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Interessi Zero!
dal 10/3/2005 al 29/5/2005
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Ufficio Stampa Galleria Civica Trento




 
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10/3/2005

Interessi Zero!

Fondazione Galleria Civica - Centro di Ricerca sulla Contemporaneita', Trento

Strategie artistiche per una economia in crisi. La mostra parte dalla presa in esame di lavori storici di artisti quali Marcel Duchamp, Yves Klein, Joseph Beuys, Pinot Gallizio, Marcel Broodthaers, Mark Lombardi fino a giungere alla produzione artistica degli ultimi anni. Dall'arte che rifiuta gli schemi e i modelli tipici della logica domanda-offerta fino alle speculazioni sull'arte come valore e forma di investimento: alla luce di queste posizioni si apre una riflessione anche sul ruolo dell'artista.


comunicato stampa

Strategie artistiche per una economia in crisi

In questa fase storica – in cui stanno emergendo contraddizioni interne al sistema economico globale che sembrano essere più strutturali che occasionali – l’arte può suggerire riflessioni e pratiche innovative rispetto alle logiche economiche dominanti.
Questi i presupposti da cui parte la mostra Interessi Zero! Strategie artistiche per un’economia in crisi, a cura dell'economista Pier Luigi Sacco e dello storico dell'arte Marco Senaldi, che inaugurerà il prossimo 11 marzo 2005 presso la sede della Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento.

In modo più o meno dichiaratamente critico, l'arte dei nostri giorni prende in esame, infatti, lo status quo della situazione economica mondiale, sviscerandone l'ordinamento e individuandone i punti critici. Alcuni artisti internazionali si sono concentrati su questi elementi, arrivando a mettere in luce meccanismi latenti e strategie che strutturano oggi il sistema di scambio della “nostra” società globale. Ad artisti più attenti ad un approccio descrittivo la mostra affianca, inoltre, le posizioni di altri decisamente più critici, in modo da creare inattese interferenze tra chi oggi gioca al gioco del mercato e chi lo stravolge e inventa nuove forme di economia.
La mostra parte dalla presa in esame di lavori storici di artisti quali Marcel Duchamp, Yves Klein, Joseph Beuys, Pinot Gallizio, Marcel Broodthaers, e Mark Lombardi, e prosegue il suo percorso fino a giungere alla produzione artistica degli ultimi anni. Opere storiche accanto a lavori ideati specificatamente per questa esposizione creano un itinerario complesso - ospitato oltre che nella sede della Galleria anche presso la Facoltà di Economia (che collabora attivamente al progetto) – a dimostrazione delle concrete correlazioni e interferenze tra due settori che si influenzano reciprocamente. Dall'arte, intesa “allo stato puro”, che rifiuta cioè gli schemi e i modelli tipici della logica domanda-offerta, all'arte come strumento di resistenza o rivoluzione rispetto ai sistemi di produzione capitalistica, fino alle speculazioni sull'arte come valore e forma di investimento: alla luce di queste diverse posizioni si apre una riflessione anche sul ruolo dell'artista, che acquista oggi una nuova dimensione.

A latere della mostra, avrà luogo una serie di incontri tematici, realizzati in collaborazione con la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trento e l’Ordine dei Dottori Commercialisti della Provincia di Trento e la TSM, in cui gli interrogativi aperti dall'esposizione saranno dibattuti da economisti, filosofi, artisti, critici dell'arte, sociologi ed antropologi. Ad un approfondimento critico della mostra, sarà dedicato il numero 12 di “Work. Art in progress” rivista della Galleria Civica, che conterrà, oltre al testo di presentazione dei curatori dell'esposizione, immagini e schede critiche relative alle opere degli artisti coinvolti nel progetto.

Strategie artistiche per una economia in tempo di crisi
di Marco Senaldi
Nell’opinione comune le sfere dell’economia e quella dell’arte appaiono nettamente distinte. Chi svolge professioni creative, chi si impegna a generare opere destinate ad essere contemplate disinteressatamente, non può, si pensa, essere distratto da preoccupazioni economiche. Viceversa, chi ha l’onere della gestione economica di un’impresa o di una attività, non può certo permettersi di “perdere tempo” dietro ai sogni e alle pretese dell’arte.

