I dipinti di Fabio Bonetti nascono da decine di diapositive necessarie a ottenere lo scheletro dell'immagine che andra' poi ad astrarre con ampie campiture di colore. Per Marco Campanini invece, la fotografia rappresenta il linguaggio scelto come strumento d'investigazione all'interno di uno spazio immaginario.
Fabio Bonetti - Marco Campanini
L’occasione di questa bi-personale, oltre ad offrire una conoscenza approfondita dei due giovani autori in mostra, è anche motivo di riflessione sul medium fotografico, mezzo il cui utilizzo è diventato ormai imprescindibile per molta rappresentazione artistica. Fabio Bonetti e Marco Campanini, nati entrambi nel 1981, l’uno a Modena e l’altro a Parma, rappresentano due delle tante strade che la fotografia ha intrapreso negli ultimi anni. Per Bonetti l’immagine fotografica è propedeutica al quadro, ma è anche un modo di osservare la realtà . I suoi dipinti nascono da decine di diapositive necessarie all’artista per ottenere lo scheletro dell’immagine, che andrà poi ad astrarre con ampie campiture di colore. Per Campanini invece la fotografia rappresenta il linguaggio prescelto come strumento d’investigazione all’interno di uno spazio immaginario, come può essere un paesaggio dipinto. Le sue fotografie sono ispirate al genere letterario tipicamente settecentesco della “Promenade picturaleâ€.
Mentre Fabio Bonetti utilizza la fotografia per realizzare un dipinto, Marco Campanini “viaggia†nella pittura servendosi del mezzo fotografico.
Ciò che colpisce a prima vista nei quadri di Fabio Bonetti è la matrice cinematografica che li accomuna. Lo sguardo che si nasconde dietro a quelle inquadrature proviene da un occhio allenato al cinema. Questa caratteristica, ormai da qualche anno comune a diversi suoi colleghi, è diventata uno strumento identificativo di molta pittura contemporanea. Il lavoro dell’artista modenese, infatti, per sua stessa dichiarazione, attinge a piene mani dalle riprese ribassate e grandangolari di Orson Welles e dai plongée di Alfred Hitchcock. Dal grande regista de La finestra sul cortile, Fabio Bonetti, sembra ereditare lo sguardo indiscreto sulle cose, capace di fare emergere piccoli “conflitti†sapientemente celati da una figurazione laccata e apparentemente felice. Sono i “confini†spaziali di quei corpi grigi ed instabili presenti nelle sue pitture a generare un conflitto, un “incidente†puramente mentale che nulla ha a che fare con la violenza di molti film noir.
Le fotografie di Marco Campanini sono una sorta di reportage all’interno di libri, riproduzioni di quadri o di stampe antiche; una passeggiata virtuale all’interno di uno spazio immaginario, ispirata a quella critica d’arte settecentesca che si serviva dell’illusione per fare rivivere sensazioni o suggerire narrazioni partendo dal dipinto. L’artista quindi non si limita a guardare o conoscere opere d’arte antica, non si interessa solamente al loro aspetto formale, cerca invece in esse nuove immagini, nuovi racconti, capaci di rimanere latenti finché non sviluppati dalla sua immaginazione. La dimensione esperienziale-comportamentista dei suoi “paesaggiâ€, lo colloca inevitabilmente vicino all’assetto esplicitamente concettuale dei primi lavori di Luigi Ghirri e di analoghe esperienze iniziate sempre negli anni settanta da Franco Vaccari, all’insegna di quella fruizione virtuale della realtà che la fotografia è in grado di offrirci.
Luca Panaro
Fabio Bonetti è nato nel 1981 a Modena. Vive e lavora a Modena
Marco Campanini è nato nel 1981 a Parma. Vive e lavora a Fidenza
Inaugurazione: sabato 18 giugno, ore 18.30
Galleria Estro
Via S. Prosdocimo 30 - Padova
Orari: da martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30