Padiglione d'Arte Contemporanea - PAC
Milano
via Palestro, 14
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Arte, religione e politica
dal 6/7/2005 al 18/9/2005
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Segnalato da

Riccardo Del Conte




 
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6/7/2005

Arte, religione e politica

Padiglione d'Arte Contemporanea - PAC, Milano

L'Europa puo' essere fiera della sua cultura laica, ma sono molte le minoranze del Terzo Mondo in lotta che si coalizzano sulla base di valori religiosi o magici e producono espressioni visive degne di attenzione, opere quasi sempre collegate a una storia e a una tradizione. Hanno in generale subito trasformazioni profonde connesse alla mondializzazione, ma spesso sono ancorate nella modernita' di cui hanno saputo integrare le forme e le tecniche. Le principali espressioni delle civilta' umane sono rappresentate in un'unica mostra, che vede la partecipazione di numerosi artisti provenienti da tutti e cinque i continenti


comunicato stampa

A cura di Jean-Hubert Martin

I termini "politica" e "religione" sono raramente associati nell'ambito dell'arte contemporanea, essendo in ogni caso il fenomeno religioso escluso dalla discussione in virtù del dogma hegeliano su cui si fonda la modernità.
Dal romanticismo in poi la politica è il criterio ineludibile del giudizio estetico. Oggi più che mai esso costituisce la pietra angolare della valutazione artistica. Nelle questioni artistiche, la necessità di opporsi al conservatorismo e di lottare per un progressismo che rechi vantaggio all'umanità tutta intera ha spesso preso il sopravvento sugli aspetti strettamente formali, considerati come secondari o accessori. Grazie all'arte concettuale, la questione del senso e più ancora del discorso politico ha assunto una tale importanza da diffondere l'idea che se il concetto è pertinente, anche la forma che ne deriva lo è automaticamente.
In questo contesto il concetto di politica è sempre basato sul rapporto di forze formulato dall'Occidente, con la sua coloritura marxista: socialismo, conservatorismo, colonialismo, indipendenza... È anche associato, con incredibile arroganza, alla storia occidentale delle lotte militanti, escludendo dunque molte delle popolazioni del Terzo Mondo, considerate con disprezzo e compassione perché non hanno vissuto questa esperienza storica.
Il luogo comune della "religione = oppio dei popoli" resta uno dei retaggi marxisti più difficili da scalzare o ridimensionare.
L'agnosticismo della filosofia dei Lumi costituisce tuttora la via progressista atta a strappare le masse all'oscurantismo religioso e superstizioso. Ma le culture del mondo non hanno seguito la stessa evoluzione storica dell'Europa. In ogni paese le battaglie si sono svolte secondo un percorso diverso e la lotta politica non passa necessariamente per la negazione dell'elemento religioso.
L'Europa può essere fiera della sua cultura laica. Ciò non esclude che i riti di passaggio continuino a portare il segno dell'elemento religioso o siano ricalcati su di esso.
Le comunità oppresse del Terzo Mondo che si raggruppano per affermare la propria identità e opporsi alle forze dominatrici dei poteri centrali hanno spesso come riferimento comune delle tradizioni a forte connotazione religiosa. Sono molte le minoranze in lotta, in particolare nei paesi a colonialismo interno, che si coalizzano sulla base di valori religiosi o magici. Gli aborigeni australiani, per esempio.
Oggi non è più possibile applicare lo schema semplicistico secondo cui ogni espressione visiva emanante da un'attività religiosa debba essere per forza relegata ai livelli dell'arcaismo o dell'oscurantismo. Le ragioni sono numerose se si accetta il postulato secondo il quale dobbiamo trovare oggi un nuovo sistema di valori interculturali che rimpiazzi la storia dell'arte occidentale etnocentrica. Il posto che essa aveva assegnato alle grandi civiltà del passato
era dettato dallo schema coloniale che decretava preistoriche le società prive di scrittura.
Ciò che oggi viene essenzialmente censurato dai musei è l'attuale arte religiosa collegata ai riti funerari o alle pratiche magiche. I musei d'arte moderna fondano la loro azione sul paradigma hegeliano del divorzio fra arte e religione. La fede nell'arte e nelle sue virtù umaniste non va molto d'accordo con la fede religiosa e il suo assolutismo esclusivo. Si riconoscono senza problemi come arte le espressioni religiose anteriori al periodo coloniale, ma in quelle che vengono dopo s'individua un doppio handicap: primo, non corrispondono a una modernità agnostica; secondo, sono generate a contatto con la nostra cultura, ossia il cristianesimo, il che le rende impure agli occhi di esperti avidi di autenticità. Rispetto alla tassonomia occidentale, queste espressioni religiose appartengono a una no man's land. La separazione dei poteri esistente nelle società democratiche dà origine a un doppio movimento paradossale: i missionari bruciano i feticci, che sono invece collezionati dagli etnologhi e messi in valore dagli artisti d'avanguardia. Si sta però beni attenti a insistere sulla loro grande antichità (che li rende ancora più pregiati), per evitare di porsi la questione degli autori. Mai un artista africano tradizionale è stato invitato a esporre in una galleria parigina.
In tutto il mondo numerose minoranze oppresse tentano di resistere all'assimilazione, all'omogeneizzazione e all'acculturazione creando e sviluppando elementi identitari. In certe regioni si verificano delle autentiche rinascite culturali.
La fede nella virtù "liberatrice" della filosofia illuminista e in una progressione lineare della sua espansione si è rivelata un'utopia. Le guerre di religione infuriano oggi più che mai. Ma le popolazioni che si sentono minacciate si raggruppano per trovare la propria identità in credenze condivise, comuni. E producono espressioni visive degne di attenzione, opere quasi sempre collegate a una storia e a una tradizione. Hanno in generale subito trasformazioni profonde connesse alla mondializzazione, ma spesso sono ancorate nella modernità di cui hanno saputo integrare le forme e le tecniche.
Queste rinascite di riti e delle loro manifestazioni materiali si verificano in molte società come difesa dagli effetti della mondializzazione. Considerate da alcuni come il semplice riaffiorare di un universo arcaico, esse devono invece essere poste in rapporto dialettico con la modernità, che esse non ignorano e cercano anzi di fare propria.
I percorsi e le avventure della modernità hanno permesso a qualcuno di ritrovare radici culturali molto lontane da un internazionalismo uniforme e asettico.
Jean-Hubert Martin

