale che viene quasi
spontaneo chiamare soprannaturale, in quanto il volume di queste nuvole
tempestose sembra piuttosto condizionato da eventi terreni, e viceversa.
Charles-Henri Favrod
Agata Osti "Sospensioni"2000
Pontili sul lago Trasimeno. Prima e dopo, qualcosa è accaduto o deve
succedere.L'artista sembra avere la serenità di chi vede tutto e tutti senza
spostarsi, salvo tremare impercettibilmente nel corpo o nel pensiero.Il suo
sguardo non si limita ad assorbire e raccontare spiriti; pretende di farlo con
estremo rigore di armonia compositiva e di qualità dell'immagine. Ne
scaturiscono figure di compunto equilibrio ed una leggerezza pur capace di
forza, che rimanda alla scultura di Fausto Melotti.
Giulio Volpe
Elisa Pavan,"Il giardino delle delizie" 2004
Chi, nell'intimo di certe angosce, in fondo a taluni sogni non ha conosciuto la
morte con sensazione dirompente e meravigliosa impossibile da confondersi con
altro nella dimensione dello spirito?. E' il corpo stesso che, giunto al limite
estremo dell'abbandono delle forze, deve comunque spingersi più lontano. E' una
specie di ventosa posta sull'anima, la cui asprezza scorre come un vetriolo fino
agli ultimi confini del sensibile.
Antonin Artaud da : L'anima e la morte.
Stefania Ricci, "Insieme naturale" 2004 Rayografie a contatto
Le mie opere si ispirano al sentimento per il Naturale, che ritengo essere
fondamentale, non solo nelle arti figurative. La Natura trasmette messaggi che
investono la nostra percezione con suggestioni magiche, che si fissano sulla
carta sensibile come tracce semplici e misteriose. ( Stefania Ricci è
recentemente entrata a far parte dei 100 migliori artisti italiani degli ultimi
40 anni).
Marco Sanges, "Omaggio a Egon Schiele" 2002
L'autore costruisce piccole fiction, di taglio cinematografico, ambientate in
luoghi evocativi e aree dismesse, che giocano microstorie frammentarie. Non c'è
evento da sviluppare, la sceneggiatura non richiede consequenzialità , non si
inizia e non c'è un happy end, semplicemente perché non c'è storia nel senso
sequenziale del termine. Sembra di aver raccolto quelle piccole porzioni di
pellicola con pochi fotogrammi che si trovavano ai piedi del montatore quando
ancora si montava in moviola.
Viviana Gravano
Davide Tranchina, " Artificiale" 2000
Il mio lavoro ruota intorno all'universo delle rappresentazioni. Non mi
interessa la fotografia della realtà , ma una fotografia all'interno della quale
ci sia anche una rappresentazione del reale. Semplificando, una fotografia
dentro la fotografia. Nel mio modo di vedere e di fotografare, le cose si
mescolano: la realtà e la rappresentazione del reale vivono sullo stesso piano.
Da una intervista di Antonio Ria
Inaugurazione: Ore 18,30
A cura di: Daniela Facchinato
Metropolis Photogallery
Viale Pietramellara 3/a, Bologna