Confarte - Commissione Culturale di Confartigianato Imprese Prato
Personale. ''L'artista si ispira al paesaggio, alla natura (...) gigli e giaggioli, papaveri, margherite e girasoli. E ancora: case e storie, i pagliacci del circo, i carabinieri''. Nori Andreini Galli.
Mostra personale
Dopo il successo riscosso con la mostra dedicata al pittore umbro Fausto Minestrini CONFARTE, la Commissione Culturale di Confartigianato Imprese Prato, torna a parlare toscano con l’artista Maurilio Colombini.
Maurilio Colombini infatti nasce a Piombino (Livorno) nel 1933. Dopo le elementari non ha frequentato alcuna scuola ed ha svolto innumerevoli lavori, tra i quali: il garzone di bottega, il marinaio, il carpentiere, etc. riuscendo a ritagliare comunque il tempo necessario da dedicare alla sua grande passione: la pittura.
Colombini dipinge da sempre, sin da quando eseguiva i suoi schizzi sulla carta, che serviva ad avvolgere la spesa dei clienti di suo padre spesso ricevendo rimproveri.
Usa ogni genere di materiale (olio, tempere, terre, catrame, matite, colori da carrozzeria e quanto altro), per ricavare i colori che gli servono a realizzare i suoi lavori, che dipinge su ogni più impensabile supporto: carta, cofani di automobili, cartoni, porte, sedie, muri e persino tele. Lui racconta spesso quanto sia sempre stato beffeggiato dai suoi compaesani, che gli davano del buono a nulla, del perditempo certamente non incoraggiandolo nella sua attività pittorica; ma lui, imperterrito, continuava a dipingere, poiché era ed è tuttora l'unica cosa che gli piace fare, che gli da una forte emozione. Colombini afferma inoltre di non essersi mai considerato un pittore e di non pensarlo neppure adesso dopo l'incontro con Giorgio Ghelfi, che ne nota le qualità pittoriche e che dà una svolta alla sua attività artistica.
“Colombini si ispira al paesaggio, alla natura. I fiori, ad esempio, sono quelli della tradizione; gigli e giaggioli, i malvoni che fanno ai pagliai detti anche bastoni di San Giuseppe, papaveri, margherite e girasoli. E ancora: case e storie, i pagliacci del circo, i carabinieri. A volte è la solennità di un santuario o la cotta di un monsignore a segnalare un evento straordinario, oppure sono i cantori, allineati, con le bocche, rosse e rotonde, tutte spalancate. Carnale il rapporto con strumenti musicali, come nelle celebri violoncelliste. Ma neppure il nudo in Colombini, è un fatto privato. Il nudo sembra piuttosto il lusso della povera gente: veloce, improvvisato, insoddisfatto, torbido e scontroso. Il nudo come peccato.†(NORI ANDREINI GALLI)
“Solo, forse, i fanciulli, nei grandi voli quotidiani della loro bianca innocenza, possono più di noi avvicinarsi all'anima di questi fiori comprendendone tutta la sterminata e clamorosa purezza. Forse le api e i fanciulli, ma sentite voi un ronzio d'ape nelle intuibili campagne di Colombini? lo no! Forse i fiori di Colombini non hanno zucchero, sono frutti d'una terra già fin troppo consapevole, qui capace di appagarti di bellezza, di tutta la bellezza che vuoi, ma ahimè non di amorevole dolcezza.†(GLAUCO GIUSTI)
“Sempre vario nella stesura cromatica così come nella scelta dei soggetti, il lavoro di Maurilio Colombini non è certo riconducibile ad una cristallizzata concezione estetica, sicché gli esiti, ottenuti ora sotto il peso passionale delle idee ora in uno svolgimento lineare della rappresentazione, si situano in un contesto particolare dove l'equazione fra sentimento e dato oggettivo porta a una dimensione di totale libertà di espressione. Dipingere o plasmare è la classica impresa filosofica per Colombini, la realizzazione cioè del proprio essere attraverso significanze inusuali soprattutto per una originale commistione segno-materica che lo porta a soluzioni dalle sigle del tutto personali. La sua produzione è un succedersi convulso di tematiche, di tensioni, di rappresentazioni esterne; in particolare, di individualità , laddove compaiono personaggi osservanti quasi con sofferta solidarietà o descritti in modo acuto, come allucinato, quasi a sottolineare la loro «doppiezza» psicologica e il motivo della spaccatura tra l'essere e il sembrare dell'uomo. Dai contenuti della mente la materia assume quindi una dimensione per così dire morale e religiosa in una continua e assillante autoanalisi che si traduce in una successione spontanea di concentrata significanza dove il vigore sostituisce il dato descritto e dove la voce dell'artista risuona dai grovigli materici o dai coaguli ammorbiditi da un segno semplificato al massimo.†(MARINA FOSSATI)
“L’arte di Maurilio Colombini è arte della terra. E della terra conserva la drammaticità e lo spessore, l’immediatezza e la poesia.†(PAOLO LEVI)
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