Due grandi pareti di carta traforata. L'artista, usando dei pattern tratti da antichi merletti, intaglia col bisturi la carta velina o l'intonaco delle pareti. Le opere ricordano l'esclusione storica delle donne rispetto alla scena dell'arte e indicano una visionarieta' che trascende l'idea stessa del ricamo per assumere i connotati di impreviste strutture portanti. A cura di Francesca Pasini
a cura di Francesca Pasini
Il 15 settembre, alle ore 18, Viafarini apre la stagione con una mostra
personale di Elisabetta Di Maggio.
Elisabetta Di Maggio, usando dei pattern tratti da antichi merletti,
intaglia col bisturi la carta velina o l'intonaco delle pareti.
Nella carta ottiene un traforo che ricorda gli ornamenti architettonici
medievali e orientali; nei muri affiora un 'velo' trasparente che, tra i
ricami, fa riemergere i colori sovrapposti dagli intonaci, evocando la
densità che si accumula nelle case.
Ricordano l'esclusione storica delle donne rispetto alla scena dell'arte e
indicano una visionarietà che trascende l'idea stessa del ricamo per
assumere i connotati di impreviste strutture portanti.
Il progetto che Elisabetta Di Maggio ha realizzato per Viafarini è
costituito da due grandi pareti di carta traforata che, una di fronte
all'altra, chiudono il varco di ingresso alla stanza espositiva principale.
Lo spessore del muro viene sostituito da due impalpabili pareti, dove il
riflesso dei reciproci 'ricami' trattiene il vuoto e la luce. Lo spazio
retrostante diventa così un grande polmone inaccessibile: per entrarvi si
passa dalla strada che dà sul retro, mentre, se si usa l'ingresso
principale, si viene bloccati davanti a questo leggerissimo muro.
Il movimento / sbarramento ricorda il rapporto tra sé e sé che accompagna il
lavoro di incidere e ricamare, quindi un rapporto intimo, in qualche modo
segreto, sottolineato dal sistema di conservazione di queste opere,
contenute in algide scatole d'acciaio, dove l'asetticità del materiale si
intreccia a quella del bisturi.
Il carattere diaframmatico di questa anomala architettura, accentua l'idea
di spazio incluso, dove il vuoto mantiene un proprio respiro. E' immediato
pensare ai chiostri, agli orti chiusi dei conventi e al tempo vuoto della
merlettaia, ma anche a quel vuoto simbolico che l'artista intercetta dentro
di sé quando inventa un'immagine.
Così Elisabetta Di Maggio interpreta l'eredità segnica e formale di milioni
di anonime artiste che, in tutte le culture, hanno dato vita alla mobile
architettura degli oggetti e degli indumenti che accompagnava le ritualitÃ
delle case, delle chiese, delle regge.
L'attività di Viafarini è sostenuta con il contributo del Comune di Milano -
Cultura Musei e Mostre.
Inaugurazione: giovedì 15 settembre, ore 18
VIAFARINI Via C. Farini 35 I-20159 Milano
orario: dal martedì al sabato dalle 15 alle 19