Performance di Giovanni Morbin. Il 18 marzo 1965 l'USSR lancio' la navicella spaziale Voskhod2. A bordo, il Colonnello Pavel Belyayev e il Sottotenente Colonnello Aleksey Leonov. Nel 40° anniversario dell'impresa, l'artista la ricorda con una performance: per una settimana rimarra' con la mano sinistra inglobata in un mappamondo di gesso, 'orbitando' forzatamente intorno a una replica della Terra.
Performance di Giovanni Morbin
Il 18 marzo 1965, dalla stazione di lancio Baikonur, l’USSR lanciò la navicella spaziale Voskhod 2. A bordo, il Colonnello Pavel Belyayev e il Sottotenente Colonnello Aleksey Leonov. Quest’ultimo, lo stesso giorno del lancio, fu il primo uomo a svolgere un’attività extraveicolare nello spazio. Il cosmonauta Leonov passeggiò nel vuoto per circa 12 minuti per poi rientrare, non senza difficoltà , nell'abitacolo. Della sua performance non esistono foto originali perché la camera si staccò dalla navicella e andò perduta. Le uniche foto che ritraggono la prima passeggiata nello spazio furono rubate allo schermo televisivo.
Nel 40° anniversario dell’impresa , Giovanni Morbin la ricorda con una performance.
Per una settimana rimarrà con la mano sinistra inglobata in un mappamondo di gesso, “orbitando†forzatamente intorno a questa replica della Terra. Le sue attività ordinarie (vestirsi, mangiare, lavarsi, ecc.) saranno rese difficili o impossibili da questa nuova condizione, come lo sono per un astronauta in assenza di gravità . Fotografi non professionisti, informati degli orari e dei luoghi della sua vita quotidiana, la documenteranno con scatti e riprese video che affluiranno in galleria via Internet ( e consultabili al sito http://www.superficietotale.it ), come se fossero dati relativi a una missione spaziale. L’operazione sarà completata dalla pubblicazione di un libro d’artista (la replica modificata di un opuscolo per bambini degli anni ’70 dedicato ai viaggi spaziali) e dall’esposizione di un trittico fotografico composto da un ritratto autografato di Leonov, da un’immagine ritoccata dell’artista e da una riproduzione della “Base del mondo†di Piero Manzoni (1961), opera che per essere pienamente apprezzata dovrebbe essere guardata da un punto di vista esterno al nostro pianeta – il punto di vista di chi passeggia nello spazio.
Giovanni Morbin lavora fra il Veneto e la Slovenia, ai margini geografici ed economici del sistema dell’arte. Le sue opere (azioni, oggetti, fotografie) mirano a una modificazione del comportamento e della percezione, propri o dello spettatore.
Spacewalk è la sesta di una serie di performance definite Ibridazioni. Le Ibridazioni pongono il problema della comunicazione in modo radicale, allargandone il concetto dagli esseri umani a tutti gli esseri animati, e perfino a quelli inanimati. Nella prima azione (Bodybuilding, Lubiana, 1997), l’interlocutore era ad esempio una vecchia casa: congiungendo il proprio corpo con l’edificio (facendosi murare parte del braccio in una parete per la durata di otto ore) l’artista lo provvedeva di un’appendice senziente, o, se si capovolge il punto di vista, dotava se stesso di un nuovo e massiccio “corpo†inorganico.
Le successive Ibridazioni hanno avuto come interlocutori un gruppo di persone, una pietra, alcune piante di insalata. Seccamente antispettacolari, anche quando comportano un certo grado di violenza, e spesso appartate, le Ibridazioni possono ricordare le tesi panteistiche rinascimentali o le analogie tracciate dal Romanticismo tra i regni della natura: l’idea di “Superficie Totale†(denominazione scelta dall'artista per l’insieme dei propri lavori) è quella di un tessuto continuo, nel quale gli esseri sono distinti ma non separati.
Il progetto è sostenuto da Rino Mastrotto Group
NINAPI’
Via Giovanni Pascoli, 31
Ravenna
Orari: mar–ven 16.00–19.00, altri giorni per appuntamento