Galleria Ca' di Fra'
Milano
via Carlo Farini, 2 (secondo cortile)
02 29002108 FAX 02 29002108

Regine d'Africa
dal 27/4/2005 al 21/5/2005
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Segnalato da

Galleria CÃ di FrÃ



approfondimenti

Seni Camara
Paola Mattioli



 
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27/4/2005

Regine d'Africa

Galleria Ca' di Fra', Milano

Seni Camara lavora esclusivamente la terracotta, creando grandi 'Dee Madri' che allattano piccoli esseri. Paola Mattioli espone una serie di ritratti fotografici della scultrice.


comunicato stampa

Seni Camara - Paola Mattioli

Seni Camara è nata e vive a Bignona, in Casamance, una regione del Senegal meridionale, teatro di combattimenti spesso feroci tra indipendentisti ed esercito. Non ha mai lasciato la Casamance e non si è mai recata a Dakar, tanto per sottolineare il radicamento ossessivo del suo linguaggio ai luoghi ed alle mitologie della terra in cui è nata. Le opere hanno invece viaggiato in contesti e mostre di livello internazionale: da “Les magiciens de la terre” tenutasi al Beaubourg nel 1989 a “Il ritorno dei maghi” tenutasi ad Orvieto nel 2000 o alla Biennale di Venezia 2001.

Louise Bourgeois la annoverava tra le maggiori scultrici contemporanee ed insieme ad André Magnin le ha dedicato un capitolo in Contemporary African Art (ed. Abrams, New York, 1995). Rare per la difficoltà del cimento tecnico e complicate da trasportare per le dimensioni e la fragilità del materiale, le grandi terrecotte di Seni Camara erano state esposte in un singolo esemplare (insieme ad altri suoi lavori di piccole e medie dimensioni) nella mostra della Collezione Jean Pigozzi (“Africa Oggi” 1992-1993).

Seni Camara lavora esclusivamente la terracotta, un materiale tutt’altro che tradizionale, in Casamance, ed è l’unica donna scultrice del villaggio. Per questo, la sua figura è contornata da leggende. Anche la tipologia delle sue sculture è assai originale: grandi Dee Madri mostruose che sembrano allattare altrettanti piccoli esseri mostruosi che nascono e vivono dalle loro stesse costole. Questo riflette come l’immaginario dell’artista sia strettamente legato alle mitologie e ai misteriosi riti dei Diola, l’etnia cui Seni Camara appartiene. Già presente con una scultura nella mostra “Mal d’Africa”, panoramica dedicata a 12 artisti africani noti a livello internazionale inaugurata nel 2004 sempre alla Galleria Cà di Frà, qui in mostra sono presentate le sculture di medie dimensioni. Una scultrice tra le più importanti e significative del panorama artistico africano conosciuta a livello internazionale. Una mostra evento importante per il numero e la forza di queste sculture di rara bellezza.

Queste splendide dee-madri sembrano venire dal centro della Terra stessa. Non a caso le cuoce nella foresta, in una buca, secondo riti sciamanici ancestrali e misteriosi, ai quali nessuno può assistere. Ricche di quella magia e forza che solo l’Africa sprigiona, disposte come in una “selva infernale” nella sua piccola casa, accatastate in ordine di altezza. Magìa e forza che danno a queste ee-madri un’anima. Sculture dell’immaginario, che prendono forma di idoli che arrivano da lontano, da una cultura antica ed affascinante alla quale non possiamo sottrarci, come attratti da una misteriosa forza che nasce nel continente da cui tutti deriviamo, forse eco di quel “mal d’Africa” che abbiamo –sopito - dentro di noi.

Paola Mattioli, classe 1948, milanese, è fotografa fin dagli anni ’70.

Si laurea in filosofia con una tesi sul linguaggio fotografico. Il suo modo di lavorare unisce due piani, uno narrativo, in cui tramite la fotografia racconta una storia, e uno concettuale, in cui – tenendo conto del mezzo che usa – non può prescindere dal tema del “vedere”.
“Preferisco storie che contengano in sé forti nodi tematici..” dice lei stessa “ che possono essere sia sociali che politici o semplicemente storie “minime” come avviene per esempio nel ritratto, che vorrei fosse una sintesi di una persona, un punto centrale..” Le due “storie” più recenti di Paola Mattioli, che presentiamo in questa mostra, riguardano l’Africa. Una è dedicata alle “Signares”, le splendide donne senegalesi che mescolavano cultura locale e raffinatezza francese (l’isola di Gorée era considerate la Versailles africana). L’altra è dedicata al suo incontro con Seni Camara e alle sue straordinarie sculture, avvenuto nella regione della Casamance. Da queste due storie è nato il libro ''Regine d'Africa'' presentato in occasione di questa mostra: un omaggio a un mondo ''altro'', testimonianza di un passato lontano eppure forte, forse proprio perché al riparo nel cuore dell'Africa.

Tramite Sarenco, artista e mercante d’arte africana da anni, arriva a Dakar dove deve incontrare il contatto per arrivare alle “Signares” (parola d’atavico retaggio culturale colonialista,dal portoghese “senoras”). Prima però, accetta l’invito di Sarenco di accompagnarlo da un’artista che vive in Casamance, Seni Camara appunto… “artista che secondo lui avrei trovato interessante fotografare…” ricorda Paola. Arrivare da Seni Camara significa viaggiare per ore, prima con un aereo e poi con la macchina e un autista. Si deve poi attraversare un territorio occupato dai guerriglieri. Cosa non facile quanto a dirsi. Arrivati, Seni Camara va loro incontro con un piede fasciato da una lurida fasciatura, scalza. Tra polvere, bambini e polli che razzolano. Niente acqua o luce elettrica. Dopo un’inizio un po’ freddo, racconta Paola, in cui la comunicazione avviene per gesti, eccetto quando traduce l’autista-interprete (Seni parla solo il wolof), quando entra apre la porta si trova davanti le fortissime ed ancestrali statue-dee madri che, accatastate le une alle altre, invadono il piccolo spazio interno della casa in cui Seni Camara vive. “..ed ecco, che in quella miseria, prende vita un mondo incantato..”. La magìa tra le due donne sprigiona così una complicità che mette Paola a suo agio e le permette di scattare gli incredibili ritratti di Seni Camara. Scatti che Paola Mattioli ha voluto poi raccogliere, insieme a “Signares”, nello splendido libro “Regine d’Africa” e nelle immagini di questa mostra.
Claudio Composti

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