Nessun effetto speciale, nel lavoro di Donato Amstutz, bensì un'implicito, sommesso elogio di qualità oggi poco riconosciute: la lentezza, la pazienza. L'artista mutua le sue immagini dall'ambiente quotidiano. Crea abbinamenti con altre immagini, le sottopone ad interventi di contaminazione apparentemente incongrui secondo la logica dello scarto minimo ma decisivo.
Nessun effetto speciale, nel lavoro di Donato Amstutz, bensì un'implicito,
sommesso elogio di qualità oggi poco riconosciute: la lentezza, la pazienza.
L'artista mutua le sue immagini dall'ambiente quotidiano. Crea abbinamenti con
altre immagini, le sottopone ad interventi di contaminazione apparentemente
incongrui secondo la logica dello scarto minimo ma decisivo.
Molta parte del suo lavoro è basata sulla pratica manuale del ricamo.
Amstutz s'impegna a lungo e meticolosamente nella produzione dei suoi oggetti,
attento ad assegnare ad ogni opera autonomia formale (ricalca scritte ed
elementi grafici di scatole di farmaci, psicofarmaci, o di oggetti di largo
consumo attraverso un tradizionalissimo punto croce
recuperandoli, da un lato, ad una nuova artigianalità , e addizionandoli di una
qualità tattile e rassicurante, ma percepibile solo ad una visione ravvicinata
ed attenta. Allo stesso modo interviene su un materasso, sulla cui intera
superficie ricama un'immagine fotografica in tutti i suoi dettagli: inaudita
impresa che richiede mesi di paziente impegno. Oppure ricama su immagini comuni
dei modesti disegnini illustrativi al tratto, tipo storyboard, copiati dalla
propria personale collezione di opuscoli, libretti d'istruzioni e manuali a buon
mercato. Su uno scheletro in cartoncino a grandezza naturale le cui ossa sono state
rivestite, uno per uno di tela bianca introduce una piccola variante: sulla tela
che ricopre lo scheletro, in tre punti diversi, ricama tre piccole, sconcertanti
mosche in scala poco più che reale).
Introducendo, in ogni sua opera, varianti destinate a complicare la percezione
lineare della realtà , Amstutz sembra alludere al gran numero di possibilità che
restano inesplorate. Suggerisce, attraverso lo sfasamento prodotto dalla
sovrapposizione di contorni diversi, la necessità di
ridefinire continuamente il senso delle cose.
Con il suo lavoro, "inutile" e puntiglioso, afferma la volontà di riappropriarsi
della realtà tramite l'esperienza soggettiva, di opporsi, tramite una pratica
manuale lenta, alla frenesia, all'accavallarsi di notizie, alla tirannica
urgenza di novità che favorisce lo svuotamento di
senso e l'amnesia permanente.
Donato Amstutz è nato nel 1969 a Stans (CH) e vive e lavora a Roma e a Zurigo.
VERNISSAGE: 28 ottobre, ore 18
ORARIO GALLERIA: Dalle 16 alle 19,30.
Chiuso lunedì e festivi.
TESTO: Gabi Scardi
GALLERIA ESTRO Via San Prosdocimo,30
35139 PADOVA
Tel e Fax 0498 725 487