Aurelio C.
Aurelio Bulzatti
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Mauro Chessa
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Carlo Mastronardi
Dante Mazza
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Maurizio Bonora
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Maria Censi
Alfonso Panzetta
Il tema della vanità , intesa come riflessione sulla vacuità delle cose terrene, origina dal testo di Qohelet, comunemente noto con il titolo greco "Ecclesiaste", forse il più sconcertante autore biblico che ci ha lasciato un libretto di sole 2987 parole ebraiche, distribuite dalla tradizione in 12 scarni capitoletti e in 222 versetti verosimilmente risalenti al III secolo a. C.
Et Omnia Vanitas.
Il tema della vanita' nella pittura e nella scultura italiana contemporanea.
A cura di Maria Censi ed Alfonso Panzetta.
Il tema della vanità , intesa come riflessione sulla vacuità delle cose terrene, origina dal testo di Qohelet, comunemente noto con il titolo greco "Ecclesiaste", forse il più sconcertante autore biblico che ci ha lasciato un libretto di sole 2987 parole ebraiche, distribuite dalla tradizione in 12 scarni capitoletti e in 222 versetti verosimilmente risalenti al III secolo a. C.
L'autore affronta tutti casi della vita umana, concludendo sempre con il concetto potente e nel medesimo tempo spaventoso: "...tutto è vanità e un inseguire il vento.". La morale sottesa a tutta la composizione è certamente il rispetto della volontà di Dio intessuta ad un invito alla moderazione nell'uso delle cose terrene; proponendo la grazia divina, offerta dalla rivelazione cristiana, come unico e finale premio dell'ineludibile desiderio di felicità provato dagli uomini.
Essenzialmente svolto in campo pittorico a partire dall'inizio del XVII secolo, con il termine Vanitas normalmente si intende un genere di natura morta nella quale la giustapposizione di taluni motivi evoca la vanità e la caducità delle cose di questo mondo. Fiori recisi, frutta che si decompone, teschi, cristalli e specchi, denaro e gioielli, pipe spente e polvere accomulatasi sugli strumenti musicali, svolgono la specifica tematica del memento mori, del "ricorda che devi morire".
L'anno in corso si presenta come il momento ideale per condurre alcune riflessioni. A cavallo di due secoli, ma soprattutto di due millenni, anno giubilare inteso come soglia di passaggio dalla cultura consumistica alla (auspicata) cultura dell'uomo come essere spirituale al centro del mondo, il 2000 fornisce l'opportunità di indagare come il particolare e dichiarato filone dell'arte italiana contemporanea maggiormente legato all'iconicità dell'immagine interpreta ed esprime l'antico ed universale messaggio biblico di Qohelet.
Frutto della collaborazione tra il Museo Sandro Parmeggiani di Renazzo (Ferrara) e la Fondazione Tito Balestra di Longiano (Forlì), l'originalità dell'evento, che ha invitato e coinvolto trentuno artisti di varia provenienza nazionale, con un totale di quarantadue opere esposte, sta soprattutto nel fatto di aver indagato il tema, oltre che nella pittura contemporanea, anche nella scultura, arte nella quale ufficialmente non è mai esistito e dove non è mai stato nemmeno tentato il suo riconoscimento.
Allestite (dove? Cortile, terrazza, chiesa, del castello?...), con la loro presenza le opere amplificano la straordinaria bellezza dei luoghi storici, ottenendo in cambio quel clima di suggestiva atmosfera meditativa necessaria al godimento estetico.
Inaugurazione - sabato 2 dicembre, alle 16,30.
Orario - dal martedi' alla domenica - ore 10-12 / 15-19.
Fondazione Tito Balestra - Galleria d'arte moderna e contemporanea - Castello Malatestiano - Piazza Malatestiana, 1 - Longiano (FO) - Tel. 0547 665850 - Fax. 0547 667007