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Fabrizio Giannini si interessa al fenomeno degli hackers e dei virus informatici. Julia Kalin presenta, con video e installazioni, un corpo esploso e torturato dal costante rapporto di forza con la natura, il cibo e la citta'. Jean-Luc Verna introduce in un universo in costante opposizione ai modelli convenzionali.
Fabrizio Giannini, Julia Kalin, Jean-Luc Verna
Esaltato, distorto, perfezionato e commercializzato, il corpo umano è oggi diventato
un orizzonte flessibile e malleabile. Considerato da secoli e in
svariate culture come il semplice involucro biologico capace di ospitare le entitÃ
viventi, il corpo può essere ottimizzato o corrotto. Esso rimarrÃ
nell’immaginario, nonostante l’evoluzione delle posizioni filosofiche e scientifiche
attuali, come l’elemento deperibile della coppia anima e corpo.
Forse è piuttosto nelle arti che il corpo ha trovato gli interpreti capaci di
valutarlo e celebrarlo. Dai primi studi anatomici svolti durante il
rinascimento alle deformazioni eroiche del manierismo e del barocco fino alle azioni
performative radicali degli anni settanta, gli artisti hanno
saputo esplorare il corpo al di là dei tabù e dei preconcetti. Oggi la produzione
pubblicitaria e il cinema hollywoodiano magnificano il corpo senza
necessariamente rendergli onore, moltiplicando al contempo i riferimenti secondo gli
imperativi economici. In questo labirinto di raffigurazioni,
Involucro esplora tre orizzonti di rappresentazione del corpo attraverso le opere di
due artisti svizzeri e un artista francese.
Conosciuto per i suoi lavori sui logotipi di alcune grandi compagnie commerciali,
logotipi che l’artista ha ricomposto utilizzando dei testi critici contro
le compagnie stesse, Fabrizio Giannini (Lugano, 1964) si interessa più recentemente
al fenomeno degli hackers e dei virus informatici. Attraverso
le immagini e le installazioni realizzate per l’esposizione, l’artista confronta due
realtà distinte: la realtà dei paesi più poveri dove virus e guerre
agiscono spietatamente sul corpo umano, e la realtà occidentale dove i virus
informatici e la guerra tra hackers rivali sembrano piuttosto i capricci
di una classe privilegiata, la quale detiene comunque il potere di influenzare il
destino economico e sociale del mondo.
Julia Kälin (Aarau, 1977) presenta, con i suoi video e le sue trasudanti
installazioni, un corpo esploso e torturato dal costante rapporto di forza
con la natura, il cibo, la città e gli altri. Vera e propria membrana permeabile, il
corpo descritto da Kälin agisce come un filtro tra interno e esterno,
tra l’individuo e il mondo. L’artista costruisce prevalentemente le sue opere con
sostanze organiche deteriorabili al fine di evocare la materialità e
la temporaneità di un corpo sul quale lo spettatore può proiettare le proprie
esperienze individuali.
Più eclettico e onirico è invece il corpo inventato da Jean-Luc Verna (Nizza, 1966),
il quale ci introduce in un universo in costante opposizione ai
modelli convenzionali. Ispirandosi nel contempo a Ingres, a Marguerite Duras e a
Siouxsie and the Banshees, Verna congiunge elegantemente la
cultura tradizionale con quella undergound, la cultura popolare con quella elitaria.
I suoi disegni, risaltati con cipria e altri prodotti cosmetici,
danno vita a creature ibride, icone e vanità che svelano le nostre pulsioni, le
nostre paure e i nostri sogni.
Supported By:
Comune di Monte Carasso, Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, Banca
Raiffeisen, Fondation Nestlé pour l’Art, Ernst Göhner Stiftung
Zug, Pro Helvetia, Migros Kulturprozent, Stadt Luzern / Fuka-Fonds, Società Generale
d’Affissioni
Immagine: Julia Kälin: "force physique 2", Filmstill
Vernissage sabato 10 settembre alle 18h
Antico Monastero delle Agostiniane - Monte Carasso
Orari di apertura: me, ve, sa, do: 14h00 - 18h00