Forse però questo ragionamento nasconde più di quanto la sua ferma posizione non lasci trasparire. Ciò che infatti dà per scontato è appunto il fatto che stiamo parlando di due cose ben diverse e agevolmente distinguibili. Ma è ancora così? Prendiamo ad esempio una importante variabile economica come il prezzo. Come è noto esso rappresenta il valore monetario delle cose misurato in base a quanto i compratori sono disposti a offrire per averle, ed è quindi determinato dalla domanda e dall’offerta. Tuttavia, anche se solo ci guardiamo in giro, vediamo come praticamente qualunque prodotto all’interno del mercato iperconsumista che ci circonda detiene un prezzo che a volte pare veramente stabilito “ad arte”. Perché, ad esempio, il prezzo della maggior parte dei prodotti di consumo non è mai tondo, ma è sempre del genere 9,99? Come è possibile che un passaggio aereo dall’Italia verso una capitale europea, che fino a non molto tempo fa aveva un costo non elevatissimo ma nemmeno irrisorio, oggi possa valere pochi euro o addirittura pochi centesimi? O, più seriamente, come è possibile che l’entrata in vigore della moneta unica, che sulla carta doveva rappresentare un notevole passo in avanti verso una benefica integrazione economica europea, si sia rivelata una formidabile fiasco, generando una imprevista contrazione dei consumi e una anarchia radicale dei prezzi? E’ evidente che la variabile-prezzo non risponde più solo ai rigidi criteri stabiliti dall’economia classica.

C’è qualcosa nell’economia che va oltre l’economia stessa. E di questo gli studiosi più intelligenti si sono accorti per tempo, tentando di descrivere il fenomeno in modi diversi: alcuni hanno parlato di capitalismo culturale, altri di economia dell’attenzione, altri di capitalismo di finzione, altri ancora di feeling economy; tutti neologismi che tendono a rimettere in discussione i fondamenti stessi della disciplina introducendo parametri provenienti da altri campi.
Dal canto suo l’arte ha molti punti di contatto con il campo economico. Innanzitutto perché anch’essa crea dei beni, che, qualora vengano comprati e venduti, sono potenzialmente in grado di generare profitto. Ma in un senso più sottile perché l’arte, e in particolare quella contemporanea, implica sempre una attenta riflessione su se stessa, su ciò che è e su ciò che fa. L’arte e gli artisti non hanno dunque potuto esimersi dal riflettere a lungo sulla natura del loro coinvolgimento economico. Gli esempi di Duchamp, che aveva organizzato una Società per lo sfruttamento della Roulette di Montecarlo, di cui aveva anche messo in vendita le obbligazioni – o di Yves Klein, che aveva cercato di dare un “valore” anche di scambio alle sue “zone di sensibilità immateriale”, sono decisivi in questo senso. La difficile posizione di Marcel Broodthaers, che era contrario alla mercificazione delle proprie opere, ma aveva la necessità di sostentarsi con la loro vendita, è a tal proposito esemplare; egli infatti accettò (negli anni ‘70) di fare da testimonial per un produttore di camice – chiedendo però che nella pagina pubblicitaria fosse inserita una scritta “artistica” che diceva: “Cosa dobbiamo pensare dei rapporti che legano l’arte, la pubblicità e il commercio?” Firmato M.B., il Direttore. Benché questa semplice postilla non spieghi letteralmente nulla, essa indica che il latente disagio, che ci coglie quando tocchiamo i temi dell’economia e dell’arte insieme, è stato formalizzato in un interrogativo palese che viene rivendicato dalla firma stessa dell’artista. Se Broodthaers non avesse preteso questa scritta, la sua sarebbe stata nient’altro una tipica prestazione del “capitalismo culturale” in cui una vedette della cultura “disinteressata” presta la propria “aura” al sistema del profitto (dietro lauto compenso). In tal modo invece, anche se la prestazione pubblicitaria resta, l’elemento culturale agisce specificamente, ingenerando un supplemento di domanda che altrimenti sarebbe rimasta inespressa.

