Mostra Fotografica di Ugo Locatelli. Le 23 immagini esposte, tratte dalla ricerca Areale dell'artista, muovono rimandi insoliti, conosciuti e metafisici. La realta' in cui si muove Locatelli e' in continua evoluzione. Il paesaggio e' mutevole e volubile, perche' essendo simbolico ed emblematico, il suo significato cambia a seconda del livello di percezione e consapevolezza.
Fotografie Areali di Ugo Locatelli
A cura di Monica Mantelli
Le relazioni con i segni rappresenta una delle più grandi sfide che un essere umano possa affrontare. E’ nel rapporto con gli segni, che i problemi non risolti, le difficoltà ed i conflitti che ancora esistono nell'individuo, vengono attivati e possono essere risolti. Molti si allontanano da questa lettura percettiva e si ritirano, proprio per mantenere in piedi l'illusione che la causa dei loro problemi sia nelle forme esterne e non in se stessi.
Questa mostra nasce con l’intento di provocare una reazione al segno.
Potenti immagini che muovono dentro di noi rimandi insoliti, conosciuti e metafisici. Questo è uno degli effetti di queste ventitrè immagini selezionate e proposte nell’Auditorium di Maison Musique e tratte dalla ricerca Areale di Ugo Locatelli. Esse ci portano in luoghi segreti, dentro i quali nessuno è entrato ma intorno ai quali tutti abbiamo camminato.
Entriamo in punta di piedi... Un grandangolo, un dettaglio, un particolare ci racconta tutto ciò che altrimenti non trova le parole per essere detto.
Con la luce ben dosata da fotografo osserviamo dettagli di finestre, poderose volte, ponti, tendoni, archi, effigi murali e rosoni che dirompono dal buio delle costruzioni, e firmano la giuntura tra significato e significante, tra potere della materia e sapienza della spirito.
Vi è un concetto di Essenza, di ricerca della fonte primaria delle cose in tutto questo. Un ritorno alle origini che passa attraverso il taglio “degrado†(lo sbrindellamento, la frammentazione degli oggetti) e poi il riscatto del suo significato attraverso una nuova proposta interpretativa.
L’opera d’arte di Locatelli si materializza proprio attraverso questo processo di manipolazione e tassellaggio.
Ciò che il fotografo crea è un significante nuovo, offerto da una demitizzazione, (non demistificazione) come scrive Gillo Dorfles*, dell’elemento forma – casa – macchina - etc, che, privato della sua istanza “servile†attraverso nuovi riti, crea nuovi miti. Nuovi replicanti segnici. Pregni di quel valore totemico che funge da controbattuta “familiare†all’alienante dramma del rapporto uomo – oggetto.
Oggi quando sentiamo parlare di “cibo dell’anima†pensiamo necessariamente a qualcosa di dichiaratamente spirituale. Al limite a un’ostia consacrata. Qualche volta, a un’icona.
Se però il misticismo appartiene ad un’immagine fotografica il pensiero corre subito a qualcosa che pur stando fra l’inerte e il manipolabile, offre una lettura più profana, e difficilmente “reale†rispetto al vissuto interiore di chi scatta o chi guarda l’immagine.
Eppure Locatelli ci riesce.
Usando frammenti reali, crea qualcosa di a-reale, ma non di irreale.
E’ un miracolo del fotografo, quando questi, attraverso un click, riesce a far nascere dentro di noi l’inquietante tormento di un’entità fotografica nuova eppure antichissima, formata ma non definitiva, che può essere virata, sgranata, moltiplicata, stampata, riletta in un’ottica metaforica, semiotica, ecoidale dei simboli che ci abitano da sempre.
Dell’immagine sui paesaggi geografici interiori si occupa una parte cospicua di figure professionali collegate all’arte: fotografi, grafici, art director, creativi, riuscendo però solo sporadicamente ad attirare la nostra attenzione e a porci problemi di “risonanza†tra ciò che vediamo fuori e ciò che abita dentro di noi. Quando accade – ed è questo il caso - ne sentiamo lo scossone di assestamento, perché qualcosa arriva a pungerci dentro con l’efficacia disarmante di una deduzione psicanalitica.
Che un’immagine fotografica – dunque mediatica - riesca a dare la pluralità di un luogo e di una situazione è piuttosto raro.
E’ il caso dell’opera di Ugo Locatelli, che riesce a proporre un percorso di alimentazione iconografica sulle geografia dell’anima partendo dalla “semplice†osservazione del paesaggio quotidiano.
Questo fotografo sciamano tratta l’immagine di superficie in un modo assolutamente non superficiale.
