Dadamaino
Vincenzo Agnetti
Alighiero Boetti
Edoardo Paolozzi
Marco Gastini
Mimmo Paladino
Giulio Turcato
Giorgio Morandi
Giacomo Balla
Gerardo Dottori
Pippo Oriani
Ennio Morlotti
Alik Cavaliere
Gino Rossi
Umberto Boccioni
Ardengo Soffici
Mario Sironi
Osvaldo Licini
Lucio Fontana
Piero Manzoni
Aldo Bergonzoni
Emilio Isgro'
Mario Merz
Piero Gilardi
Stefano Arienti
Francesco Simeti
Loris Cecchini
Luca Vitone
Carlo Carra'
Gino Severini
Sandro Bruschetti
Atanasio Soldati
Guido Marussig
Michelangelo Pistoletto
Marina Pugliese
Alcuni dei capolavori del CIMAC: una scelta di opere di pittura italiana di Futurismo, Transavanguardia, Arte Povera, e fino ai nostri giorni, secondo un progetto di Marina Pugliese, conservatore del futuro Museo del Novecento. Gli 8 ambienti predisposti a ospitare le 44 opere in mostra, seguono i 12 capitoli della storia di Alice con le sue continue metafore. 34 artisti: da Alighiero Boetti a Umberto Boccioni, da Mimmo Paladino a Dadamaino, da Giulio Turcato a Giorgio Morandi, da Giacomo Balla a Alik Cavaliere, da Mario Sironi a Lucio Fontana, da Piero Manzoni a Mario Merz, da Stefano Arienti a Loris Cecchini...
A cura di Marina Pugliese
Che la storia cominci... dal 25 maggio al 18 settembre le Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano si aprono a una delle mostre più imprevedibili del panorama estivo milanese, "ALICE NEL CASTELLO DELLE MERAVIGLIE. Il mondo fuori forma e fuori tempo nell'arte italiana del Novecento".
In attesa della realizzazione del Museo del Novecento all'Arengario i Musei d'Arte Moderna e Contemporanea del Comune non vogliono lasciare chiusa nei depositi la grande collezione del CIMAC (la collezione d'arte moderna e contemporanea del Comune di Milano, destinata a formare in futuro il nuovo Museo del Novecento). Per farla rivedere, per studiarla meglio, per non dimenticarla, dal maggio 2003 al Castello Sforzesco si allestiscono mostre specifiche e di lunga durata che ne propongono ogni volta una lettura originale. Dopo "I riti di passaggio" che dal 2003 al 2004 ha spiegato i percorsi di 7 grandi artisti italiani del XX secolo, dal 26 maggio 2005 e per tutta l'estate fino al 18 settembre, una nuova mostra, con alcuni dei capolavori del CIMAC, propone una scelta delle opere di pittura italiana moderna e contemporanea: dal Futurismo, alla Transavanguardia, all'Arte Povera, e fino ai nostri giorni oggi, secondo un progetto di Marina Pugliese, conservatore del Museo del Novecento.
Il celebre personaggio letterario di Lewis Carroll, Alice, farà dunque da guida a grandi e piccini, alle famiglie, agli studenti, ai bambini (cui l'esposizione dedica una ricchissima pagina didattica), per avvicinare all'arte contemporanea proprio il pubblico che abitualmente frequenta il Castello. La mostra vuole rileggere in modo nuovissimo l'arte italiana del Novecento attraverso una "Pinacoteca Moderna".
Infatti, come nel viaggio di Alice, anche nell'arte italiana del Novecento nulla è ciò che sembra e ogni opera rappresenta il modo particolare dell'artista di vedere le cose. L'arte, come la storia di Alice, si presta a molteplici letture. L'arte trasfigura la realtà .
La mostra permette a tutti di conoscere 34 artisti italiani del Novecento con occhi nuovi. Da Alighiero Boetti a Umberto Boccioni, da Mimmo Paladino a Dadamaino, da Giulio Turcato a Giorgio Morandi, da Giacomo Balla a Alik Cavaliere, da Mario Sironi a Lucio Fontana, da Osvaldo Licini a Ennio Morlotti, da Piero Manzoni a Mario Merz, da Stefano Arienti a Loris Cecchini, da Emilio Isgrò a Luca Vitone; e .....tanti altri.
