Partendo da recenti esperienze video dei tre artisti, la mostra presenta opere fotografiche e installazioni dedicate al tema dell'adattabilita' e del riconoscimento, dell'accettazione (o rifiuto) dell'io apparente. Fotografie, video, installazioni di Simone Giovagnorio, Benedetta Panisson e Chiara Tommasi.
Fotografie, video, installazioni di Simone Giovagnorio, Benedetta Panisson e Chiara Tommasi
Mercoledì 1 giugno, alle 19.30, inaugura a Roma presso i nuovi ambienti del Granma adiacenti a Via dei Coronari la mostra ID., tripla personale composta da fotografie, video, installazioni di Simone Giovagnorio, Benedetta Panisson, Chiara Tommasi.
Pensata specificamente per lo spazio ospitante, ID. concede ad ogni artista invitato una stanza da gestire autonomamente, da “occupare†secondo personali esigenze d’allestimento che possano soddisfare la necessità di libertà ed intimità utile all’attenuazione delle tipiche costrizioni espositive.
Partendo da recenti esperienze video dei tre artisti coinvolti -rappresentanti di altrettante classi: ’75, ’80 e ‘66- la mostra presenterà loro opere fotografiche e installazioni dedicate al tema più che mai attuale dell’adattabilità e del riconoscimento, dell’accettazione (o rifiuto) dell’io apparente.
Si creeranno pertanto spazi privati capaci di accogliere le volontà espressive di ogni singolo artista, ambientando contemporaneamente il visitatore all’interno di una dimensione non più di semplice fruizione visiva, ma mentale, e conducendolo, attraverso le abitudini tipiche dei rapporti privati, nel mondo voluto esclusivamente dall’artista.
“Di qui non si esce, finché io non vi abbia offerto uno specchio in cui possiate vedere la più riposta parte di voi.â€
La mostra, a cura di Stefano Elena, resterà aperta sino all’11 giugno.
Simone Giovagnorio (Roma, 1975)
Profondamente interessato alle tematiche legate all’omologazione indotta dell’uomo, alla serialità dei suoi sistemi urbani e consumistici, propone con il video “TOI†un viaggio visionario all’interno di un corto circuito ottico e percettivo che coinvolge la staticità di certi spostamenti, l’annientamento della soggettività e la perdita di una lucida capacità psicomotoria diventata sconnessa a causa della perdita di un’identità precisa che possa rendere l’individuo un singolo individuo e non il componente di un insieme anonimo.
Le sue opere fotografiche affrontano le problematiche di una collettività disastrata dai propri comportamenti autolesionistici mentre le installazioni dialogano con diversi aspetti della malattia e della biotecnologia più esasperata, capace di rendere plausibile un sogno simbiotico futuribile decisamente lontano da specifici pregiudizi affettivi.
Benedetta Panisson (Venezia, 1980)
Presenta la sua ultima videoinstallazione, “LIBERAMI DAL MALEâ€, composta da una trasmissione in loop e dall’affissione di quattro fotografie visibili assumendo un diverso punto di vista rispetto a quello che permette la fruizione del video. Il suo lavoro analizza la mimica della spiritualità incerta alla ricerca di una guarigione quasi esorcistica, di un’enervazione che possa rimediare all’ossessiva e confusionaria (in)certezza dell’io nell’io, del legame legato, di un sé che convive con propri multipli interni che interessano corpo, mente e metodo. Accanto alla soffice e quasi femminile maniera della protagonista del video (la stessa Panisson), gli scatti fotografici riproducono alcuni dei momenti filmati caricati però d’impeto e rabbia insoddisfatta che probabilmente non saprà placarsi, confermando ulteriormente l’irraggiungibilità di una pace personale in grado di fornire risposte o solo riposo.
Chiara Tommasi (Ravenna, 1966)
E’ indubbiamente la femminilità ad abitare la stanza di Chiara Tommasi. L’essere donna, nei due video dell’artista e nelle sue gigantografie, deve prevedere e conteggiare (all’infinito) gesti, movenze e pose la cui indole iperavvolgente e totalizzante sfiora il parossismo e patisce le aspettative. Il corpo, le fattezze e i doveri della sensualità sembrano allarmati dalla loro stessa affermazione, così convinta, così decisamente convinta, da dimenticare la spontaneità per attenersi all’impegno e al ruolo impiegatizio dell’estetica più docile.
Il moto perpetuo quindi quale punto d’arrivo dal quale tornare: un’inversione comportamentale voluta dall’insopportabilità di una funzione troppo a lungo sostenuta e rispettata, al limite della resistenza e poi del pentimento. Il sesso affermato, insoddisfatto della propria ricorrente attendibilità , continua a cercarsi e lamentarsi, ad agitarsi, per testimoniare a voce alta la rilevanza decisiva e vincolante del soddisfacimento istintuale non prescritto.
Granma
via Vecchiarelli 39 - Roma