''Gli Spazi dell'Utopia e' un ciclo fotografico dedicato alla rappresentazione delle architetture utopiche di Etienne Louis Boullee e Claude-Nicolas Ledoux, autori del razionalismo illuminista francese. Tutte le immagini raccontano di progetti mai realizzati e sono restituzioni fotografiche di disegni e iconografie tratte da volumi e incisioni.'' Luigi Fassi
GLI SPAZI DELL’UTOPIA
PRIME VISIONI
ciclo di ricerca e proposta di nuovi artisti
a cura di Vitamin arte contemporanea
Edizione 2005
Testo critico a cura di Luigi Fassi
Gli Spazi dell'Utopia è un ciclo fotografico di Marco Campanini dedicato alla rappresentazione delle architetture utopiche di Etienne Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux, autori del razionalismo illuminista francese. Tutte le immagini raccontano di progetti mai realizzati e sono restituzioni fotografiche di disegni e iconografie tratte da volumi e incisioni. L’arte di Campanini è così riproduzione di riproduzione, in un costante rilancio concettuale che sedimenta e ripropone una dimensione interrogativa radicata nel cuore della tradizione utopica europea. Finestre di ascolto aperte sulla voragine del passato e delle nostre memorie culturali, gli scatti dell’artista rivelano in ciò una profonda conoscenza dell’opera di Luigi Ghirri e della sua costante volontà di filtrare l’esteriorità spaziale con la dimensione interiore e storicistica della memoria, in un atteggiamento di autentica pietas verso il retroterra culturale cui si appartiene. Come lame metafisiche immerse attraverso i secoli sino a sollecitare il presente, le architetture utopiche e i paesaggi selezionati da Campanini sono anelli di congiunzione emblematica tra la dimensione fisica dell’abitare e quella concettuale dell’idealità e del pensiero. Vere “città invisibili†della memoria e custodi ancestrali della nostra tradizione culturale, le micrografie fotografiche di Campanini sono veri fondali di significazione, direttrici semantiche che raccontano la multiformità del pensiero utopico e la sua mai sopita urgenza nel nostro presente. Come lo Jaques Austerlitz di W.G.Sebald, ossessionato dalla volontà di penetrare il segreto delle architetture visionarie dell’Ottocento, allo stesso tempo cattedrali simboliche di vita e morte, felicità e infelicità , Marco Campanini persegue un’ideale ricerca ermeneutica, tesa sul crinale che fa confinare l’utopia con il senso della disfatta. Proprio il confronto con la storia segna l’aspetto più affascinante di questa ricerca creativa. L’intreccio labirintico di presente e passato instaura una dimensione di confronto inquieto con la contemporaneità , come se i flussi secolari di eventi e paesaggi culturali che hanno informato la nostra storia avessero smarrito una reale capacità di aderenza con il tempo odierno, consegnando quest’ultimo a una dimensione di sottile insicurezza. In questo senso l’arte di Campanini è una vera interrogazione filosofica del presente, e rivela assonanze concettuali con la ricerca di Giulio Paolini e la sua elegiaca meditazione sul passato, cui noi possiamo accedere solo nelle forme di uno sguardo labile e sfuocato, come quello ormai irraggiungibile del Giovane che guarda Lorenzo Lotto. La trionfale grandiosità che domina nei soggetti prescelti dall’artista, pare così destinata insieme ad essi a un’erosione inevitabile, destino emblematico di un passato lontanissimo, di cui rimangono solo i frammenti dispersi raccolti fotograficamente sulle pagine di libri antichi.
Luigi Fassi
Inaugurazione Martedì 7 Giugno 2005 ore 19-21.30.
VITAMIN Arte Contemporanea
C.so S. Maurizio 73/b
Torino