Locatelli lavora lontano, “oltre†- non tanto nei territori conosciuti degli insediamenti urbani, sovente oggetto delle sue osservazioni - quanto con la risonanza dei registri dell’emisfero destro e sinistro del cervello, dove risiedono logica e fantasia.
Proponendo un interland di associazioni d’idee che rimandano alla filosofia, alla scienza, alla psicologia, alla fisiologia e persino alla religione.
Il cibo che si raccoglie da queste sue “geografie†risuona, collega, rimanda alle poetiche, agli scollamenti, ai nodi, ai vuoti, alle esperienze private di buio o illuminazione che ognuno di noi, se ha voglia e coraggio, ha modo di sperimentare nel proprio cammino personale.
Una geografia intima. Umana. Nel vero senso della parola.
Il pensiero di Locatelli è improntato su regole matematiche che si sposano a definizioni poetiche e musicali, quelle che sono ormai diventate estranee ad altri che hanno perso l’inquieta gioia della rivisitazione dell’immagine.
Vediamo per fortuna che si fa strada una conoscenza da parte di fotografi, intesa come revisione continua delle proprie osservazioni e come verifica progressiva delle teorie dell’arte che si basano su un dato di esperienza che è in continua metamorfosi. Mutata mutandis.
Questa figura di pensiero che appartiene alla ars poetica italiana sintetizza in stile “haiku†ciò che nel Terzo millennio si traduce nel correlativo oggettivo dell’ansia artistica nei confronti dell’incarnato tecnologico: la necessità di far mutar pelle all’oggetto chiave, di cambiarne il connotato, di decontestatizzarlo, e riportarlo alla sua natura primigenia.
Locatelli si muove in questa meditata direzione, guidato da intuizioni formali notevoli che diventano espressività , che tendono all’utopia, e che non sono mai lasciate al caso. Ma sono in ogni caso belle, gradevoli a vedersi. Passa elegantemente attraverso lo sgretolamento di miti, di immagini note, di status per arrivare ad essere essenza, segno declinato a molteplici possibilità di lettura.
La creatività di Locatelli soggioga e inquieta mentre costringe la mente a un inevitabile sdoppiamento percettivo.
Mentre per lui il sezionamento è rivelazione, completezza, dialogo con la forma tridimensionale (che dall’utopia dello stadio inconscio diviene concretezza dell’attenzione mentale) la fotografia intera, la ripresa – come nel caso del video Areale - è la dimostrazione visibile che non tutto può trasformarsi in materia tangibile – seppur a-reale; lo sbrindellamento non è dunque un pensiero che attende l’esecuzione plastica, ma al contrario è un atto monologante dell’artista, uno strumento di chiarezza con se stesso, che si esprime attraverso un gesto rapido, ricco di variazioni percettive.
L'intuito mistico e colto di questo lavoro sul “luogo†e la sua “risonanza†(da qui la scelta dell’albero - diapason quale simbolo di questa mostra opportunamente presentata a Maison Musique) rivela un linguaggio visivo fatto di conoscenza segreta, dove allo studio della luce e della forma si affianca, silenzioso, quello della mistica e della simbologia archetipica.
Ma come si arriva a fare un itinerario fotografico così "estatico", così pieno di rimandi e significati profondi, senza perdervicisi dentro e farlo sembrare un delirio incoerente?
Forse con un ordine rigoroso e povero di orpelli.
Forse con la regola dell’ “ORDO AB CAOS†- costruendo immagini con il minor uso di fregi, e – nella più spoglia e meravigliosa semplicità - proponendo simmetrie apparenti, incompletezze colmate.
Insomma un linguaggio per immagini da decodificare e tradurre per tentare di leggere il messaggio della Natura che sussurra all'uomo che "sa leggere fra i particolari", a colui che ha iniziato il viaggio della trasformazione spirituale di sé, dipanandosi dal buio della dormienza a favore della luce della conoscenza.
Questo materiale fotografico offre un ponte.
Una via che passa attraverso l’antropologia e la sociologia – e qui le ricerche di Alessandro Bertirotti di sono di grande aiuto – portando la significanza laddove non poteva essere spiegata.
Locatelli ha trovato il modo di dire, senza dire. Di raccontare un'immagine di luoghi, senza farne né un trattato, né una scheda per architetti, ma semmai arrivando al seme delle cose. Lavorando sui simboli e sui segni.
Un testo si guarda, un'immagine si legge.
