Galleria Radar
Mestre (VE)
via Caneve, 12
041 5344427
WEB
Giorgia Beltrami
dal 16/9/2005 al 7/10/2005
FAX 041 5344427
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Segnalato da

Marzia Scalon Prosdocimi



approfondimenti

Giorgia Beltrami



 
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16/9/2005

Giorgia Beltrami

Galleria Radar, Mestre (VE)

Kairos: quando il tempo era opportuno. Memoria, tradizione e racconto, sono dunque gli elementi che danno un senso primario ai lavori su tavola dell'artista, dove il tratto suggerisce e suggella le immagini della sua vita intima e familiare.


comunicato stampa

Kairos, quando il tempo era opportuno

Nulla può accadere che non sia già accaduto, e nulla può avverarsi se non conformandosi il più possibile al già avvenuto. Questa era una salda certezza per gli antichi. Sotto il sigillo di una quieta necessità il cielo e la natura garantivano quella ciclicità temporale all’interno della quale la fine si ricongiungeva in qualche modo all’inizio, dando così l’impressione che tutto avesse un senso, una sua logica interna, una sorta di scopo al quale tutte le cose facenti parte dell’universo - uomini compresi- erano destinate. Il tempo che invecchiava, non provocava nessuna violenza, e nemmeno produceva alcuno spaesamento, perché in esso semplicemente confluivano gli eventi secondo una tacita ed inafferrabile necessità. Il tempo di allora era dunque opportuno: nel ciclo infatti ogni epoca aveva una finalità e non lasciava nulla fuori di sé.

Rispetto a questo originario concetto di tempo ciclico, il tempo odierno scorre invece inopportuno, secondo finalità esterne alla natura stessa e dettate piuttosto dalla tecnica, che a partire dalla rivoluzione industriale si autocelebra attraverso una brutale modernizzazione di tutti i campi del reale. E’proprio questa temporalità ‘contratta’ e progettuale che l’opera pittorica di Giorgia Beltrami intende denunciare. Il senso o l’assenza di senso sembra essere infatti l’indicatore che l’artista usa per raccontarci la frattura che si è aperta dal momento in cui l’epoca moderna ha imposto un decisivo abbrutimento dei valori essenziali alla vita, attraverso la mortificazione dell’originario concetto di tempo ciclico. Tutto il suo lavoro gioca su questo tema che inevitabilmente tocca qualsiasi esperienza del reale: se è vero infatti che non tutto può cadere sotto la categoria dello spazio, non c’è invece nessuna realtà che possa prescindere dal concetto di tempo.

Alla base della sua poetica sta inoltre la riflessione che nulla ha valore se non si inserisce in un orizzonte di senso cui sente di appartenere. Coerentemente, utilizzando il concetto di tempo come strumento di indagine antropologica, la figurazione della Beltrami è fortemente attenta e precisa, quasi fotografica; i protagonisti dei suoi lavori sono immersi in atmosfere immobili e stranianti, come fossero sospesi tra due epoche distinte, connotate ciascuna da un preciso colore. La componente cromatica è infatti tutta giocata sulla contrapposizione tra il segno forte e spesso della grafite e l’arancione o il rosso dell’olio, e si assume essa stessa il compito di rivelare quale dimensione è portatrice di senso e quale invece lo mistifica, lo annienta, o lo distrugge.
Nelle immagini su tavola o su carta si profilano all’orizzonte enormi trattori e cantieri, lunghissime reti segnaletiche, ingombranti materiali edili, mentre più in prossimità si delineano figure di bambini intenti a muovere i primi passi, oppure a raccogliere i frutti più maturi a portata di mano. La capacità analogica della Beltrami cattura dunque la frattura essenziale insita nella modernità, nella quale non è più l’orizzonte di senso ad avere valore, ma la performance, la progettualità, l’avanzare brutale del progresso, in una continua brutalizzazione dei valori che fino ai primi del secolo appena trascorso, ancora sopravvivevano alimentati da una originaria spiritualità intrinseca alla tradizione dei nostri padri e dei nostri nonni. E’ proprio questa differenza di prospettive che fa ‘sussultare la storia’, che produce estraneità, colorando tutto di una strana ed ambigua aletorietà.

Ai frammenti di immagini è affidato il compito di richiamare per associazione di idee un universo non troppo distante ma ancora in vista. Memoria, tradizione e racconto, sono dunque gli elementi che danno un senso primario ai lavori su tavola, dove il tratto suggerisce e suggella le immagini della vita intima e familiare, per come trascorreva quieta, ammantata di calore, affetto ed intimità, secondo i discreti ritmi secolari.

Vernice sabato 17 settembre dalle 18.30

Galleria Radar
Via Caneve 12 -Mestre Venezia

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Iva Kontic
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