Scarpitta - "questo americano nelle cui vene sangue italiano e sangue slavo costituiscono una miscela esplosiva", come affermava Gillo Dorfles nel catalogo della mostra del 1964 presso la Galleria dell'Ariete - può essere considerato, insieme a Burri, Fontana, Manzoni e pochi altri, uno dei protagonisti del rinnovamento dell'arte italiana del dopoguerra.
Scarpitta - "questo americano nelle cui vene sangue italiano e sangue slavo costituiscono una miscela esplosiva", come affermava Gillo Dorfles nel catalogo della mostra del 1964 presso la Galleria dell'Ariete - può essere considerato, insieme a Burri, Fontana, Manzoni e pochi altri, uno dei protagonisti del rinnovamento dell'arte italiana del dopoguerra.
Il suo lungo percorso artistico è scandito da una continua ricerca, che lo vede spaziare dai primi lavori informali alle "Fasce" degli anni cinquanta (lavori nei quali l'artista lacera le tele per ricomporle con incroci e sovrapposizioni), dalle "X" dei primi anni sessanta alle "slitte" degli anni '70, dalle auto da corsa sino alle ultime opere, dove si trova qualche eco delle slitte dei Nativi Americani.
In mostra saranno esposte trenta opere, dalla "Bicicletta" del 1950 alle 'Fasce' del 1958/59, al ciclo delle opere esposte per la prima volta nella Galleria Leo Castelli (ben otto sono le personali di Scarpitta nella prestigiosa Galleria), alle "Slitte". Saranno esposte anche due opere inedite: Clothesline, 1958 e Novopan, 1961.
Tra le opere più spettacolari: Racing car,1990 (Scarpitta è un appassionato di corse sulle piste di terra battuta e attualmente, è il team manager di una scuderia che porta il suo nome) e Hill Canoe, 1990, che testimonia l'amore per la terra e la libertà ben espresso da strumenti 'primitivi' e originali, semplici e forti come quelli delle tribù indiane.
Ma accanto a questa vena narrativa fatta di racconti visivi robusti e ribelli, si percepisce nei suoi lavori anche una sapienza del gesto, del frammento, dell'oggetto, che riconduce alle esperienze linguistiche ed espressive dell'astrattismo europeo e americano, che in Scarpitta si fondono magistralmente, senza che l'artista possa essere inscritto nella categoria - per lui limitativa - dell'astrazione.
E' la singolarità del suo lavoro, la grande autonomia rispetto ad ogni esperienza americana o italiana , che hanno fatto di Scarpitta un autentico 'caso' dell'arte contemporanea, non riconducibile a nulla se non a se stesso. Scarpitta viene finalmente riconosciuto come un grande e riuscito esempio di libertà creativa.
Un catalogo riccamente illustrato accompagna la mostra, con testi di Piero Dorazio, Lorella Giudici, Flaminio Gualdoni, Marco Meneguzzo, Elena Pontiggia, Luigi Sansone.
Inaugurazione - giovedi' 23 novembre - ore 18,30.
Centro d'Arte Arbur - Corso di Porta Romana 6 - Milano - Tel: 02 72018542 - Fax: 02 86999812