Orizzonti. La mostra nasce dal desiderio di confrontarsi sul rapporto tra spazio e tempo, nell'intento di delineare una dimensione in cui entrambi siano sentiti in funzione uno dell'altro. Le radici dei lavori accantonano la pittura fatta di gesti misurati, per scoprire la poesia di segni incisi nel metallo.
Orizzonti
A cura di Loredana Rea
La mostra, è il sesto ed ultimo appuntamento del ciclo Riflessioni sul contemporaneo, in cui i critici Ivana D’Agostino e Loredana Rea hanno presentato nell’arco di tempo compreso tra gennaio e giugno sei artisti – oltre a Impallara, Anna Dorsa, Nicola Liberatore, Guido Pecci, Cosimo Epicoco e Teresa Pollidori – differenti per formazione, scelte e, soprattutto, modalità espressive.
L’idea che sta alla base di questo nuovo ciclo non è stata un tentativo di ricognizione sistematica su quanto accade in un territorio vasto e multiforme qual è quello della sperimentazione artistica, né tanto meno quello di un’impossibile classificazione organica. L’intento è stato quello di riflettere criticamente sul presente, per cogliere le motivazioni vere delle pratiche espressive e le direzioni tangenti o divergenti dei criteri metodologici e progettuali e restituire, poi, uno spaccato, certamente incompleto, ma sicuramente vitale della contemporaneità .
La mostra di Ada Impallara nasce dal desiderio a lungo coltivato di confrontarsi sul rapporto tra spazio e tempo, nell’intento di delineare una dimensione in cui entrambi siano intesi in funzione uno dell’altro. Un discorso che nella serie degli Orizzonti (2001-2004) ha raggiunto un grado di maturità tale da permetterle di costruire ora un linguaggio rigoroso eppure estremamente allusivo, giocato tutto sulla centralità della pittura, ma anche sulla necessità di andare oltre.
Proprio negli Orizzonti affondano le radici questi lavori recenti elaborati espressamente per Studio Arte Fuori Centro, che accantonano la pittura fatta di gesti misurati e sensualità materiche, per scoprire la poesia di segni sapientemente incisi nel metallo e di ampie campiture ottenute con controllate morsure. L’idea intorno a cui Impallara ha costruito questa sua personale è, infatti, quella di rilevare la forza della pittura, che però è diventa velatura leggera, ottenuta attraverso l’acidazione delle lastre e una tessitura di segni incisi nel metallo, ad esaltare da una parte le qualità intrinseche della superficie scelta come supporto, dall’altra per delineare allusivamente i differenti orizzonti della visione che si intersecano nello spazio. Per l’occasione ha realizzato un’installazione complessa, che coinvolge l’intero luogo espositivo: su pareti e pavimento si materializzano le linee direttrici dello spazio, incise su ampie superfici metalliche o tracciate sull’intonaco o il cotto. L’intenzione, infatti, è quella di andare oltre la tela, di distruggere il luogo fisico del quadro: la luce vibra sul muro, che non è più semplice confine tra il qui e l’oltre, moltiplica l’ordito dei segni ed esalta la tessitura delle superfici, a dissolvere il limite tra il finito e l’infinito.
Inaugurazione: martedì 7 giugno 2005, ore 18,00
Studio Arte Fuori Centro
via Ercole Bombelli 22 - Roma
Orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.