Polarita' emittenti – captanti. Mostra antologica e presentazione del libro. Sono esposti 200 elaborati tra disegni, plastici, prototipi e parte della sua biblioteca. Palpacelli fu uno degli assertori piu' convinti della necessita' di legittimare l'architettura e la sua storia vicino alla musica, al cinema, al teatro, alla letteratura, alle scienze.
Polarità emittenti – captanti
Mostra antologica e presentazione del libro edito da Gangemi editore
A cura di Massimo Locci con scritti di Margherita Guccione, Guido Martini, Alessandro Pergoli Campanelli, Luigi Prestinenza Puglisi, Aldo Loris Rossi, Alessandra Muntoni, Giorgio Muratore, Amedeo Schiattarella, Lorenza Trucchi.
Nella mostra saranno esposti 200 elaborati tra disegni, plastici e prototipi e parte della sua biblioteca che è stata all’Ordine, di cui costituisce un apposito fondo.
Francesco Palpacelli (Fiuggi 1925 – Roma 1999) si laurea a Roma con Adalberto Libera, lavora fino al 1970 con Giuseppe Vaccaro. Partecipa a numerosi concorsi; si segnalano quelli per la Camera dei Deputati, per il Parlamento in Nigeria, per spazi teatrali (Alessandria, Cagliari, Belgrado, Pescara e Udine, quest’ultimo vinto nel 1974 ed in parte realizzato) e per le “ torri d’acqua†( in particolare realizza i due centri idrici alla Bufalotta e all’Eur, per i quali vince due premi In/arch e il premio europeo per le strutture in acciaio).
Tra le opere eseguite, oltre a quelle con Vaccaro, si segnalano le strutture alberghiere a Monte Livata e le residenze a Fiuggi, Frosinone e Roma.
Nell’opera di Franco Palpacelli emerge un’integrazione interdisciplinare autentica, sintesi di riferimenti colti e prosaici, caratteristica di una identità complessa che merita di essere messa a fuoco. Persona schiva per temperamento e incapace di proporsi come un caposcuola, ha preferito l’impegno per migliorare i processi costruttivi e per rendere concretamente attuativa la ricerca teorica e sperimentale, ponendo lo spazio fisico al centro della propria ricerca formale.
Grazie all’insegnamento dei suoi maestri (Libera e Vaccaro) e al rapporto con i suoi amici-colleghi (Avenali, Scialoia, Musmeci, Monti) è uno degli assertori più convinti della visione zeviana incentrata sulla necessità di legittimare l’architettura e la sua storia vicino alla musica, al cinema, al teatro, alla letteratura, alle scienze.
Nel suo studio realizza una sorta di cenacolo romano in cui si confrontano musicisti, critici, pittori, poeti di rilievo internazionale (Corneille, Pedro Cano, Strazza, Gatto, Scarpa, Pellegrin , Bradley, Trucchi, Berenice).
Con Sergio Musmeci, in particolare, condivide la passione per l’astronomia e per la botanica, cui entrambi si ispirano per la propria ideazione morfologica. Sono attratti sia dalle valenze geometrico-spaziali, sia dalla potenzialità , sperimentata in varie occasioni concorsuali e professionali, di rendere eloquente il concetto di “strutturaâ€, intesa come “capacità ordinatrice della menteâ€. Una visione di impronta sperimentale la sua, con forti fondamenti metodologici, basata su due strumenti procedurali.
I saggi del catalogo mettono in evidenza i riferimenti, le icone fondative del suo lavoro; innanzitutto il pensiero organico, che ha costituito, alla metà del secolo scorso, la tendenza architettonica più interrelata con la cultura filosofica, scientifica e artistica; ma anche e soprattutto le correnti espressive dell’arte del Novecento: il costruttivismo sovietico, l’espressionismo architettonico, lo studio della psicologia della forma, la teoria della visione di Moholy-Nagy, gli spazi abitabili di Bloc e Hausermann, le strutture primarie, l’informale, la optical-art.
Per Palpacelli le ricerche sperimentali degli anni ’60 si sono rivelate utili per il rinnovamento globale della pratica attuativa e non sterili utopie o semplicistiche fughe futuribili, come postulato dalla cultura accademica che, dalla fine degli anni ’70, per più di un decennio, è stata affascinata dalle chimere postmoderniste. Dall’analisi del suo lavoro emerge compresenza di utopia e realismo, consapevolezza di una nuova complessità nell’era del computer e dell’ecocompatibilità . Temi di stretta contemporaneità che, come noto, hanno le proprie radici nei movimenti sociali e culturali delle cosiddette neo-avanguardie del secondo dopoguerra.
Palpacelli però non radicalizza le scelte, preferisce combinazioni soft tra fascinazioni futuribili e modellazione formale, con un continuo riferimento alle esperienze del Movimento Moderno, dell’espressionismo o alla tendenza “brutalistaâ€.
Dei nuovi movimenti Palpacelli apprezza, in particolare, la carica partecipativa, la pratica ecologica, l’antimonumentalità e il linguaggio instabile. L’interesse per la polifunzionalità , la flessibilità e la fluidità spaziale, l’equivalenza struttura-forma, l’essenzialità del dettaglio costruttivo, viceversa, lo legano strettamente al linguaggio del Movimento Moderno. Nell’unità disciplinare questo dialogo tra le due avanguardie costituisce una specifica modalità di articolazione del processo e una propria declinazione linguistica che gli consente di far emergere i principi di identità e di aggregazione, ma anche di valorizzare le diversità come l’elemento positivo in un contesto di logiche plurali.
Fuori dagli schemi e dagli stereotipi le sue opere, in particolare le torri idrauliche, si rapportano per contrapposizione con il contesto, costituendo spesso un aggressivo land-mark paesaggistico. Avvicinandosi, scoprendo le composizioni dall’interno, veniamo immediatamente attratti dalla loro consistenza “primitivaâ€, intesa come adesione al linguaggio dell’essenzialità totemica e alle leggi della variazione formale e dell’aleatorietà .
Mercoledì 12 gennaio Ore 18.30
INFORMAZIONI:
Relazioni esterne Casa dell’Architettura
Paola Maugini Comunicazione
Via Dei Coronari, 45 00186 Roma Tel. 06- 68192580
Paola Maugini Comunicazione
Via Dei Coronari 45 00186 Roma Tel/Fax: 06-68192580
Allestimento di Sergio Bianchi
Casa dell’Architettura
Piazza M. Fanti, 47 00186 Roma
lunedì e venerdì dalle 09.00 alle 18.00
sabato dalle 09.00 alle 13.00