The Room. Mentre un violoncello suona una melodia lenta, due mani cuciono con fiocchi e nastri il cuore di un animale che a tratti batte ancora debolmente all'interno di un video; lo stesso gesto e' riproposto live. La visione e' sospesa in una dimensione ipnotica.
The Room
Amal Kenawy, egiziana, ha ottenuto vasta attenzione in vari festival internazionali (e tra l’altro al KunstenfestivaldesArts a Bruxelles) con The room, in un momento in cui varie personalità dal suo paese sono in evidenza nel sistema dell’arte contemporanea e tra di esse Ghada Amer, che ricama le sue opere con il filo (già vista in vari contesti espositivi anche in Italia).
La ricerca visuale nel mondo arabo negli ultimi tempi sceglie d’altra parte sempre più spesso la scena come luogo di presentazione e in questo senso si muove anche questo lavoro. Mentre un violoncello (o altro strumento a seconda dei luoghi e delle collaborazioni con vari musicisti), suona una melodia lenta, due mani con guantini ottocenteschi cuciono con fiocchi e nastri il cuore di un animale che a tratti batte ancora debolmente all’interno di un video e lo stesso gesto è riproposto live, con identico ritmo, facendo passare l’ago in un abito da sposa, su uno sfondo di assoluto candore.
La visione è quindi sospesa in una dimensione ipnotica, mentre elementi assolutamente quotidiani prendono un rilievo inedito, quasi alludendo a un “lessico famigliare†di gesti e parole che svela un significato non prevedibile, in una stanza che sembra all’inizio un luogo di prigionia, per sempre fissato in una ripetizione senza scampo, come è evidente anche in un’altra installazione, Journey, in cui una gabbia di abbacinanti mattonelle bianche accoglie una figura vestita dello stesso colore che ne sembra quasi risucchiata.
Peraltro, spesso le sue produzioni, realizzate quasi sempre insieme al fratello Abdel Ghani, con cui ha firmato varie opere importanti, tornano sugli stessi materiali e su ambientazioni simili. Sono da citare in tal senso Transparent, architettura organica di ferro e chiffon, segnalata particolarmente all’interno della Biennale del Cairo del 1999, ma anche per Frozen memory (1998), esplorazione sulle risonanze simboliche del matrimonio e della morte.
Un’occasione importante, quindi, per vedere l’opera di un’artista rigorosa, che indaga sul senso delle azioni nella quotidianità , traendone risonanze di grande forza.
Amal Kenawy, Pensieri su The room
Quando ho cominciato a esaminare me stessa, allora ho capito me stessa come un’esistenza indipendente informata dalle regole del corpo nella sua dimensione fisica. Comunque, questa identità non rappresenta la vera essenza che si trova in relazione con la mia condizione di essere e il nulla… Forse ho un cuore che batte… che funziona regolarmente, ma non posso affermare decisamente di essere viva.
Le emozioni abitano questa cornice umana e ne fanno un contenitore, una forma, uno spazio liminale che sta tra l’interno e l’esterno. Perciò tento di ritagliarmi una comprensione… di percepire l’identità umana dentro un contesto più ampio… di esistere senza quelle emozioni astratte che fluttuano tra memorie e sogni… la realtà che sperimentiamo. Si avvicina a me, sembra il mio vero io… che è quello che riesco a vedere oltre gli angusti limiti del corpo.
Di e con Amal Kenawy; Thomas Jecker, violoncello
Durata 22’
Inaugurazione: 15 ottobre ore 20.30
Rotonda della Besana
Via Besana 15 - Milano
Ingresso libero. I posti sono limitati, si consiglia la prenotazione allo 02.716791; inizio spettacoli ore 20.30 e 21.30