No virus in this message. Un lavoro in bianco e nero sull'inganno: della pittura soprattutto ed evidentemente, ma anche della terza dimensione, del movimento, della citazione cinematografica. Ossessivo nel concentrarsi di volta in volta su una figura, l'artista trucca le logiche della visione
No virus in this message
Quello di Gianni Cuomo è un lavoro in bianco e nero sull’inganno. L’inganno della pittura soprattutto ed evidentemente, ma anche della terza dimensione, del movimento, della citazione cinematografica. Ossessivo nel concentrarsi di volta in volta su una figura, una caratteristica del volto o un particolare curioso, metodico e addirittura pignolo quando, nella stessa opera, inquadra e sviluppa questi temi in ogni forma e in ogni inquadratura possibili, l’artista trucca le logiche della visione, approfitta della fiducia e dei gusti abitudinari dello spettatore per condurlo ben presto su un terreno sconosciuto e minato.
Chi s’avvicina al lavoro credendo di veder dipingere precipita presto nei gorghi della scultura, chi a priori preferisce lo scatto meccanico della macchina finisce per trovarsi impigliato in un segno – pregnante e materico – innegabilmente pittorico, chi predilige l’inquadratura e il racconto univoci e costanti del quadro è gettato immediatamente in un vortice di lampi, flash e sequenze degno di un videoclip.
Nei lavori del giovane autore il vero e unico impasto è quello tra le tecniche e gli approcci dell’arte: le concezioni, le convinzioni, gli obbiettivi di fotografia e pittura, di scultura e video, sono sovrapposti uni agli altri, sono uniti, trattati e shakerati in modo da non poter più essere distinguibili e separabili. E il bello è che Cuomo, in verità , non sposa e non si può comunque riconoscere in nessuna tecnica classica e già praticata, non è ascrivibile ad alcuno dei campi di gioco di cui parla e su cui lavora: piuttosto che da pittore o fotografo, invece che da scultore o regista, il suo è uno stile divertito e paradossale da ricattatore, il cui metodo privilegiato rimane la vecchia lettera minatoria. Una lettera fatta di ritagli e sottrazioni, di prestiti e aggiunte, destinata a produrre un risultato chiaro ma anche allusivo, diretto ma in grado di sottintendere, da non fraintendere ma anche capace di non lasciar alcuna traccia della propria genesi. Con le immagini nelle composizioni a parete, usando le lettere nelle piccole e divertenti sculture, l’artista ricatta quel mondo dell’arte sempre sicuro dei problemi da affrontare e delle soluzioni da scegliere, dei gusti di moda e delle forme demodè. Il messaggio è evidente: datemi attenzione o mostrerò le incongruenze delle convinzioni al potere.
(Dal testo in catalogo di Maurizio Sciaccaluga)
Gianni Cuomo
Nato a Battipaglia (SA) nel 1962 studia a Milano tecniche pittoriche.
Esordisce proponendo opere di modificazione del linguaggio di comunicazione di massa, utilizzando immagini di manifesti o dei media per restituirli stravolti e deformati.
Tali opere costituivano il corpus della mostra personale alla galleria PIZIARTE di Teramo.
Gli attuali lavori sono rigorosamente in bianco e nero dove “bassorilievi post-moderni†e sculture antropomorfe evidenziano il disagio umano dei continui “Update†che il sistema contemporaneo richiede.
Dagli inizi del 2000 Il Torchio – Costantini Arte Contemporanea propone il lavoro dell’artista in galleria e nelle più importanti fiere dell’arte italiane quali Miart e Arte Fiera Bologna.
Vive e lavora a Milano.
Catalogo in galleria
A cura di Maurizio Sciaccaluga
Inaugurazione giovedì 26 maggio 2005, dalle ore 18.00 alle ore 21.30
Il Torchio - Costantini Arte Contemporanea
Via Crema, 8 - Milano
Orario 10.00-12.30; 15.30-19.30 – chiuso lunedì mattina e festivi