Lo stesso allestimento proposto da Marina Pugliese, conservatore del Museo del Novecento, negli otto ambienti predisposti a ospitare le 44 opere in mostra, segue i dodici capitoli della storia di Alice con le sue continue metafore. Si parte dalla tana del coniglio bianco, da dove Alice cadde e iniziò il suo viaggio in un mondo di non sensi e paradossi. L'opera di Dadamaino Volume diventa così ingresso alla mostra e simbolo del percorso verso l'arte del Novecento, che esce dai limiti tradizionali del dipinto e che spesso si è servita della verosimiglianza per mostrare la realtà in modo anomalo. Il cammino nell'arte del Novecento finisce con lo specchio di Michelangelo Pistoletto, dal quale lo spettatore può entrare e uscire a suo piacere proponendo, ancora una volta, un passaggio obbligato da una dimensione magica a una reale; il ritorno alla percezione di una realtà dove tutto è possibile, con la stessa facilità con cui Alice gioca ad entrare in quel mondo eccentrico, folle e privo di logica che si trova al di là del suo specchio.
Nel mezzo del viaggio la relatività del tempo e lo sfalsamento dimensionale, motivi ricorrenti de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Al di là dello specchio in cui la bambina è soggetta a sorprendenti ingrandimenti e rimpicciolimenti.
Così si passa dal mondo extralarge delle opere di Mimmo Paladino, Marco Gastini, Giulio Turcato, Alighiero Boetti, ai capolavori in miniatura di Mario Sironi, Umberto Boccioni, Giorgio Morandi, Lucio Fontana, Giacomo Balla; dal tempo accelerato rappresentato nei modi più diversi dai futuristi, al tempo incantato e dalla rigidità delle opere metafisiche, sino ad arrivare alla realtà trasfigurata del mondo dell'arte, dove ogni artista ha il potere di decidere quale valore dare alle cose, come per l'orto di gommapiuma di Piero Gilardi e la fotocopiatrice molle di Loris Cecchini.
ITINERARIO MOSTRA
Il buco
Per un po' la tana si prolungava come una galleria, ma a un certo punto sprofondava all'improvviso, tanto all'improvviso che Alice non ebbe neanche un momento per pensare di fermarsi; e si trovò a precipitare per quello che pareva un pozzo assai profondo.
Alice entra nella dimensione magica attraverso un buco.
Alla fine degli anni Quaranta nel Manifesto dello Spazialismo viene teorizzata la necessità di andare oltre la superficie piana della pittura. Dadamaino ha tagliato radicalmente una tela lasciandone i soli contorni a delineare lo spazio vuoto del foro. L'ingresso alla mostra è un passaggio per arrivare all'arte del Novecento andando oltre i limiti tradizionali del dipinto.
Dadamaino, Volume, 1958, tempera su tela forata, 149,5x100 cm
Extralarge
"Che strana sensazione" disse Alice. "Direi che mi sto richiudendo come un cannocchiale". Ed era vero. Adesso era alta soltanto venticinque centimetri...
Fino alla prima metà del Novecento le grandi dimensioni sono sostanzialmente riservate, come da tradizione, a dipinti di soggetto religioso o storico.
A partire dal dopoguerra un gruppo di artisti americani, gli espressionisti astratti, iniziò a dipingere enormi tele non figurative. Il grande formato degli americani fu determinante per le ricerche degli artisti Pop negli anni Sessanta come nell'opera di Paolozzi e per il ritorno alla pittura tipico degli anni Ottanta come mostrano le enormi tele di Paladino e Gastini. La porta d'Egitto di Turcato, I sei sensi di Boetti, Le quattro stagioni di Agnetti mostrano sempre nel formato extralarge, la persistenza nel XX secolo di un modello medievale quale quello del trittico e del polittico.
In questa sezione lo spettatore, come Alice che si è ristretta dopo aver bevuto il liquido della bottiglietta magica, si perde nel grande formato delle opere esposte e della sala in cui sono allestite.
Vincenzo Agnetti, Le quattro stagioni, 1980, carta fotografica graffiata, quattro elementi, 286x154 cm cad.
Alighiero Boetti, I sei sensi, 1975, biro su carta intelata, 11 elementi, 100x77 cm cad.
Edoardo Paolozzi, Thunder and lighting, 1971, acrilico su tela, 245x356 cm
Marco Gastini, Nefertiti, 1982, mista su tela, 205x348 cm
Mimmo Paladino, senza titolo, 1980, mista su carta intelata, 147x325 cm
Giulio Turcato, La porta d'Egitto, 1967, olio su tela, trittico, 230x180, 230x180, 230x177 cm
Il Giardino
Alice aprì la porticina e trovò che dava su un corridoietto non molto più ampio di una tana di topo; si inginocchiò e guardò lungo il corridoio e vide che in fondo c'era il più bel giardino che avesse mai visto.
