Architetture dell'Immaginario. Il tema della casa rappresenta per l'artista un filo conduttore insostituibile. Non ci si aspetti pero' un atteggiamento descrittivo: cio' che realmente gli interessa e' piuttosto un approccio evocativo. Le case hanno infatti finestrelle e porticine socchiuse, talvolta pareti trasparenti, diaframmi che invitano alla scoperta di interni dalla luce soffusa.
Architetture dell’Immaginario
Nel cammino di questi ultimi dieci anni il tema della casa ha rappresentato per Cavinato un filo conduttore insostituibile.
Non ci si aspetti però un atteggiamento descrittivo perché ciò che realmente interessa all’artista è piuttosto un approccio evocativo. Le case di Cavinato hanno infatti finestrelle e porticine socchiuse, talvolta pareti trasparenti, diaframmi che invitano, come nelle case delle bambole, alla scoperta di interni dalla luce soffusa che accarezza i profili degli oggetti, restituisce ombre e rende mutevoli i confini.
Le case di Cavinato sono stanze della memoria con i muri incrostati e stratificati, soffitti sgocciolanti che scandiscono il battito del tempo, labirinti di specchi infiniti, radici che pendono dal soffitto e curiose vegetazioni che galleggiano a mezz’aria. Immediatamente si percepisce che siamo in presenza di una messa in scena della dimensione interiore, dove si ritrovano, al tempo stesso, le suggestioni delle caverne primitive, gli studi prospettici rinascimentali (in primis le soluzioni del Buontalenti per il Giardino di Boboli), i richiami alle stanze di pietra di Magritte, i luoghi delle metamorfosi di Kafka, gli interni organici di Kiesler e le forme spaziali di Wilson. La sintesi di Cavinato è oltremodo personalissima, sulla scia di un racconto che è anzitutto della memoria, con la costante della presenza dell’acqua, liquido amniotico che sommerge la polvere delle grandi città come in una moderna Atlantide e che consuma i letti sfatti (luoghi fortemente simbolici che racchiudono tra le lenzuola il mistero dell’esistenza: la nascita, l’amore e la morte).
Si tratta di un fluido d’energia che scorre nel cretto di un fiume facendo scivolare via con sé sensazioni dimenticate, salvo poi riportare a galla con sorprendente nitore frammenti di ricordi. Se l’acqua s’insinua nelle intercapedini, filtra dai soffitti, sgocciola lungo le pareti e sulle scale, e non pare sia possibile controllarne il corso, la luce diventa sostegno e alimento per nuove dinamiche interiori, ora celando alcuni particolari, ora mettendo a fuoco dall’alto altri dettagli, come in una sorta di lanterna magica. Acqua e fuoco, luce e ombra. Il chiaroscuro si insinua tra le soffitte, negli antri delle cantine raccontando di paure infantili, di tortuose fantasie evocate con pochi, essenziali elementi: una sedia, una mensa, una scaletta a pioli, una lampada, un divano, la vegetazione di una giungla domestica. Condivisibile l’opinione di Bachelard, che in la poetica dello spazio ha avuto modo di affermare come la casa sia «il nostro angolo del mondo(…), il nostro primo universo. Essa è davvero un cosmo, nella prima accezione del termine» e ancora: «la casa, al pari del fuoco o dell’acqua, ci permetterà di evocare, nel corso della nostra ricerca, bagliori di rêverie che rischiarano la sintesi dell’immemoriale e del ricordo. In quella remota regione, memoria e immaginazione non si lasciano dissociare, l’una e l’altra lavorano al loro reciproco approfondimento, l’una e l’altra compongono, nell’ordine dei valori, una comunanza del ricordo e dell’immagine». Nello smarrimento di un mondo sempre meno a misura d’uomo, Cavinato racchiude e custodisce la parte più profonda dell’essere, quasi a proteggere questa intima essenza in uno spazio privato reclamando la necessità ad esistere e ad essere testimoniata.
Paola Artoni
Paolo Cavinato (1975) ha presentato video e installazioni in alcuni importanti spazi espositivi milanesi (come il Palazzo della Triennale, il PAC, lo Smau e il C/O Care of). Nel 1999, in occasione di Salon I, gli è stato conferito il Premio Speciale Adolfo Pini. Durante il Festival dei Teatri d’Europa dello stesso anno, è segnalato con nota di merito da Ezio Frigerio, che lo ha in seguito voluto come assistente scenografo a Parigi e Roma.
Dal 2002 ha partecipato come scenografo a importanti eventi teatrali come il Festival dei due Mondi di Spoleto, il Pergolesi Spontini Festival, il Prix européen de la mise en scène 2003.
Recentemente ha seguito la progettazione di Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, per la regia di Federico Tiezzi.
http://www.paolocavinato.net
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