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Arturo Lini
dal 10/6/2005 al 2/9/2005
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Arturo Lini



 
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10/6/2005

Arturo Lini

Oe Club, Firenze

I due lati della navata. Sulle tele si sovrappongono stesure di colore fino alla composizione di una superficie materica spessa, una partitura brulicante di segni dove si posano forme geometriche, che paiono affiorare da un inconscio o memoria collettiva.


comunicato stampa

I due lati della navata

La mostra presenta alcune opere recenti dell'artista toscano disposte sui due lati longitudinali dello spazio espositivo, come minuscole pale d'altare che si affacciano dalle pareti delle due navate laterali di una ipotetica chiesa romanica. Sulle tele si sovrappongono diverse stesure di colore fino alla composizione di una superficie materica e spessa, una partitura brulicante di segni dove si posano forme geometriche, quali il quadrato o la circonferenza, che paiono affiorare da un inconscio o memoria collettiva, come antichi simboli lasciati da antiche e millenarie civilta sedimentare sul fondo delle epoche. Così, in una nota introduttiva alla mostra, l'artista descrive le origini di queste opere: '' Mi hanno sempre stupito e affascinato i primi, antichi, segni dell'uomo, così come li vediamo incisi sulle pareti delle grotte preistoriche: l'impronta di una mano, oppure una serie di segni geometrici, l'abbozzo di una figura naturale. Nel tempo ho fatto, e continuo a fare, diverse cose: poesia, poesia visiva, pittura, arte multimediale, sempre ricercando quella stessa essenzialità, e dietro quella il mistero che la partorì. Ho dell'arte un'idea antica: che essa sia la voce di uno Spirito, e non ho mai pensato che per un Dio ci sia differenza ad esprimersi attraverso l'inchiostro di una penna o il colore di una vernice o il bit di una macchina elettronica. Nell'arte romanica, nelle sacre icone, e nell'arte africana vive qualcosa che mi è vicino:il primato di un ''altrove'' sulla realtà. In una maschera africana apprezzo il sistema dei segni che sopravanza il referente naturale. Due occhi che in realtà vogliono essere due cerchi, la forma ovale di una bocca, la linea del naso che segna lo sviluppo di una forza verticale. Tutto questo afferma la presenza di un principio d'ordine, il riflesso di una regola celeste così necessaria all'identità dell'io”.

Della sua opera ha recentemente scritto Nicola Micieli “...Nel senso del recupero antropologico di segni primari che, sedimentati nella coscienza collettiva, istituiscono nessi profondi e intuitivi tra culture (e dunque filosofie, visioni del mondo, costumi) assai diverse e separate nel tempo e nello spazio, si è decisamente orientata la pittura recente di Arturo Lini.”

Con il titolo Partiture Lini ha designato opere in cui la ricerca di forme essenziali, quanto a strutture spaziali, non è disgiunta dal sensibilismo degli impasti materici che per la loro soffusa densità, come molle cera consentono di registrare segni impronte grumi evocativi dell'uomo e delle sue stagioni. Inoltre, la semplificazione del linguaggio determina campi visivi che, in forma di cerchi e quadrati, funzionano da aree sacre, e posseggono una loro intrinseca funzione simbolica. Sono figure archetipali diffusissime nella tradizione religiosa dell'Estremo Oriente, ma rinvenibili un po' ovunque, incluso l'Occidente, e penso ai tantra e ai mandala studiati da Jung. Mentre Tommaso Paloscia, in occasione della mostra alla Galleria Mentana di Firenze, nel 1994, cosi scriveva “... L’ incantevole Volterra dove Lini è nato e dove è rimasto fino all’ età di cinque anni. I muri del centro storico e anche quelli periferici, i bugnati corrosi dal tempo e resi evanescenti nella descrizione per via di labili informazioni di memoria: fatti e situazioni che tornano prepotentemente nei solchi della ricerca, frammenti di reperti archeologici dissepolti dall’ avanzare dell’ aratro che affonda il vomere nella terra, misteriosa memoria del tempo in cui fu madre feconda di antiche colture. In tale impasto di esperienze coscienti o inconsapevoli l’ anima di Lini esplora il sentiero più congeniale all’ arte sua che si manifesta con rari pentimenti a mano a mano che quelle verità vengono alla luce, ricche di civiltà stratificate. Realtà e immaginario insieme che disserrano a lui, pittore, la porta del mondo incantato della poesia…”

Culture stratificate nelle forme di Lini Catalogo alla mostra, Firenze 1994

Inaugurazione: sabato 11 giugno ore 18.00

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