Benvenuti a Gardaland! L'opera si presenta come scarto dell'autore da gettare verso lo spettatore, cui spetta il primo commento ma che difficilmente riuscira' a disporre in un ordine, i piccoli pezzetti di carta colorati, bruciati, assemblati con peli, capelli, polvere, fili di lana.
Benvenuti a Gardaland!
Un collage per Gilberto Giovagnoli
"Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa"
"Trentatre trentini entrarono a trento tutti trentatre trotterellando"
Per farla finita con la metafisica del commento, non ci attarderemo nella ricognizione critica delle opere e nell'esposizione di ciò che la mostra avrà già esposto per noi.
Ci si conceda, ma soltanto questa volta, pensando a Gilberto Giovagnoli, di meditare su un artista che è insieme modesto filosofo ed esperto ballerino.
Mi si conceda, senza cioè la retorica del plurale. Non però, per far brillare l'ontologia del soggetto creatore a scapito della sua opera. L'Autore, in ultimo, è ancora un nome proprio, come una descrizione, un commento deportato.
Per chi, come me, conosce Gilberto Giovagnoli, sa che è impraticabile la via di una differenza fra autore ed opera. Questo è il senso di un'esistenza che si pone senza significato, che trattiene l'opera e che con questa ama confondersi. L'opera allora, si produce come scarto dell'autore, come suo escremento, da gettare verso lo spettatore, cui, solo, spetta il primo commento, ma che difficilmente riuscirà a disporre in un ordine, senza prima sporcarsi a sua volta, l'intempestività crudele dei piccoli pezzetti di carta colorati, bruciati, assemblati con peli, capelli, polvere, fili di lana, bestemmie, insulti ed altre porcherie delle sua casa.
Gilberto è uno che si fa a pezzi e che, danzando, da gran ballerino, contro le leggi di gravità , si ricompone in un collage dove le parti mantengono tra loro un rapporto di contrasto e conferiscono ai frammenti un carattere di neutralità , fuori da ogni origine spaziale e temporale.
Si ricompone, Gilberto Giovagnoli: nella simultaneità di forze interagenti, nel divenire-opera, continuando ad espellere, a sputare, a cagare. Così, nuovi spazi si aprono nell'ambito del comportamento ed all'interno dell'attività espressiva. C'è un piacere ed una leggerezza nell'entrare e nell'uscire da sé, monitorando tutti i propri orifizi, che diventa intangibilità capace di sottrarsi alle ingiunzioni o di lasciarsi irretire secondo regole imposte. Per lui che si possiede a sprazi, è difficile ri-comporsi. Se di sé non sa offrire che dei frammenti, è proprio nella distanza di questa difficile ricomposizione che lo separa da sé che può guarire dall'altrui giudizio, sottraendosi alla dittatura del commento come descrizione tout court. Gilberto non ricerca consensi, non vuole appiattirsi sull'organicità della rappresentazione, nella sollecitudine furtiva del commento prodotto dalle esegesi critiche (e cliniche), preferisce la produzione silenziosa nelle zone d'ombra dove l'urto con se stessi, provoca scissioni che nell'atto di creazione toccheranno punte eccessive.
Si ricompone, Gilberto Giovagnoli, si ricompone eccome, lui che è amico degli animali sa che deve solo aspettare, prendere tempo, riposarsi. Tuttavia non vi riuscirà come autore delle sue opere, bensì come corpo che le crea. Un corpo baffuto che lascia gocciolare indistintamente su tavole ben apparecchiate o sui pezzi sudici delle sue collezioni, ciò che non riesce a trattenere - senza nessuna strategia della visione, ma attraverso la fuoriuscita di un'ansia somatizzata, un po’ come avviene nel dripping. Un corpo, neanche a dirlo, disseminato, che dovendo attraversare schegge acuminate attende la ricomposizione in un'opera che non sarà mai conchiusa, ed infatti manca sempre qualcosa.
E' davvero una disfatta questa storia della mancanza, dell'assenza d'opera, che nel non essere mai finita è s-finita, e sfinisce anche noi che ci troviamo nostro malgrado davanti ad essa. Qualcosa manca nell'atto di ricomporsi e si apre un foro, un'imboccatura, ancora ani, fighe, orifizi, dai quali Gilberto sfugge a se stesso come autore. Nessun Autore, nessuna autorità . Chi giudicheremo, ed eventualmente, chi puniremo per ciò che vedremo? Coloro che sono qui imputati lo hanno già capito bene, che, a titolo di diritto, non può esistere un solo responsabile, ma che Giovagnoli sarà invitato a comparire più volte. Io che sono suo amico mi sentirei quanto meno di difenderlo, se proprio non posso assolverlo. So di certo che è un ladro perché ha sottratto l'opera dalla sua collocazione di bene ormai assunto in un circuito di proprietà . So che nell'epoca dei neo-cons è considerato reato arrischiarsi nella restaurazione del Pericolo, suggerendo una comunicazione crudele; che non è in sintonia, con i ben pensanti di destra e di sinistra, muoversi nell'urgenza, come i personaggi di Dostoevskij, nella promiscuità , delle notti al GROS, nella vicinanza della propria opera; che non interessa, alle opinioni che si formano nell'estetica dei salotti televisivi, riaffermare il senso autentico di un'arte intrinsecamente politica. Nelle società di controllo la zona di guerra è spostata sul terreno della creatività che si fa re-esistenza. Ecco cosa manca: il popolo manca, l'apparire di un popolo minoritario, come possibilità di resistenza attiva e creativa.
In realtà , non ho nessuna intenzione di difendere il mio amico che continua ostinatamente a dichiararsi stalinista, e a preferire i Black Blocs. Non tanto perché io, non posso testimoniare a suo nome, quanto perché più che un amico Gilberto è un compagno, un compagno di merende, anzi no: Gilberto non è mio amico, è il mio capro espiatorio.
Luca Morganti
Gilberto Giovagnoli vive e lavora nella Repubblica di San Marino.
Inaugurazione: sabato 9 aprile 2005, ore 18,00
Galleria dell'Immagine
via Gambalunga 26 - Rimini