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Doppia personale
dal 20/4/2005 al 28/5/2005

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Istituto Italiano Cultura



 
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20/4/2005

Doppia personale

Istituto Italiano di Cultura, Prague

Nelle opere di Enzo Cucchi l'incursione continua nel territorio culturale e in quello delle emozioni, coincide con un indisciplinato uso dei colori e con un'ampia sperimentazione delle tecniche artistiche, dalla pittura alla ceramica, al mosaico, al bronzo. L'interesse di Johanna Grawunder per la tecnologia e' di tipo estetico: da qui l'abbinamento inedito di linguaggi diversi e l'utilizzo di materie naturali e industriali come anche l'adozione di codici propri del paesaggio urbano contemporaneo.


comunicato stampa

Doppia personale

ENZO CUCCHI
Morro d’Alba, Ancona, 1949. Vive e lavora tra Roma ed Ancona.

Considerato l’artista più visionario tra gli esponenti della Transavanguardia, Enzo Cucchi diviene, a partire dagli anni Ottanta, artista di fama internazionale. Già dalla fine degli anni Settanta l’artista, trasferitosi a Roma e abbandonata momentaneamente la poesia per dedicarsi quasi esclusivamente alle arti visive, entra in contatto con gli artisti Francesco Clemente e Sandro Chia, con i quali instaurerà uno scambio dialettico ed intellettuale. La pittura è per Enzo Cucchi mezzo di aggregazione di più forme, di più concetti, di più materiali, si avvale dell’espressione invasiva del gesto, attraverso il quale la tela assurge a ricettacolo di immagini e pensieri, veicoli di un discorso frastagliato in mille sospensioni. La presenza di simboli disparati, di matrice classica o onirica, strappati all’attualità o alla memoria, si sovrappongono e dialogano sul tessuto cromatico da cui sembrano, in concomitanza, emergere. La perdita delle coordinate spazio temporali e l’incursione continua nel territorio culturale e in quello delle emozioni, coincidono con un indisciplinato uso dei colori, addensati, poi stirati, violenti, poi accennati, e con una sperimentazione ad ampio raggio delle tecniche artistiche, dalla pittura alla ceramica, al mosaico, al bronzo. L’interesse per l’interazione tra arti e discipline diverse ha portato, infatti, l’artista a muoversi in ambiti diversi (dalle arti visive all’architettura, al design, alla moda), e a cogliere l’importanza e la fertilità di alcuni incontri. E' da tali intuizioni che nascono le collaborazioni con Ettore Sottsass e Alessandro Mendini per l’ideazione di progetti editoriali, la realizzazione di opere a quattro mani e la condivisione di esperienze espositive. Negli ultimi anni, ben quattro opere permanenti sono state appositamente realizzate dall’artista per quattro diverse città: il mosaico per il Museum of Art di Tel Aviv, la ceramica monumentale per l’Ala Mazzoniana della Stazione Termini a Roma, i due lavori in ceramica per la Stazione Salvador Rosa, progettata da Mendini, nella metropolitana di Napoli e il mosaico per l’aula delle udienze del nuovo Palazzo di Giustizia di Pescara. Lavori che dimostrano come l’attualità di un linguaggio fondato sul cortocircuito tra forza narrativa del segno e seduzione formale della materia, possa rapportarsi con la complessità dello spazio urbano e con i singoli contesti culturali con i quali questo entra in comunicazione. Tra i lavori significativi in questo senso vanno inoltre citati gli affreschi della Cappella di Monte Tamaro, vicino a Lugano, progettata dall’architetto Mario Botta (1992 - 1994) e l’ideazione del sipario del teatro La Fenice di Senigallia (1996). Enzo Cucchi ha realizzato numerose mostre personali, e ha preso parte a mostre collettive, nei più importanti spazi espositivi italiani e stranieri come la Kunsthalle di Basilea, il Solomon R. Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Castello di Rivoli, il Palazzo Reale di Milano, il Sezon Museum of Art di Tokyo. Ha partecipato inoltre alle rassegne d’arte contemporanea più significative a livello internazionale tra cui La Biennale Internazionale d’arte di Venezia, Documenta a Kassel, la Quadriennale d’Arte di Roma.