Il labirinto - percorso creato in “Areale – Luogo e Risonanza†appartiene a tutte le civiltà e a tutte le epoche, come nei trattati di lettura della simbologia antica. Dal mito greco ai labirinti degli indiani hopi; dai mandala Buddisti ai graffiti di Crosso. Intraprendere un viaggio dentro di noi con Locatelli significa fare un viaggio che conduce a noi stessi verso l'enigma, la non soluzione, la visione frammentata di un Universo – che per quanto cannibale, a un occhio pronto riesce ancora a dare potenti scosse verso la non dormienza.
La realtà in cui si muove Locatelli è in continua evoluzione. Il paesaggio è mutevole e volubile, perché essendo simbolico ed emblematico, la sua significanza cambia a seconda del suo e del nostro livello di percezione e consapevolezza.
Dire, raccontare emozioni con l’immagine, per metamorfizzare fenomeni visibili e fenomeni visibili, significa avere possibilità di riflettere sulla convinzione di essere comunque mossi, nella poesia e nell’arte, da fenomeni che oltrepassano le nostre forme di conoscenza comuni, per portare avanti un lavoro di ricerca sulle nostre origini.
La ricerca di Locatelli va in molti casi verso il pensiero “simbolicoâ€, (che non vuol dire scartare ciò che è razionalmente dominabile), si inserisce nella dialettica conscio-inconscio, dandoci l’alfabeto della Grande Madre da cui nasce la vita, e offrendoci una possibilità di lettura che scarta l’intransigenza e ’integralismo, la severità dell’ingorgo cosmopolita e urbano, per darci una rinnovata passione verso il “puzzleâ€, che già qualche volta assume metaforicamente carattere estremo nella quotidianità .
Ma paradossalmente, togliendoci ulteriore certezza, ci dà certezza.
Areale ci offre un filo di Arianna che - con i suoi nodi irrisolti - una proposta di lettura che segna la nostra vita e stimola la nostra anima permettendoci di diventare lettori attivi e dunque liberi.
Unica arma nuda contro la il nostro errare alla ricerca di noi stessi per riconoscersi per lottare con la Bestia, con l’illusorietà , con Matrix.
Venerdì 18 FEBBRAIO - Ore 19.30 - - INAUGURAZIONE - Auditorium
Ore 20,00 – Sala Formazione -“ Areale: Luogo e Risonanza “ - VIDEO
VIDEO AREALE: Progetto a cura di Ugo Locatelli
Contributi al Video di: Boris Battistini, Alessandro Bertirotti, Davide Galli, Marco Paltrinieri, Mauro Sargiani, Alessandro Terenziani, Maria Paola Orlandini, Nicola Crosta
Cura logistica al progetto-evento in sede Maison Musique: Paolo LucÃ
VIDEO: “Areale: Luogo e Risonanzaâ€- ovvero gli sviluppi del metodo Areale dal 1997 al 2004; e comprende nel suo percorso anche la ricognizione e il transito nell’area di Maison Musique a Rivoli (TO).
Nel videostudio la struttura variabile di otto ecografie (insiemi visuali e sonori) mette in gioco molti “presenti†possibili per ogni immagine, suono, parola, insieme, insieme di insiemi.
Il senso - inteso come orizzonte al cui interno ciascuno pone determinati significati - viene progressivamente e varia-mente costruito da chi propone e da chi percepisce.
La risonanza con questa tappa del laboratorio potrà essere “immediata†per gli osservatori-partecipatori presenti il 18 febbraio al 17 marzo a Maison Musique, e in “differita†per quelli che incontreranno successivamente il libro e i materiali audiovisivi nel sito http://www.areale.it
Areale è un approccio interdisciplinare di lettura del reale, un percorso esperienziale in continuo divenire, che tende ad allontanarci da modalità percettive e interpretative abituali. Areale è la stanza del nostro vedere e del nostro ascoltare, con porte che attraversiamo ogni giorno e finestre che si aprono sempre sul mondo. (Ugo Locatelli e Alessandro Bertirotti)
Ore 20,30 –Musicarium – Proiezione dell’opera by Richi Ferrero
Ore 21,30- Auditorium – ORCHESTRA RITMI MODERNI ARTURO PIAZZA - Concerto organizzato dall’ASL 5 in collaborazione con Coop. Lucignolo - Ingr.libero
Si ringrazia la FONDAZIONE ITALIANA PER LA FOTOGRAFIA
Maison Musique, via Rosta 23, Rivoli (TO) – U.Stampa & Arte
TUTTI I GIORNI – ESCLUSO MERCOLEDì. ORARIO: 19,30 – 24,00 - ingresso libero