Spirito analitico e rigoroso, l'artista e' noto per una serie di impegnativi progetti nati dall'esigenza di interrogare il contesto in cui si trova a lavorare fino a farne emergere aspetti contraddittori, normalmente trascurati o rimossi. Le sue installazioni combinano elementi di carattere architettonico o teatrale e inglobano materiali di vario genere tra i quali fotografie, lightbox e testi. Il suo progetto per questa mostra prevede la ricostruzione della cella di Antonio Gramsci piu' una serie di lightbox con fotografie scattate a Roma e costituisce un invito a recuperare i legami e i valori del sociale che l'opera di Gramsci sottende e rappresenta.
La galleria Lia Rumma presenta al pubblico, nel proprio spazio milanese, la prima mostra italiana dell'artista cileno Alfredo Jaar.
Nato nel 1956 a Santiago del Cile, formatosi come architetto e regista fotografico, trasferitosi a New York nel 1982, Jaar non ha mai temuto di affrontare, con la propria opera, questioni tra le più cruciali, urgenti e drammatiche dell'attualità .
Spirito analitico e rigoroso, l'artista è infatti noto per una serie di impegnativi progetti nati dall'esigenza di interrogare il contesto in cui si trova a lavorare fino a farne emergere aspetti contraddittori, normalmente trascurati o rimossi.
L'esito di questi progetti consiste in installazioni la cui efficacia comunicativa è affidata alla combinazione di componenti diverse: elementi di carattere architettonico o teatrale inglobano materiali di vario genere tra i quali, con frequenza, fotografie, lightbox e testi. Jaar ha inoltre utilizzato in molte opere la luce, intesa come elemento di forte impatto e di alto valore simbolico.
Un aspetto importante delle sue attività è rappresentato da installazioni pubbliche.
Tra i progetti più noti l'Inchiesta sulla Felicità del 1977 riguardante il Cile di Pinochet, Rushes riguardante i cercatori d'oro dell'Amazzonia, The Rwanda Project (The eyes of Gutete Emerita) sul genocidio avvenuto in Ruanda, Lights of the City realizzato a Montreal e teso a sottolineare il divario sociale e l'indifferenza esistenti tra persone che pure condividono un medesimo spazio urbano; e Lament of the Images, il lavoro riguardante la questione della comunicazione mediatica nell'era globale presentato con successo a Documenta 11 di Kassel. Recentemente Jaar ha realizzato una serie di spazi per l'arte, per lo più effimeri, come volti a sottolineare la carenza di arte nella nostra vita quotidiana e ribadirne la necessità .
In occasione di questa prima mostra italiana Jaar approccia la figura di Antonio Gramsci, uno degli intellettuali e pensatori politici la cui eredità ha più profondamente innervato la cultura del Novecento, non soltanto in Italia; gli scritti gramsciani, principalmente quelli del carcere, hanno infatti conosciuto un'ampia diffusione, tra l'altro, in Sud America.
Il suo progetto prevede la ricostruzione della cella di Antonio Gramsci e una serie di lightbox con fotografie scattate a Roma. Tutte le fotografie rappresentano situazioni di scissione. In modo meno metaforico e più diretto anche la cella fa riferimento a una situazione di profonda separazione e di allontanamento. Opposte pareti specchianti riflettono all'infinito le sbarre dando l'impressione di un loro moltiplicarsi e proliferare. Le inferriate delle finestre della galleria retrostanti la cella contribuiscono ulteriormente a questa impressione.
Jaar crede in una correlazione tra etica ed estetica e in un ruolo attivo e socialmente responsabile dell'artista, la sua installazione costituisce un invito a recuperare i legami e i valori del sociale che l'opera di Gramsci sottende e rappresenta.
Inaugurazione Giovedì 9 dicembre 2004, ore 19.00
Galleria Lia Rumma Milano, Via Solferino, 44
Orario galleria: dal martedì al sabato, dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00