L’archivio ufficiale di Enzo Cucchi è consultabile presso il Castello di Rivoli - Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli (To).

JOHANNA GRAWUNDER
Johanna Grawunder è architetto e designer, vive e lavora tra l'Italia e gli Stati Uniti.

Dal 1985 al 2001 collabora con Ettore Sottsass, di cui diviene partner in Sottsass Associati. All’interno del gruppo si occupa prevalentemente di progetti architettonici, di architettura d’interni e di allestimento di mostre.

Allo stesso tempo e fino ad oggi, insieme ad un team di collaboratori efficienti e continuamente monitorati, si dedica alla produzione di edizioni limitate di mobili, lampade ed oggetti per varie gallerie ( Design Gallery e Post Design a Milano; Galleria Roberto Giustini a Roma; La Galerie Italienne a Parigi; Gallery Mourmans a Knokke-Zoute, Belgio; LIMN Gallery a San Francisco) e alla elaborazione di progetti per un selezionato gruppo di aziende quali Salviati, Boffi, Flos e Mikasa.

Nel 2001, lasciata la Sottsass Associati, inaugura uno studio personale con doppia sede a Milano e a San Francisco, città ideali (la prima capitale del design, la seconda capitale della tecnologia) in cui sviluppare una ricerca fondata su un’attenta osservazione del quotidiano e dei suoi luoghi, e mirata a soddisfare le sempre nuove esigenze della vita e della cultura contemporanee.

L’interesse della Grawunder per la tecnologia è di tipo più estetico che funzionale: il medium tecnologico la affascina finché apporta ai suoi progetti qualcosa di inedito, aggiuntivo dal punto di vista “iconografico”. Da qui l’abbinamento inedito di linguaggi diversi e il disinvolto ed alternato utilizzo di materie naturali e di materiali industriali (lamiera, perspex, legno, laminato plastico, ceramica, ferro, acciaio inossidabile), come anche l’adozione di codici propri del paesaggio urbano contemporaneo e di certi specifici valori estetici annidati nei suoi stridenti contrasti.

Se gli oggetti esposti in occasione della sua prima mostra personale (Galleria Antonia Jannone, Milano 1993) apparivano come forme solide, pesanti e riassunte in geometrie di struttura definita, a volte anche squilibrata, nei lavori che la Grawunder presenta successivamente è possibile avvertire una graduale perdita di peso: uno sgravio non solo materiale ma anche, e soprattutto, visivo, grazie ad un impiego sempre più presente di oggetti luminosi e di elementi riflettenti (lampade ad intermittenza, superfici catarifrangenti, neon, ecc.). A partire dal 1997, la luce è assunta quasi come materia prima: definisce i volumi e contemporaneamente li smaterializza, sfoca i perimetri e disegna nuovi piani di colore fluorescente, artificiale.

Da ultimo Johanna Grawunder è stata, ed è impegnata in progetti site-specific, mirati alla ridefinizione del paesaggio attraverso interventi operati sulla memoria del luogo. Tra questi, i due progetti prodotti in Sicilia (in collaborazione con la Galleria Roberto Giustini di Roma) per Montevergini, Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Siracusa e l’Ente Parco delle Madonie. Il primo (Wall lamps, 2003) è costituito da una serie di forme quadrangolari dipinte con vernice fluorescente sui muri del cortile del Museo e illuminate da lampade wood; il secondo (Madonie Lounge, in fase di realizzazione) è un progetto di chaise long fuori misura in legno e cemento.

Per le opere di Enzo Cucchi
Courtesy dell’artista e Galerie Bruno Bischofberger, Zurigo

Per le opere di Johanna Grawunder
Courtesy La Galerie Italienne, Parigi (esemplari in perspex)
e Galleria Roberto Giustini, Roma (esemplari in legno)

A cura di Emanuela Nobile Mino

Inaugurazione: giovedì 21 aprile 2005 ore 18

Immagine: Johanna Grawunder

Istituto Italiano di Cultura
Vlašská 34 – Praga 1 (Malastrana)

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