Galleria Zaion
Biella
Salita di Riva 3 (Lanificio Pria)
015 27776
WEB
Doppia personale
dal 2/9/2005 al 1/10/2005
015 27776

Segnalato da

Zaira Beretta




 
calendario eventi  :: 




2/9/2005

Doppia personale

Galleria Zaion, Biella

Giovanni Lombardini: 3 cicli di opere recentissime. Giovanni Ozino Caligaris: fotografie


comunicato stampa

Giovanni Lombardini
Giovanni Ozino Caligaris

LOMBARDINI
Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Coriano in provincia di Rimini, dove vive ed ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dove nel 1972 un suo lavoro "Scarpe con erba" diventa immagine per il 1° manifesto pubblicato dalla stessa Accademia.
Dal 1980 espone regolarmente in Italia.
Recentemente ha esposto con la Galleria Rosini di Riccione e Galleria Serego di Verona. Nel 2004 ha tenuto una personale a Londra dal titolo "Metamorphosis" presentando una selezione di opere dal 1970, presso Barbara Behan Contemporary Art.
Le opere recenti di Lombardini nascono dalla scoperta e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti (colori mordenti e poliestere lucido applicati su superfici di formica o su tavola) e si caratterizzano per un uso singolare della luce creando l’illusione della sperimentazione fotografica od addirittura tecnologica o virtuale, evocata con il semplice uso della manualità.
Lombardini fa uso di una personale astrazione che, oltre ad attraversare i limiti della narrazione, supera la contraddizione tra la concretezza del vissuto e la simultanea coscienza del suo essere finzione. La sua tecnica non prevede dei ripensamenti, è rapida e veloce, non ci sono paure come non ci sono ritorni – il lavoro o riesce oppure fallisce – La luce diventa in questi lavori la dominatrice assoluta, ma in modo silenzioso, "naturale" appunto.
Lo si comprende benissimo allorchè nella serie di lavori denominati "pietre preziose" il gioco dei riflessi e delle trasparenze richiama direttamente la pregiatezza delle sostanze naturali più rare. La superficie diventa straordinariamente animata, anche quando il gioco delle forme assume caratteri costruttivi- si sedimentano dei monoliti che assumono valenze diverse ma al di là del riverbero di rappresentazione, sono delle zone di emanazione luminosa – da qui si intravedono veri e propri punti di energia che Lombardini struttura in modo morbido e mai ripetitivo.
La sua poetica è quella del permanente cangiante, della mutazione continua.
Per questo non può certamente fermarsi a dei risultati acquisiti, ma sperimenta sempre delle possibilità nuove. Tutto è in evoluzione in questa poetica, ma vi è comunque un momento centrale che è determinato da un lato dalla tecnica e dall’altro dal dipingere senza gli strumenti tradizionali della pittura.
Però la necessità di non fermarsi ad un soggetto, ma di esplorare interamente non solo le possibilità tecniche, ma anche le possibilità di relazione con la luce, allora si comprende come l’intero lavoro abbia il profilo mutevole di un’opera alchemica, di un paesaggio interiore che interagisce con una ricchezza di espressioni e con la memoria della pittura, più che non la pittura stessa. In questo limite che è proprio definire soglia, abbiamo tutta la complessita di una energia dedicata alla luce e al colore.
...Scrivere con la luce viene amplificato dalla vernice trasparente di derivazione industriale, che viene data sopra i quadri. Tutto diventa lucido, un’opera tirata a specchio in cui il colore dilavato, trasparente si esalta. La superficie diventa riflettente e assorbe per così dire l’ambiente circostante.
Appare allora un’idea lustrale della pittura, l’idea di qualcosa di magico, una sorta di apparizione.
Un’idea alchemica. Gli stessi materiali trasmettono e diventano qualcos’altro – sono vetro e contengono luce. Sono scrigno di una poesia formata da parole colorate, da parole che si chiamano e si rispondono.
Arte mercuriale perché alchemica, desiderio di luce e speranza di oro, come a dire bisogno di una forza inespressa della materia. Bisogno istintuale di un "più luce" che dà Goethe in avanti ha ossessionato l’arte.
In questo Giovanni Lombardini dimostra l’assoluta libertà di fare, andare avanti, lavorare e pensare che è libertà da tutto, anche dal Caso. Un lavoro che riesce a mantenere una sua tensione e coerenza anche nel progredire verso un orizzonte di scoperte che si arricchisce strada facendo. Accade così di assistere ad uno sviluppo che ha lo spazio ampio di pensamenti e di depensamenti, ma che è tenace attorno al principio della casualità controllata, allo spirito e alla tradizione di una avanguardia che non vuole più dimostrare, ma rivelare.
In mostra verrà esposta una selezione di opere recentissime (2004-2005) che rappresentano tre cicli di lavoro che prendono il nome di "Pietre Preziose", "Scie" e "Rime".
Nel 2001 Lombardini ha pubblicato: "Solubile e Apparente" con testi di Marco Vallora e Isabella Bordoni. Nel 2004 "FioriFinti" con testi di Giancarlo Papi, Marisa Zattini e Nello Zavattini e "Racconti Brevi" con testi di Sandro Parmigiani e Valerio Dehò.

