Galleria Credito Siciliano
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Isabel Munoz
dal 9/9/2005 al 30/10/2005
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9/9/2005

Isabel Munoz

Galleria Credito Siciliano, Acireale (CT)

Fotografie: il flamenco, la danza orientale, il balletto khmer, le arti marziali cinesi, i lottatori turchi


comunicato stampa

Da vent’anni Isabel Muñoz, figura di spicco della fotografia spagnola, percorre il mondo per tradurre in forma i movimenti ed i corpi che le capita di incrociare o decide di fotografare. dal tango al flamenco, dalla danza orientale al balletto khmer, dai grandi maestri delle arti marziali cinesi ai lottatori turchi, prendendo a pretesto le pratiche originali della danza, ci parla della condizione del corpo nella società. rivendicando, con inquadrature di rara precisione, la sensualità, il piacere, il desiderio, e contrapponendovi di fatto l’attuale prigionia del corpo, regolato, imbrigliato, vessato. in questo modo, passando da cuba all’africa, ci propone una geografia dei corpi: fino a ricondurci al balletto classico o contemporaneo di madrid, a cui riserva uno sguardo tanto appassionato quanto rigoroso. curando la stampa fino al minimo dettaglio, crea un’opera che è già classica, caratterizzata dalla purezza e contemporaneamente dall’erotismo, elogio di una libertà simbolizzata da corpi che si sottraggono al peso della contingenza e all’attrazione terrestre.
''E' ovvio che la fotografia, nel momento in cui si emancipa dai suoi ambiti di riferimento - tra cui quello pittorico - mentre sta per festeggiare il bicentenario della sua invenzione - rivendica la propria autonomia e la propria peculiarità, si fa carico della propria natura, dei propri limiti, delle proprie possibilità e delle proprie contraddizioni.
La fotografia illustra - letteralmente - meglio di ogni altra modalità di rappresentazione, la volontà di potenza dell'uomo che cerca di sostituirsi ad un eventuale Creatore e diventare un vero e proprio deus ex machina.
Quindi, tutto dipende da colui, da colei che guarda.
Riunire e riassumere vent'anni di lavoro fotografico di Isabel Muñoz significa, semplicemente, affermare le verità della fotografia - la sua natura - confrontandole con il punto di vista che le ispira.
Isabel Muñoz ha cercato, per vent'anni, di farci credere di interessarsi ad alcuni ''temi'': il Tango o il Flamenco, e varie altre danze, in ciò che in esse vi è di più autentico, di meno folkloristico o mediatico, che ci viene mostrato in una forma di purezza, in cui le pratiche corporee non siano pervertite dalla mercificazione contemporanea, ma capaci di produrre energia e bellezza, emozione e forma, coinvolgimento e desiderio.
Isabel Muñoz, infatti, si interroga, in maniera ossessiva, sul ruolo del corpo nelle nostre società - e nella storia delle nostre società - perché pensa, sa, che la sensualità, il desiderio, il bisogno di piacere, sono - allo stesso titolo del fascino del potere - i veri motori di moltissime esistenze.
La sua scelta delle varie modalità in cui si presentano i corpi, dallo spettacolo raffinato allo sport, dalla lotta turca alla corrida, dal balletto contemporaneo alle pratiche rituali di una tribù etiope, indica semplicemente la sua volontà di risalire alle origini, a quel momento in cui il corpo, non ancora assoggettato alle convenzioni sociali, inventa dei linguaggi che ci parlano del desiderio e della volontà d'amore e, contemporaneamente, dell'impossibilità di raggiungere questo assoluto.
Isabel Muñoz ha saputo inventare una grammatica visiva che identifica o rende leggibili queste questioni, che percepiamo confusamente, ma che, generalmente, ci rifiutiamo di vedere.
Dal rischio estetizzante alla consapevolezza del mondo, che è frutto della sua esperienza, dall'indagine sulla situazione del corpo nello spazio fino all'impegno contro lo sfruttamento nel mondo contemporaneo, Isabel Muñoz affina il proprio stile raffinato, lo declina, lo impone, lo rivendica e dimostra, una volta ancora, che quando si è trovata la forma giusta, si è capaci di adattarla e di utilizzarla nelle questioni che ci interessano, si può ''parlare'' di qualunque cosa. Proprio perché è all'opera una tensione tra etica ed estetica.''
(estratto dal testo di Christian Caujolle, direttore artistico dell'agenzia e della galleria Vu' di Parigi)

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