Il programma estivo 2005 del Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano proporrà un'esclusiva mostra collettiva dedicata ad Arte, Religione e Politica, curata da Jean-Hubert Martin. Le tre principali espressioni delle culture e delle civiltà umane saranno per la prima volta rappresentate in un'unica esposizione, che vedrà la partecipazione di numerosi artisti provenienti da tutti e cinque i continenti con un'introduzione storica, concentrata nella prima sala, sulle radici cristiane dell'arte contemporanea occidentale affidata ad opere di Joseph Beuys, Dan Flavin, Lucio Fontana, Yves Klein, Hermann Nitsch e Antoni Tàpies.
Nelle sale successive un interessante ed eterogeneo gruppo di artisti di culture lontane dalla nostra, Art Orienté Objet (Benoît Mangin e Marion Laval-Jeantet), Josè Bedia, Sonia Boyce, Frederic Bruly Bouabrè, Mestre Didi, Charo Oquet, Kazuo Shiraga, Cyprien Tokoudagba e alcuni esponenti dell'arte aborigena australiana (tra i quali i Warlukurlangu), porterà al PAC una selezione di lavori, alcuni dei quali molto spettacolari, che consentiranno al pubblico di indagare il senso del problematico rapporto tra arte, religione e politica.

La mostra, come di consueto, sarà accompagnata da un fitto programma di attività didattiche per bambini e ragazzi, visite guidate per il pubblico e le scuole. Si terranno inoltre, legati alle tematiche della mostra, concerti di musica contemporanea, conferenze e serate di letture.

Immagine: Charo Oquet, A Boat for Yemaya. Mixed Media Installation 13 x 3 meters, 2005.

Ufficio stampa: De Angelis Relazioni Stampa Via Ollearo 5 Milano tel 02 324377 fax 02 3270919 info@deangelispress.it

Conferenza stampa mercoledì 6 luglio 11.30

Inaugurazione giovedì 7 luglio 18.30

PAC Padiglione d'Arte Contemporanea
Via Palestro 14 20121 Milano
Ingresso: € 5,20 intero - € 2,60 ridotti - € 1,80 scuole in gruppo
bambini fino 8 anni gratuito, da 8 a 14 ridotto

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