Come Alice si inginocchia nella casetta e vede un bellissimo giardino, tra un dipinto extralarge e l'altro attraverso dei buchi della serratura vediamo una serie di paesaggi.
Il "giardino" è qui inteso nella più ampia accezione del termine paesaggio: naturale, come nel dipinto di Gino Rossi o di Morandi, e immaginario come nelle opere di Balla e Cavaliere.
Giorgio Morandi, Paesaggio, 1913, olio su tela, 45x65 cm, collezione Jucker
Giacomo Balla, Espansione di primavera, 1918, olio su tela, 81x76 cm, collezione Jucker
Gerardo Dottori, Dall'alto, 1931, olio su tavola, 67x43 cm
Pippo Oriani, Elementi spaziali, 1932, olio su tavola, 50x70 cm
Ennio Morlotti, Paesaggio, 1954, olio su tela, 72x99 cm
Alik Cavaliere, G.B. s'innamora, 1965, ferro, bronzo, porcellana, specchio, 81x100x70 cm
Micromondo
"Stranissimissimo" gridò Alice (dalla sorpresa aveva momentaneamente dimenticato le regole della grammatica).
"Mi sto allungando come il cannocchiale più grande che sia mai esistito! Addio, piedi!"
La pittura da cavalletto, nata nel XVI secolo, era tradizionalmente riservata ai soggetti di genere (natura morta, paesaggio) destinati a una fruizione intima e ravvicinata dell'opera.
Le avanguardie di inizio secolo concentrano la loro forza rivoluzionaria su forma, colore e tecnica ma i formati restano quelli della tradizione. Le due opere di piccolo formato di Manzoni e Fontana, eseguite nel dopoguerra, devono le loro dimensioni al fatto di essere doni per i collezionisti Boschi Di Stefano. Micromondo è un ambiente a misura di bambino, dove le opere sono allestite per essere fruite in modo corretto dai piccoli, dando al contempo agli adulti la sensazione di essere fuori scala rispetto ai dipinti.
Gino Rossi, Canale in Bretagna, 1910, olio su carta intelata, 20x30 cm
Umberto Boccioni, Dinamismo di una testa d'uomo, 1914, collage su tela, 30x30 cm, donazione Canavese
Ardengo Soffici, Natura morta con fiammiferi, 1914, olio, tempera e collage su cartone, 33,5x23,5 cm, collezione Jucker
Giacomo Balla, Sventolamento, 1915, olio su tela, 34,5x28 cm, collezione Jucker
Mario Sironi, Piccola danzatrice, 1915, olio su tela, 27,3x20,5 cm, collezione Jucker
Osvaldo Licini, Obelisco, 1932, olio su tela, 32x27 cm
Giorgio Morandi, Fiori, 1941, olio su tela, 30x20 cm, donazione Boschi Di Stefano
Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1959, mista su tela, 25x30 cm, donazione Boschi Di Stefano
Piero Manzoni, Achrome, 1960, feltro cucito, 24x18,5 cm, donazione Boschi Di Stefano
Realtà trasfigurata
"Quando io uso una parola" disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante "questa significa esattamente quello che decido io...né più né meno".
L'arte del Novecento si serve spesso della verosimiglianza per mostrare la realtà in modo anomalo. Alice impara, nel mondo delle meraviglie, a confrontarsi con ciò che non conosce senza pregiudizi.
Cosa raccontano gli artisti realizzando oggetti che sono duplicati leggermente variati del soggetto reale? Ci introducono nella realtà trasfigurata del mondo dell'arte, dove ogni artista, come Humpty Dumpty, ha il potere di decidere quale valore dare alle cose. Gilardi realizza un orto in gommapiuma giocando col contrasto tra naturale e artificiale, il libro di Isgrò non si può leggere, la fotocopiatrice di Cecchini è uno strumento di lavoro inutile.
Aldo Bergonzoni, Bambina che gioca, ante 1933, terracotta, 71x93x69 cm
Emilio Isgrò, Libro cancellato, 1964, libro, penna, feltro, 40x60 cm
Mario Merz, Zebra (Fibonacci), 1973, animale impagliato e cifre al neon, dimensioni variabili
Piero Gilardi, Orticello, 1979, gommapiuma dipinta, 100x100x27 cm
Stefano Arienti, Turbine, 1989, carta, 8 elementi, dimensioni variabili
Francesco Simeti, Grottesche, 1998, 4 serigrafie, dimensioni variabili
Loris Cecchini, Stage evidence (fotocopiatrice), 2002, gomma uretanica e acciaio, dimensioni variabili
Luca Vitone, Wide City, 1998, modellino e foto, dimensioni variabili
Tempo accelerato
"Che paese lento" disse la Regina. "Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi per rimanere nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio".
