Senza Fiato. L'artista ci invita ad un dialogo tra la nostra razionalita' e la propria poetica che, per metafore e allegorie, conduce attraverso la sua personale visione del mondo offrendocelo come rappresentato su di un palcoscenico.
Senza Fiato
Come scrive Marcello Salvati, nell'arte di Kurt Mair si ravvisano alcuni dati salienti, che sono i binari su cui l'artista costruisce la propria visione.
Il primo è quello relativo al suo grande amore per la vita, che egli raffigura nei disegni, ora tradotti in grafica, ora in dipinti. Donne e uomini dalla bellezza non eterea o patinata ma carnale e dirompente, umanità fatta di carne, ossa e sangue. Il secondo è riferito alla sua persona: egli stesso universo Macro e Micro, egli stesso Uomo e Dio in una sintesi spirituale materialmente laica o, meglio ancora, di pregnante stampo orientale, dove la ''bellezza interiore'' è quella dello stato più nobile insito nell'uomo , ovvero quello della buddità , quale elevazione ad una percezione del mondo immune da distorsioni e fraintendimenti. Ecco, allora nascere opere che chiariscono questo concetto, lo rendono palese ai nostri occhi, sottolineato dalla composizione scenografica dei corpi, ora affiancati,ora contrapposti, ora solitari, inseriti in un paesaggio latente e tutto mentale, che si lascia intravedere solo nel profondo del nostro subconscio . E' lo stesso paesaggio, la stessa realtà che noi , consapevolmente, non vediamo ma ci inventiamo ogni volta nei nostri sogni, spesso ad occhi aperti, spesso causati da una tristezza e da una sofferenza che non riusciamo più a trattenere.
L'antidoto al nostro tormento lo troviamo nelle opere di Mair, nei suoi personaggi, essi emanano una forza così grande da sopraffare ogni delusione, ogni scoramento personale per offrirci un nuovo appiglio a cui aggrapparci e farci esclamare: ''ecco dove è finita la vita: è lì in quei corpi, in quegli sguardi sinceri che ci sfida''. L'arte di Kurt Mair ci invita , insomma, ad un dialogo tra la nostra razionalità , a volte calcolatrice e opportunista, e la propria poetica che, per metafore e allegorie, ci conduce attraverso la sua personale visione del mondo, nei suoi lati oscuri e in quelli illuminati, offrendocelo come rappresentato su di un palcoscenico: drammatico, allegro, comico ma sempre immagine fedele di noi stessi.
La mostra proporrà 16 dipinti inediti olio su tela e su carta ed una selezione dell’opera grafica, materia che Kurt Mair pratica da sempre con straordinaria capacità tecnica e passione. Nel “gesto†dell’incidere egli ritrova quel piacere della manualità che consente al suo pensiero creativo di esprimersi per gradi, fino a raggiungere attraverso trame e colori i toni ben calibrati del suo romantico lirismo.
Kurt Mair, nato nel 1954 a Mengen in Germania, da diversi anni vive e lavora in Italia. All’Università di Freiburg ha compiuto studi sulla storia dell’arte, archeologia e giapanologia. Diplomato in incisione e litografia all’â€Ecole des Arts Decoratifs†di Strasburgo. Sulla sua opera hanno scritto autorevoli critici d’arte fra cui Salvati, Mistrangelo, Levi, Bishoff, Rolla, Virginia Pérez-Ratton.
In collaborazione con la Galleria Micrò di Torino
Galleria FYR
Borgo degli Albizi 23 - Firenze