Studio D'Ars
Milano
via Sant'Agnese, 12
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WEB
Architetture dell’invisibile
dal 2/5/2005 al 16/5/2005
02 860290, 02 86450302
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Segnalato da

Fondazione D'Ars Oscar Signorini Onlus




 
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2/5/2005

Architetture dell’invisibile

Studio D'Ars, Milano

Il lavoro di Serge Huot e Maria Fachini consiste in un elogio e una satira della citta': una scultura viene posta all'aperto e siamo invitati a guardarla sia come la fotografia di una danza che come un movimento incompiuto; alcune tele sono allineate su un muro come uno spartito verticale o una serie di porte


comunicato stampa

Serge Huot- Maria Fachini

Linee, un reticolo di linee rabbiose, ideogrammi, simboli, volumi, corde, creta, una quantità di elementi si accordano, dialogano o entrano in conflitto per svelare il mondo attuale ed evidenziare la sua pericolosità.

Il lavoro di Serge Huot e Maria Fachini (entranbi provenienti dal “Realismo Urbano”, movimento artistico nato in Brasile, fondato da Roberto da Silva, alla fine degli anni Ottanta) consiste in questi elogio e satira della città: una scultura in calcestruzzo viene posta all’aperto – siamo invitati a guardarla ora come la fotografia di una danza che ci lascia la possibilità d’immaginare la continuità del movimento coreografico, ora come un movimento incompiuto, oppresso dalla materia nella quale è stato concepito, il calcestruzzo; delle tele allineate su di un muro, tutte delle stesse dimensioni, uno spartito verticale (per usare una metafora musicale) o piuttosto una serie di porte, che suggeriscono ognuna, attraverso la propria superficie - liscia, con nervature, o in rilievo, chiara o scura - il mondo nascosto dietro di esse.
Si tratta di una variazione sull’ellittico, il nascosto, l’incomunicato. All’interno dei rettangoli, alcune forme si assottigliano in altri rettangoli paralleli o in triangoli, al centro o lungo i bordi.

È una polifonia di sé, in sé e nel mondo, nella quale le forme astratte sono inventate in una dimensione che non è la semplice intersezione fra il regno - vegetale o animale - naturale e quello dell’artificio, ma piuttosto un luogo che accoglie contemporaneamente entrambi come entità multiple. I due regni si mescolano senza perdere la propria identità: questa forma che s’inalza , come una danza, è una pianta in calcestruzzo, radicata nell’immobilità e nella rigidità proprie di questo materiale, o l’immagine di un animale che cammina, si volta o grida, portando sulla schiena un simbolo (Serge Huot), un fil di ferro o un cavo metallico attraverso il quale è appeso ad una pietra, un pezzo di legno, lungo una tela (Maria Fachini) o ancora un tessuto (di origine vegetale) dove è incollato o intrecciato un insieme di simboli.

La commistione che si trova al centro del lavoro di Serge Huot e di Maria Fachini è un’immersione nel simbolico per interrogare l’artificio, la mercanzia, il rumore della dimensione urbana. Far ricorso al potere dei simboli in modo da evidenziarne la presenza del mondo e per denunciare quel potere che utilizza abusivamente questo artificio: la motivazione di questo lavoro, della perseveranza nel lavorare al confine fra due mondi, è la ricerca, forse, dell’artificiale attraverso la profondità, di cui parlava Nietzche.
Mohammed El Amraqui (poeta)
traduzione di Nidia Morra

Questa mostra nasce dal contatto che ebbe Serge Huot nel 1996 con Pierre Restany: pubblichiamo un estratto del ricordo dell’artista, che sarà poi stampato nella versione integrale in occasione del vernissage:

Il mio incontro con Pierre Restany risale al 1996 durante una conferenza sull’arte brasiliana presso il Museo di Valencia. L’avevo invitato alla conferenza che egli aveva gentilmente accettato di tenere. In quell’occasione ho potuto rendermi conto di che genere di uomo si trattasse: eccezionale!

Non avrei mai immaginato di recarmi a Milano nove anni dopo per una mostra, senza la sua presenza. Che peccato! I giornali e le riviste d’arte hanno parlato della scomparsa di uno degli ultimi critici d’arte indipendenti. Non mi ero allora completamente reso conto dell’immenso valore di questa indipendenza e della dimensione che avrebbe assunto nel mondo dell’arte oggi.
Ci eravamo visti nel febbraio 2003 nel suo ufficio di Parigi vicino alle Halles con Maria Fachini. Negli anni passati lo incontrai spesso sia a casa sua sia nel suo ufficio: parlavamo dei miei progetti e dei miei scambi con il Brasile. La conferenza che avevo tenuto a Roma nel 1997 sul tema “una nuova avanguardia venuta dal Brasile” ha segnato l’inizio di un reale scambio. Ci concesse del tempo prezioso, e questa grande umanità, questo umanesimo rappresenta per me, il fondamento stesso di ciò che ho sempre perseguito attraverso il mio lavoro artistico. Quella che è stata la mia esperienza con il gruppo “Réalistas Urbanos”, a Recife con Maria e Roberto da Silva. Tutto questo ha sempre rinforzato la mia volontà di affermarmi indipendentemente dalle influenze passeggere delle mode artistiche. Questa verità nell’azione e nel ruolo stesso dell’artista. L’arte è la vita. Certo, Monsieur Restany! In questo campo non si potrà mai cessare di sperimentare e di inventare.Oggi, più che mai, ma qualche volta bisognerà ricordarsi di un Uomo come lui.(…)
Serge Huot
traduzione di Cristina Trivellin

Serge Huot: huotserge@yahoo.fr

Maria Fachini: mfachini@yahoo.com

Immagine: Maria Fachini: Sans title

A cura di Cristina Trivellin e Martina Ganino

Inaugurazione: martedì 3 maggio 2005, dalle ore 18.00 alle ore 21

Studio D'Ars
via Sant' Agnese 12/8, Milano 02 860290 / 86450302
Orario: tutti i giorni dalle 17 alle 19. Sabato su appuntamento.
Martedì e venerdì non stop dalle 10 alle 20 su appuntamento.

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