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L'Inferno di Dante
dal 6/4/2005 al 14/4/2005
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Segnalato da

Antonella Prota Giurleo



 
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6/4/2005

L'Inferno di Dante

Istituto Italiano di Cultura, Madrid

Su questioni che sarebbe 'peccaminoso' eludere espongono: Giuliana Bellini, Leonardo Cumbo, Eleonora del Brocco, Enzo Guaricci, Giovanni Gurioli, Donatella Berra, Elisabetta Pagani, Maria Grazia Musolino, Marisa Cortese, Damiana Degaudenzi, Antonella Prota Giurleo, Gianfranco Scafidi e Antonio Sormani


comunicato stampa

Mostra collettiva

Che cos’ha da dire l’Inferno di Dante all’arte contemporanea? Forse può ancora fornire alcuni accorgimenti formali, e un’indicazione sostanziale, su questioni che, per usare un termine dantesco, sarebbe “peccaminoso” eludere.

Da un punto di vista formale, il primo libro della Divina Commedia fa pensare che non esiste capolavoro che non sia strutturato e allo stesso tempo intenso, diciamo persino passionale. Un’opera riuscita, qual è senza dubbio l’Inferno, non prescinde dal fatto di trasmettere un’emozione acuta, un’esperienza lancinante che il talento artistico ha rielaborato, plasmato, modellato sino a conferirle una struttura, una forma ordinata, inevitabilmente razionale.

L’equilibrio funambolico tra la dimensione sensuale e quella mentale che caratterizza l’intera Divina Commedia - ma soprattutto questo primo libro - rappresenta un paradigma estetico che non dipende né dai secoli né dalle tendenze. Leggendo l’Inferno, percependo la ripartizione estremamente studiata dei canti, ma allo stesso tempo la vibrazione continua, il fremito vitale che l’attraversa, abbiamo la sensazione di trovarci di fronte non a un insieme di pagine ben scritte, ma a un organismo pulsante, in cui tutte le parti si tengono tra loro grazie a una indecifrabile energia.

La componente necessariamente organica dell’opera d’arte: ecco una lezione formale che il poema dantesco può tuttora impartire. Ma l’indicazione sostanziale che possiamo cogliere da questo testo è ancora più importante. In tempi in cui l’arte contemporanea sembra volersi riallacciare all’attualità ponendosi in una prospettiva di denuncia, di contestazione dell’esistente, la lettura del capolavoro di Dante ci dice inequivocabilmente che per giudicare la realtà non basta evidenziare le sue aporie.

L’arte è un’attitudine umana che non si occupa delle carenze sociali, delle disuguaglianze, delle ingiustizie, ma del male: se e quando mette in luce un’ingiustizia particolare lo fa per rendere più visibile la condizione universale di cui tale ingiustizia è parte. Solo guardando all’umanità in una prospettiva universale è possibile farne percepire l’abissale, incomprensibile, infernale ansia di disintegrazione, ma anche il desiderio di “uscire a riveder le stelle”.
Roberto Borghi

Immagine: Antonio Sormani, Conte Ugolino

Artisti: Giuliana Bellini, Leonardo Cumbo, Eleonora del Brocco, Enzo Guaricci, Giovanni Gurioli, Donatella Berra, Elisabetta Pagani, Maria Grazia Musolino, Marisa Cortese, Damiana Degaudenzi, Antonella Prota Giurleo, Gianfranco Scafidi, Antonio Sormani

Curatore: Giuseppe Strano Spitu

Testo critico in catalogo: Roberto Borghi

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