La percezione del tempo, nel XX secolo, cambia notevolmente rispetto al passato. La luce elettrica, i ritmi della produzione industriale e lo sviluppo dei mezzi di locomozione hanno mutato radicalmente la vita dell'uomo. I futuristi hanno intuito immediatamente l'importanza della velocità facendone uno dei temi più esplorati all'interno del movimento. Il tempo accelerato del nuovo secolo è rappresentato dai futuristi in vari modi e attraverso più soggetti. Del resto, come evidente anche nel mondo delle meraviglie e al di là dello specchio, la percezione del tempo è un elemento puramente soggettivo.
Umberto Boccioni, Stati d'animo: quelli che vanno (studio), 1911, olio su tela, 95,5x121 cm
Giacomo Balla, Automobile + velocità + luce, 1913, acquerello e seppia su carta, 67x88,5 cm, collezione Jucker
Carlo Carrà , Il cavaliere rosso (Cavallo e cavaliere), 1913, tempera e inchiostro su carta intelata, 26x36 cm, collezione Jucker
Gino Severini, L'autobus, 1913, olio su tela, 57x73 cm, collezione Jucker
Umberto Boccioni, Carica di lancieri, 1915, tempera e collage su carta, 32x50 cm, collezione Jucker
Sandro Bruschetti, A fondo, 1933, olio su tavola, 150x107 cm
Tempo incantato
La Regina Rossa disse:"Che miseria! Qui invece i giorni e le notti di solito li abbiamo a due o tre per volta e d'inverno ci prendiamo anche cinque notti di fila..."
Il tempo può passare molto rapidamente come non passare mai. Nel mondo che Alice trova in Attraverso lo specchio lo stesso giorno ripete più volte. Similmente il tempo della pittura Metafisica è opposto alla velocità futurista: laddove uomini, cavalli e auto corrono, qui regna il silenzio e tutto sembra rinchiuso nella scatola incantata dell'opera di Carrà richiamata dall'allestimento.
Le figure sono immobili e malinconiche, gli oggetti rigidi e sospesi in uno spazio irreale.
Carlo Carrà , Natura morta con la squadra, 1917, olio su tela, 45x60 cm, collezione Jucker
Giorgio Morandi, Natura morta con manichino, 1919, olio su tela, 49x59 cm, collezione Jucker
Mario Sironi, Figura (Donna seduta e paesaggio, Malinconia), 1925 ca, olio su carta, 81x60 cm
Atanasio Soldati, Composizione, 1931 ca, olio su tela, 48x30 cm
Lucio Fontana, Signorina seduta, 1934, bronzo colorato, 84x103x83 cm
Guido Marussig, La porta socchiusa, 1936-37, tempera su cartone, 77x61 cm
Mario Sironi, Cariatide, 1940, gesso, 193x50x28 cm
Attraverso lo specchio
"...ti dirò come la penso a proposito della Casa dello Specchio. Prima di tutto c'è la stanza che puoi vedere dall'altra parte del vetro....è uguale al nostro salotto, solo che le cose sono all'incontrario.....E poi i loro libri sono un po' come i nostri solo che le parole vanno per l'altro verso..
Lo specchio rappresenta anche in arte una dimensione magica: permette di introdurre nell'opera la realtà circostante cambiandone ogni volta l'apparenza. Lo spettatore, come Alice che gioca ad entrare nel mondo al di là dello specchio, può entrare ed uscire a piacere nell'opera di Pistoletto.
La figura di una ragazzina bionda salta al di là dello specchio. Verso quale dimensione?
L'uscita, come l'ingresso con il buco, rappresenta simbolicamente il passaggio.
Michelangelo Pistoletto, senza titolo, 1962-71, carta fotografica su acciaio inox, 230x120 cm
Alice nel Castello delle Meraviglie.
Dimensioni, spazio e tempo nelle collezioni del Museo del Novecento
"No, no! Prima le avventure" disse il Grifone con impazienza "sono sempre così lunghe e noiose le spiegazioni."
La storia di Alice ha il pregio, come l'arte, di prestarsi a molteplici letture, da quella letterale e ludica che incanta i bambini, ai livelli più complessi dell'analisi linguistica e di quella logico-matematica. I romanzi di Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) e Attraverso lo Specchio (1871) sono classici trasposti in numerosi media e versioni.
