Palazzo Cecchini
Cordovado (PN)
piazza Cecchini, 27
0434 690265 FAX 0434 68091
WEB
Pope
dal 8/1/2005 al 29/1/2005

Segnalato da

La Roggia




 
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8/1/2005

Pope

Palazzo Cecchini, Cordovado (PN)

Per l'artista il dialogo con i mezzi espressivi della pittura (e scultura) e' una modalita' di lavoro dettata da una creativita' prima implosa nei sotterranei dell'inconscio poi esplosa nel reale.


comunicato stampa

Inaugurazione: domenica 9 gennaio 2005 ore 11

“Dimostreremo che la geometria può diventare sentimento” Licini, 1935
Persona di sorprendente naturalezza, schiva da esibizionismi da narciso, sa rapportarsi con sorprendente naturalezza con personaggi eterogenei, garantito da un sorriso cordiale, disincantato, ironico. Come artista appartiene a quella razza, in via di estinzione, che, compresa la propria vera vocazione, la vive in modo esclusivo tra-valicando ogni compromissione.
La sua pittura è aristocratica nella “elementarietà” geometrica che la sottolinea e nella alchimia delle combinazioni cromatiche che la distingue.
Pope, infatti, dopo aver assunto come punto di riferimento l’astrazione “classica” ha proclamato la propria indipendenza da uno schematismo rinunciatario nitidamente asettico per avviare un’indagine originale ed autonoma sulla modulazione linea-superficie-colore.
La sua produzione, in successione, è segnata da una ricerca consequenziale scandita da una costruttiva consunzione delle esperienze precedenti rivisitate con l’ostinazione propria di chi è consapevole della valenza morale intrinseca all’operare artistico.

Per Pope il dialogo con i mezzi espressivi della pittura (e scultura) è una modalità di lavoro dettata da una creatività prima implosa nei sotterranei dell’inconscio poi esplosa nel reale da una condizione dubitativa sentita come ripensamento maieutico teso all’intensità dell’essenziale.
Risultato quindi di una meditata concentrazione e di un serrato confronto con le leggi della composizione e del colore, i suoi quadri, sganciati da precisi modelli storicizzati, sono dotati di vita propria al di là dell’idea che può averli nutriti; essi scaturiscono da un’esigen­za di riduzione spinta quasi all’azzeramento e si compiono in una condizione di silenziosa attesa, di distacco critico, di conquista di suprema libertà.
Quali momenti di pura pittura si affidano ad un’organizzazione dello spazio, ad eventi di luce e di colore, autodefiniti in virtù di un ordine riflessivo e sorretti da un’idea d’arte che sfugge i formalismi manieristici e riconosce la ricercatezza formale come “bellezza” solo se è antologicamente disposta ad essere tale.
Coniugando intenzionalità espressiva e lucidità analitica, Pope, con accenti misurati, interviene sulla superficie e la anima; squarcia la densità di un colore uniforme, crea striature fitte ed ondulate, tessiture impalpabili.
Attivando la superficie, la priva di staticità ma non di compostezza; dà respiro e risonanza corporea a luce e colore che sfociano in un’unicità, fluttuano interamente alla superficie per poi aderirvi come pelle, senza scalfirne la fragranza.

Il colore a volte s’increspa generando felici variazioni, altre domina campiture definite, intaccate, nella definitezza dei contorni, da lacerti, da smagliature consumati entro un segno impercettibile o illuminati da una fuga cromatica - pudica poesia - accortamente controllata.
Rossi, blu, verdi, bianchi e neri isolati o magistralmente accostati ed indagati nelle loro valenze e “sensibilità” registrano l’affiorare di ogni apparizione, di ogni sottile sentimento; offrono un campionario umorale in continuo fermento frutto di un solitario ed intransigente scandaglio nei misteri dei colori, di un gusto, di un esercizio coltivatissimi e di una lirica razionalità.
Il tarlo dell’autocritica e dell’ironia hanno collaudato il mestiere garantendo il dominio dei mezzi e la “leggerezza della pensosità”.
In un mondo fatto di “mondi compenetrati”, di una complessità senza precedente, Pope, governato dall’assillo di una estrema semplicità dell’essere e del fare, restituisce l’arte al suo segreto e al suo silenzio filtrando le emozioni in torme sorvegliate dal senso estetico, depurate nell’eleganza astratta, stilizzate nell’armonia dialettica degli opposti, definite caparbiamente e poeticamente nel dettaglio.
Flavia Benvenuto Strumento

POPE nasce a Portogruaro (Ve) il 24 luglio 1942. Frequenta il Liceo Artistico di Roma, allievo del maestro Montanarini. Si trasferisce a Fano (PU), dove comsegue il diploma di maestro d’arte, sotto la guida dello scultore Mannucci. Si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove segue i corsi di pittura di Saetti e di Zotti.
Vive e lavora a Portogruaro (VE).

Palazzo Cecchini, Cordovado (PN)

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