Così, ritornando ai rapporti fra arte ed economia, possiamo dunque dire che, anziché insistere sulle differenze che separano i due ambiti, è assai più proficuo osservare come ciascuna sfera, considerata singolarmente, contiene al proprio interno degli elementi che la differenziano da se stessa (i criteri non-economici nell’economia, gli elementi mercantili dell’arte...).
Così: da un lato il pensiero economico sta arrivando coraggiosamente a mettere in discussione i propri stessi capisaldi disciplinari (ed è questo uno dei fattori che motivano la presenza di un economista nelle vesti di curatore di una mostra d’arte); dall’altro lato, il merito specifico dell’arte e degli artisti contemporanei risiede proprio nella capacità di simbolizzare le domande che tutte queste contraddizioni fanno insorgere, piuttosto che in quella di confezionare frettolose risposte, magari rassicuranti, ma certamente inutili.

Artisti:
0100101110101101.org, Carlos Amorales, Michael Blum, Marcel Broodthaers, Christoph Büchel, Joseph Beuys, Cai Guo-Qiang, Claude Closky, Minerva Cuevas, Neil Cummings & Marysia Lewandowska, Marcel Duchamp, Maria Eichhorn, Pinot Gallizio, Rainer Ganahl, Marianne Heier, Fabrice Hybert, Yves Klein, Christian Jankowski, Norma Jeane, Matthieu Laurette, Mark Lombardi, Anìbal Lopez, Cildo Meireles, Antoni Muntadas, Takashi Murakami, Orgacom, Cesare Pietroiusti, Michael Rakowitz, Santiago Sierra, Superflex, Pascale Marthine Tayou, Marco Vaglieri e Filippo Petrolani, Carlo Zanni. (sono possibili variazioni)

Pier Luigi Sacco
Pier Luigi Sacco insegna Economia dell'arte presso l'Università IUAV di Venezia, dove dirige il Dipartimento delle Arti e del Disegno Industriale ed è Pro-Rettore alla comunicazione e alle attività editoriali. Collabora con molte istituzioni pubbliche e private nel campo delle arti visive e la sua ricerca si concentra sull'analisi economica del sistema dell'arte e sui fenomeni di contaminazione tra produzione artistica ed economica.

Marco Senaldi
Marco Senaldi, critico e teorico d’arte contemporanea, insegna Cinema e Arti Visive all’Università Statale di Milano Bicocca. Ha curato mostre come Cover Theory - L’arte contemporanea come reinterpretazione, Officina della Luce, Piacenza (2003, catalogo Scheiwiller), e Suburbia - Periferie nel territorio nella mente nella comunicazione (con M. Paderni), Musei Civici di Reggio Emilia (2004). Ha tradotto e curato testi di G. Deleuze (Spinoza. Filosofia Pratica, Guerini, 1991) e S. Žižek (Il Grande Altro, Feltrinelli, 1999; L’epidemia dell’immaginario, Meltemi, 2004); ha pubblicato fra l’altro Enjoy! Il godimento estetico, Meltemi, 2003, e Van Gogh a Hollywood. La leggenda cinematografica dell’artista, Meltemi, 2004. Collabora con Flash Art, il manifesto, Exibart Onpaper. Ha ideato e dirige (con S. Pedrazzini) la rivista di arte design comunicazione packaging Impackt – Contenitori e contenuti.

In occasione dell’inaugurazione avrà luogo una lettura a tema di Marco Vaglieri e Filippo Pretolani , a cui segue una performance di Carlos Amorales che si esibirà con il suo gruppo musicale (e suo ultimo progetto artistico) Nuevos Ricos.

A cura di Pier Luigi Sacco e Marco Senaldi

Inaugurazione: 11 marzo 2005, ore 18.30

Visite Guidate su prenotazione
per gruppi min. 10 persone

In collaborazione con
Università degli Studi di Trento, Facoltà di Economia
Ordine dei Dottori Commercialisti della Provincia di Trento
TSM, Trento School of Management

Le immagini ad alta risoluzione delle opere in mostra sono scaricabili dal sito della Galleria
www.workartonline.net
nell’area dedicata all’ufficio stampa.

Comunicazione e Ufficio Stampa
Galleria Civica Trento
Barbara Gambino
Sabrina Michielli
Tel. 0461 986138

Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento
Via Belenzani 46, Trento
Orario: h. 10.00 -18.00.
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