Solo per citarne alcune ricordiamo il cartone animato della Disney Alice in Wonderland (1951) che ne ha decretato la diffusione di massa, la hit psichedelica dei Jefferson Airplane White Rabbit (1967), il video di Gary Hill Why the things get in a muddle (1985), l'animazione noire di Jan Svankmajer Alice (1987), la versione teatrale Alice vietato >18 anni (2003) del gruppo Fanny & Alexander.
Tanto successo è dovuto alla poliedricità dei due testi che, secondo Pietro Citati "Così come i Vangeli e le parabole buddiste, sono insieme libri esoterici e libri popolari".
Alice vede, nel mondo delle meraviglie e attraverso lo specchio, una realtà trasfigurata dove tutto è possibile e nulla è realmente come appare. Ogni personaggio che incontra le offre una visione particolare e anomala delle cose, ricca di stimoli e possibilità . Gli animali parlano, gli oggetti si muovono, le parole hanno tutti i significati che si vogliono loro attribuire.
Il romanzo di Carroll si presta quindi a rappresentare la metafora di un viaggio all'interno del mondo dell'arte, dove, in analogia alle esperienze di Alice, nulla è davvero o solo ciò che sembra e ogni opera rappresenta il modo particolare dell'artista di vedere le cose.
L'idea di ispirare l'allestimento alle avventure carrolliane è la rielaborazione di un iniziale progetto espositivo incentrato sulla questione delle dimensioni nell'arte del Novecento, attraverso temi come la persistenza della pittura da cavalletto e del dipinto "finestra sul mondo" e la macrodimensione nella pittura del dopoguerra. Lo sfalsamento dimensionale è peraltro il motivo ricorrente delle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie in cui la bambina bevendo e mangiando è involontariamente soggetta a repentini e sorprendenti ingrandimenti e rimpicciolimenti. L'analisi dei testi di Carroll ha inoltre permesso di arricchire la riflessione con altri temi quali la soglia e la rappresentazione del tempo nell'arte contemporanea.
Per entrare nella dimensione magica Alice cade infatti in un buco e attraversa uno specchio.
La simbologia in arte sul concetto di soglia e passaggio viene arricchita nel Novecento dal superamento della superficie piana del dipinto e dalla molteplicità della visione, temi ricorrenti nella ricerca artistica dello spazialismo e dell'arte optical e cinetica.
Il coniglio bianco corre in continuazione ripetendo ossessivamente di avere fretta: la velocità , ovvero la rappresentazione del movimento, è uno dei temi portanti nella ricerca dei futuristi.
Viceversa il tempo delle storie di Alice è anche immobile e stregato: l'orologio del coniglio segna il giorno del mese ma non le ore e, al di là dello specchio, lo stesso giorno si sussegue più volte.
Le atmosfere sospese dei quadri metafisici restituiscono l'idea di un tempo incantato in netta antitesi con l'accelerazione delle opere futuriste, a testimoniare la relatività del concetto di tempo.
L'arte del Novecento si serve spesso della verosimiglianza per mostrare la realtà in modo anomalo. Alice impara, nel mondo delle meraviglie, a confrontarsi con l'inaspettato senza pregiudizi.
Per uscire dalla mostra dobbiamo passare, come Alice, al di là di uno specchio di Michelangelo Pistoletto.
Se, grazie alla metafora dei testi di Carroll, il pubblico sarà facilitato nel rapportarsi alle tele forate di Fontana e Dadamaino, alle enormi superfici dipinte in modo volutamente rozzo e infantile dai maestri della transavanguardia, ai dipinti sulla velocità dei futuristi e alle nature morte metafisiche con curiosità e senza preconcetti, il nostro lavoro avrà colto l'obiettivo.
Marina Pugliese
Immagine: Giacomo Balla, Sventolamento, 1915, olio su tela, 34,5x28 cm
Uffici stampa:
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http://www.comune.milano.it/museiemostre
Catalogo Silvana Editoriale
Conferenza stampa Mercoledì 25 maggio 2005, ore 11.30
Inaugurazione Mercoledì 25 maggio 2005, ore 18.30
Sale Viscontee del Castello Sforzesco piazza Castello 1, 20121 Milano
Orari di apertura Tutti i giorni, dalle 9.00 alle 17.30. Chiuso il lunedì.
Biglietto d'ingresso 3 euro con ingresso ai musei del Castello Sforzesco inclusi.
Ingresso libero per bambini e ragazzi sino ai 18 anni.