Palazzo Fortuny
Venezia
S. Marco, 3958 (San Beneto)
041 2747607, 041 5200995 FAX 041 5223088
WEB
Henri Foucault, Satori
dal 9/6/2005 al 6/11/2005
WEB
Segnalato da

Musei Civici Veneziani - Marketing e Comunicazione




 
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9/6/2005

Henri Foucault, Satori

Palazzo Fortuny, Venezia

Immagini fotografiche di Mariano Fortuny bucate e/o ridisegnate da centinaia di spilli. La mostra si integra negli spazi dell'atelier dell'artista e con opere che 'assemblano' anche concettualmente fotografia e materia tridimensionale, installazioni video e una scultura a pavimento composta da 12 elementi. si tratta di 2 serie diverse (Sosein e Satori) centrate sul tema della corporeita'


comunicato stampa

Immagini fotografiche di Mariano Fortuny bucate e/o ridisegnate da centinaia di spilli

Curata da Dominique Païni e organizzata, nell’ambito della 51.esposizione internazionale d’arte-La Biennale di Venezia, grazie alla collaborazione tra Musei Civici Veneziani e Baudoin Lebon, Parigi
con il sostegno diAFAA Association Française d’Action Artistique, Fondazione Pierre Bergé - Yves Saint Laurent, Fondazione Antonio Mazzotta, Alliance française di Venezia, con il patrocinio della
Delegazione Culturale dell’Ambasciata di Francia a Venezia.

La mostra è allestita al primo piano nobile del Palazzo, si integra nei suggestivi spazi e arredi dell’atelier di Mariano Fortuny e presenta una serie di opere (immagini fotografiche bucate e/o ridisegnate da centinaia di spilli ad esse sovrapposti) in grado di “assemblare” anche concettualmente fotografia e materia tridimensionale, oltre a installazioni video e una scultura a pavimento composta da dodici elementi.

“Mariano Fortuny fu un grande artista moderno le cui invenzioni spaziavano dai sistemi di illuminotecnica teatrale a particolari metodi per la tintura e la stampa dei tessili- Conoscere le sue opere nelle collezioni di Palazzo Fortuny mi ha permesso di tracciare dei paralleli con la mia stessa ricerca. Questioni connesse a luce, forma, materia, struttura, serialità e arti decorative sono, infatti, al centro delle mie cure. Immagino questa mostra come un’opportunità per creare un dialogo tra opere d’arte, attraverso il tempo, con lo spirito e il lavoro di Fortuny” così Henri Foucault interpreta e spiega la sua presenza al Fortuny.

Le opere esposte comprendono due serie diverse (Sosein e Satori) di composizioni di immagini fotografiche, centrate sui temi diversi della corporeità, bucate da punzoni o ridefinite da un fitto strato di spilli d’acciaio ad esse sovrapposto. Il lavoro è sulla percezione della luce, sulla ridefinizione del senso del volume, sul rapporto tra bidimensionale e tridimensionale, tra forma e struttura, e ancora sul rapporto tra scultura e fotografia.

Spesso, ciò che si cerca nella rappresentazione fotografica dei corpi e delle cose è la massa piuttosto che i contorni; la pesantezza piuttosto che l’evanescenza, la modulazione volumetrica piuttosto che l’allungamento diafano delle superfici. Però, Henri Foucault sapeva da lungo tempo, che la fotografia ha anche l’innegabile dono di magnificare la materia, di potersi cimentare col problema dello spazio, della forma e della serialità della rappresentazione. Dall’apparente conflitto tra il lento sviluppo di un volume e la fulmineità dell’atto fotografico, sorge la possibilità di fondere i concetti dello scolpire e del fotografare. Sosein e Satori, le due serie presentate a Venezia, sono l’approdo temporaneo di questo incontro e del superamento radicale delle tradizionali categorie artistiche.Fotografare poi scolpire, è in questo ordine che si eseguono le operazioni. Il punto di partenza è il modello, il corpo, che , con una tecnica particolare, risulta nell’immagine fotografica allungato, i dettagli eliminati in favore di un campo luminescente, il contorno sfocato privilegiato rispetto ai contorni netti. A questa rappresentazione spettrale del reale, a questo fantasma di corpo, malgrado tutto così presente, Henri Foucault, dà una nuova dimensione, scolpendola. Con Sosein, (iniziato nel 2000), l’azione ulteriore consiste nell’intervenire sulla carta fotografica, bucandola con un effetto di trama seriale e ingrandita, tentativo di sottrazione della materia come nell’atto dello scolpire. Le prove fotografiche, sovrapposte, non allineate una rispetto all’altra, presentano un effetto di ricerca del riflesso, una vivacità tra un fondo nero e il bianco delle impressioni corporali.
L’azione principale dei Satori, la seconda serie iniziata nel 2002, non è di sottrazione ma di aggiunta, di accumulazione. I fotogrammi dei corpi sono invasi da migliaia di spilli dalle capocchie scintillanti, che ridefiniscono il modello grazie alla vibrazione luminosa che ondula la superficie di questa epidermide metallicamente risplendente. Il titolo scelto, Satori, proviene da un riferimento di Roland Barthes alla cultura Zen , e che sta per illuminazione della coscienza, brivido della lucidità.

Illuminazione, scossa, brivido, sono gli elementi che mettono alla prova la materia fotografica quando accetta il rischio della scultura. Erede della storia delle arti, espone dei conflitti ragionati tra lo spessore delle cose e la superficie illusionista della rappresentazione. Opera fisicamente inquietata dal mondo reale, coniuga la stabilità e la leggerezza. Brillantemente studiata, alterna il lavoro e il sogno.

Musei Civici Veneziani, Marketing, Immagine e Comunicazione - Monica da Cortà Fumei, Riccardo Bon, Alessandro Paolinelli, Sofia Rinaldi, tel.++390412747607/08/14/18 fax/04 mkt.musei@comune.venezia.it

Inaugurazione: alle ore 12.30 di venerdì 10 giugno 2005, al primo piano nobile di Palazzo Fortuny

Palazzo Fortuny - atelier al primo piano
S. Marco 3780
Venezia
Orario: 10/18 (biglietteria 10/17, chiuso lunedì)

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