In una delle 12 tele in mostra e' rappresentato il prototipo umano di partenza. Nelle altre 11 i 'Cloni', duplicati, schiacciano i loro volti in primo piano solcati da lacrime virtuali, per esprimere quelle emozioni negate al clone replicante
Cloni
La mostra, è il quarto appuntamento del ciclo Riflessioni sul contemporaneo, in cui i critici Ivana D’Agostino e Loredana Rea presentano nell’arco di tempo compreso tra gennaio e giugno sei artisti – oltre a Epicoco, Anna Dorsa, Nicola Liberatore, Guido Pecci, Teresa Pollidori e Ada Impallara – differenti per formazione, scelte e, soprattutto, modalità espressive.
L’idea che sta alla base di questo nuovo ciclo non è un tentativo di ricognizione sistematica su quanto accade in un territorio vasto e multiforme qual’è quello della sperimentazione artistica, né tanto meno quello di una impossibile classificazione organica, l’intento è quello di riflettere criticamente sul presente, per cogliere le motivazioni vere delle pratiche espressive e le direzioni tangenti o divergenti dei criteri metodologici e progettuali e restituire, poi, uno spaccato, certamente incompleto, ma sicuramente vitale della contemporaneità .
Dopo una prima esperienza di pittura informale ottenuta per sovrapposizione di garze imbevute di tinte che depositavano impronte di pura luce colore sulle tele, sottratti i diaframmi alla superficie pittorica, Cosimo Epicoco dal 2000 approda alla riconoscibilità figurativa dei soggetti, sia come personale risposta al diffuso clima di attraversamento trasversale di tutti i linguaggi artistici caratterizzante la sperimentazione contemporanea, sia come modalità indispensabile alla personale riflessione sulla diversità ed emarginazione di soggetti cerebrolesi, disabili ed afflitti da vari tipi di handicaps mentali. Ricerca che significativamente precede la sequenza delle dodici tele di questa mostra intitolate Cloni.
Al brutto imbarazzante la società mediatica sovrappone le apparenze sempre più migliorabili di corpi palestrati e sottoposti ad interventi chirurgici.
La clonazione umana che il rapporto statunitense Plicing life giustamente rifiuta in quanto eticamente inaccettabile perché lesiva del principio di uguaglianza tra gli esseri umani, se messa in atto, in un’ipotesi fantascientificamente futuribile, attraverso la duplicazione di embrioni prelevati da prototipi selezionati potrebbe creare un mondo di replicanti, una serie infinita di fotocopie umane dotate di perfetta algida bellezza ma prive di personalità , di coscienza e della dignità che costruiscono la storia personale, che in quanto individua non può essere duplicata o clonata.
La riflessione di Epicoco su argomenti di questa portata, sviluppata di recente, dal 2003, necessariamente si avvale di un linguaggio pittorico oggettivo: della sequenza delle dodici tele della mostra di Arte Fuori Centro solo in una è rappresentato il prototipo umano di partenza contraddistinto nella sua identità dal segno rosso che lo contorna ed evidenzia. Nelle altre undici tele i Cloni duplicati, risolti con la stessa qualità pittorica della precedente stagione informale schiacciano i loro volti in primo piano solcati da lacrime virtuali, per esprimere quelle emozioni negate al clone replicante, risultato di una ipotizzabile sconsiderata manipolazione genetica sottrattiva degli irrinunciabili valori dell’ individualità e della dignità personali.
A cura di Ivana D’Agostino.
Inaugurazione: martedì 26 aprile 2005, ore 18,00
Studio Arte Fuori Centro
via Ercole Bombelli 22 - Roma
Orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.