Fondazione Mudima
Milano
via Tadino, 26
02 29409633 FAX 02 29401455
WEB
Braco Dimitrijevic
dal 2/3/2005 al 25/3/2005
02 29409633 FAX 02 29401455
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Braco Dimitrijevic



 
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2/3/2005

Braco Dimitrijevic

Fondazione Mudima, Milano

Dalle installazioni in mostra emerge la sua volonta' di sottolineare le differenze tra i prodotti della mente umana ed il mondo a loro circostante: ogni elemento o oggetto o teoria possiede la sua personale e irripetibile bellezza e l'unicita' del suo significato. Nel 1978 egli conio' il termine 'Culturescape' per rendere l'idea di un paesaggio intertestuale che non rimanda alle caratteristiche fisiche dell'ambiente ma va inteso dal punto di vista della stratificazione e dell'eredita' culturale


comunicato stampa

Personale

La Fondazione Mudima presenta una mostra personale dell’artista Braco Dimitrijević: nato a Sarajevo, vive a Parigi e New York. Fin dai primi anni Settanta Braco Dimitrijević ha diretto il suo lavoro verso la ricerca di un rapporto con il contesto sociale ed urbano, ottenendo il riconoscimento internazionale con la serie di lavori intitolati “Passante casuale” che consistevano in ritratti fotografici di grande formato di persone incontrate casualmente, esposti su facciate di edifici pubblici, oppure affissi in forma di manifesto su cartelloni stradali o sul retro di autobus.

Ad essi seguì la serie “Triptycos Post Historicus”, dove capolavori di pittura presi in prestito da musei venivano messi in relazione con oggetti quotidiani. Attraverso la “giustapposizione d’estetiche pronte” (opere d’arte dei grandi maestri, oggetti comuni e prodotti della natura) Dimitrijević stravolgeva l’abituale gerarchia di valori creando una sintesi armonica tra elementi di solito separati.

Partendo da tali premesse l’artista ha cominciato da una parte a picconare i falsi miti della storia culturale e della politica internazionale, dall’altra si è scagliato contro l’indifferenza esercitata verso le menti realmente geniali e le loro dirompenti e talvolta eversive innovazioni.

Anche le opere in mostra si riallacciano a questo doppio versante, come nell’installazione “The Edge of Convention” del 1994 in cui i ritratti fotografici di alcuni intellettuali ed artisti sono disposti a terra lungo un muro bianco. Un vetro rotto, sostenuto da un paio di scarpe e distanziato dalla parete tramite un uovo è collocato davanti ad ogni ritratto, a significare l’insensibilità degli uomini (il profilo irregolare del vetro), la difficoltà incontrata dai personaggi ritratti nel portare avanti le proprie idee (le scarpe e il muro bianco).

“Finnish Rapsody with a touch of Suprematism” del 2000, al piano terra della fondazione, consiste invece in una catasta di ceppi di betulla su cui è posizionato un pianoforte a grancoda. Questa installazione venne realizzata in omaggio a Maria Uliksen, che fu prima direttrice del museo Taide in Finlandia, attiva mecenate e grande promotrice di eventi artistici. L’accostamento tra il pianoforte e i ceppi ha lo scopo di rappresentare due concezioni frammentarie del mondo, quella della natura e quella della cultura, con la loro capacità dialettica e la loro contrapposizione.

Da queste installazioni che compongono insieme ad altre il percorso della mostra emerge la volontà di Braco Dimitrijević di sottolineare le differenze tra i prodotti della mente umana ed il mondo a loro circostante: ogni elemento o oggetto o teoria possiede nella visione dell’artista la sua personale e irripetibile bellezza, a cui va aggiunta poi l’unicità del suo significato. Nel 1978 egli coniò appunto il termine “Culturescape” per rendere l’idea di un paesaggio intertestuale che non rimanda alle caratteristiche fisiche dell’ambiente che ci circonda ma va inteso dal punto di vista della stratificazione e dell’eredità culturale che si è sedimentata dal Neolitico ad oggi e che rischia spesso di venire negata o dimenticata nella vita quotidiana. Come ha sottolineato Achille Bonito Oliva “Braco Dimitrievijć con rigore cartesiano ed ironia slava ha individuato immediatamente il problema della cultura di massa, sempre più sottoposta alla metastasi di un kitsch inarrestabile che trasforma ogni complessità storica in fatto schematico”.

Inaugurazione: giovedi 3 marzo h.19.00

Fondazione Mudima
via Tadino 26
Milano
Orario: lunedì-venerdì dalle 15,30 alle 19,30

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