OZINO
Il lavoro fotografico di Giovanni Ozino Caligaris, pur partendo imprescindibilmente da un ragionamento intorno a Torino città in trasformazione, ammette tipologie di approcci sostanzialmente differenti: lo si può affrontare e comprendere con strumenti squisitamente intellettuali, così come lo si può ugualmente assorbire attraverso un estroverso sistema emozionale.
Nel primo caso, l’autore si serve di Torino per avviare una specifica riflessione sulla fotografia. Il capoluogo piemontese, a partire dall’anno in cui vennero messi a punto e presentati al mondo i primi procedimenti fotografici - come sottolinea Marina Miraglia in Culture fotografiche e società a Torino (1990) - svolse un ruolo importante nella diffusione della fotografia in Italia.
Nel 1839, infatti, fu la Torino albertina, anche allora compresa nella stesura di uno statuto indirizzato allo svecchiamento delle sue strutture produttive, a riportare tempestivamente la notizia della messa a punto della dagherrotipia su "Il Messaggiere Torinese" del 23 febbraio. Inoltre risultò essere la prima città italiana a fornire una definizione puntuale del disegno fotogenico di William Fox Talbot, su la "Gazzetta Piemontese" del 6 marzo. L’attenzione alla fotografia aumentò e assunse dimensione "corale" l’8 ottobre dello stesso anno, quando in città venne organizzata una prova pubblica di dagherrotipia, in cui il fotografo Jest realizzò la veduta della Gran Madre di Dio, edificio simbolo della città, primo esempio datato e letterariamente documentato di dagherrotipo giunto fino a noi.
Preziose nei materiali ma, soprattutto, nella tiratura 1/1 che nega loro la riproducibilità a cui sarebbero costituzionalmente disposte, le immagini di Ozino Caligars, citano la cultura torinese del dagherrotipo nel contemporaneo contesto di rivoluzionamento tanto della città quanto della fotografia, ormai contaminata in maniera irreversibile dall’avvento del digitale. Diametralmente opposto il secondo criterio di lettura del lavoro; azzardato eppure plausibile, di ispirazione magico-zoologica.
Il serpente, dopo la muta, lascia dietro di sé squame essicate. Resti organici che indicano una positiva conclusione del periodico rinnovamento dell’animale. Veri e propri talismani, secondo la credenza popolare.
Torino si appresta al completare il lungo percorso di svecchiamento e rinascita urbana. Le fotografie di Giovanni Ozino Caligaris, tracce di una città in trasformazione, appartengono all’ordine della pelle logora abbandonata dal rettile. In qualità di reperti in grado di testimoniare l’avvenuta rigenerazione urbana, hanno pure simile valore scaramantico. In chiave anti-positivista usano la tecnologia fotografica per restituire suggestioni alla pratica autoriale e alla fruizione delle immagini. Aby Warburg ne Il rituale del serpente (1923) scriveva: "La sostituzione della causalità mitologica con quella tecnologica elimina lo sgomento provato dall’uomo primitivo.
Ma non ci sentiamo di asserire senz’altro che liberando l’uomo dalla visione mitologica lo si possa davvero aiutare a dare risposte adeguate agli enigmi dell’esistenza".
Laura Manione

Immagine: Giovanni Lombardini

ART DIRECTOR: Zaira Beretta

Galleria ZAION
Salita di Riva 3 [LANIFICIO PRIA] 13900 BIELLA
da giovedì a sabato
dalle 16.30 alle 19.30
Altri giorni su appuntamento.

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