Luoghi d'Intorno. La mostra e' costituita da alcune grandi installazioni percorribili al cui interno il pubblico puo' entrare per interagire con lo spazio, i suoni, gli oggetti e i video proiettati. Le opere riconfermano l'interesse dell'artista per l'immagine della citta' come luogo dell'immaginazione e della 'reverie'.
Luoghi d'Intorno
Dispari&dispari project, è lieta di annunciare che sabato 22 ottobre 2005 alle ore 18.00, nella location industriale di Reggio Emilia, proporrà come inaugurazione della stagione espositiva, la personale di Vittorio Messina. L’evento sarà anticipato da un dibattito aperto al pubblico tra l’artista e il critico Bruno Corà (1995-2002 Direttore artistico Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato - dal 2004 Direttore artistico del CAMeC, nuovo centro di Arte Moderna e Contemporanea di Spezia).
La mostra, dal titolo “Luoghi d’Intornoâ€, è costituita da alcune grandi installazioni percorribili, â€sitiâ€, al cui interno il pubblico è portato ad entrare per interagire con lo spazio, i suoni, gli oggetti e i video proiettati. Tutte le opere presenti nell’esposizione riconfermano l’interesse dell’artista per l’immagine della città come luogo dell’immaginazione e della “rêverieâ€. Nell’installazione centrale, in particolare, il rimando alle pareti alte delle strade di non precisati luoghi del mezzogiorno si attua per via di una serie di balconi dove sopravvivono i segni di un quotidiano sospeso. I muri delle strade sono qui il diaframma di una quinta teatrale, il filtro attraverso cui la vita scorre nel passaggio continuo, nel tempo, della dimensione interiore. In un’altra installazione, che si riallaccia ad un celebre predente realizzato da Messina nel 1999 nella mostra alla Fondazione Henry Moore del Museo di Leeds, alcuni eventi si sono già consumati, mentre la visione quasi cinematografica dell’insieme ci riporta nel presente del flusso temporale, all’indeterminatezza del suo enigma. Alle pareti una serie di opere recenti, dove compaiono pietre, marmi, piante, neon e carte da parati, che ripercorrono l’immaginario della città e del suo habitat.
Per l’occasione sarà editata una edizione d’arte in 100 esemplari numerati e firmati dall’artista.
Biografia:
Nato nel 1946, compie gli studi a Roma dove, giovanissimo, conosce Afro, Novelli, Turcato, Capogrossi. Partecipa alle sue prime esposizioni e inizia gli studi di architettura all'università di Roma, ma li interrompe durante la contestazione studentesca e si dedica all'insegnamento, trasferendosi temporaneamente nella provincia veneta. S'interessa all’esperienza dell'Avanguardia storica e all'attualità della cinematografia, soprattutto europea. Tra il 1969 e il 1970 realizza il primo mediometraggio, ''Hermes'', (b/n, 8 mm. 45 minuti). Negli anni Settanta Messina indaga e mette a fuoco i motivi della propria ricerca; s' interessa al concettualismo e a tutti i movimenti d'avanguardia di quegli anni, e guarda in particolare verso il lavoro di Smithson e di Gordon Matta ClarK. E' questa l'epoca dei ''reperti'', delle ''fratture'' e delle ''rovine'' trascritte come evento catastrofico. Realizza anche una serie di lavori costruiti attraverso la combinazione fattoriale di sezioni di unità fotografiche, che riproducono l'immagine dei crateri e delle ''sciare'' etnee. Tra la fine del 1978 e l'inizio del 1979 tiene a Roma, nello spazio di Sant'Agata dei Goti, la mostra conclusiva di queste esperienze. ''La Muraglia Cinese'' -questo il titolo della mostra, si articola intorno alla ricostruzione dell'omonimo testo kafkiano (nastro magnetico di 120 minuti), giustapposta con la discontinuità del chiasmo all'evento tellurico della frattura dei muri. Al breve ma intenso sodalizio con gli artisti che operano in Sant'Agata de' Goti, segue la mostra ''Ombre'' alla galleria 'La Salita' di Roma (1982), e la mostra alla galleria Locus Solus di Genova (1983), dove il lavoro di Messina si orienta verso una forma di scultura ambientale. Successivamente, passando per le mostre alla galleria Minini di Brescia (con Garutti nel 1985), al PAC di Milano, nella mostra 'Il Cangiante' curata da Corrado Levi (1986), Messina abbandona progressivamente l' uso di materiali organici e naturali.
Nel 1986 infatti, alla Moltkerei Verkstadt di Colonia e alla galleria Shimada di Yamaguchi espone le prime 'Celle', veri e propri edifici costruiti con materiali seriali di uso edilizio, di solito autoilluminati con lampade industriali. L'anno dopo a Palazzo Taverna in Roma (Incontri Internazionali d'Arte), all'interno di un ciclo dove appaiono lavori di Maria Nordman, Bruce Naumann e Luca Patella, Messina costruisce una 'cella' e pubblica un testo 'Paesaggio con luce lontana', dove appare la tematica heisenberghiana dell'indeterminato, già presente peraltro nella mostra 'Spostamenti sulla banda del rosso' di Villa Romana in Firenze (1985) Da questo momento il lavoro di Messina si svolge con stringente continuità visionaria nel grande 'Krater' esposto alla mostra 'Europa Oggi' del Museo Pecci di Prato (1988), nell'installazione totale alla galleria Oddi Baglioni di Roma dello stesso anno, fino alla mostra 'Aetatis suae' alla galleria Tucci Russo di Torino (1990).
Qui, l'horror vacui relazionato alla luce rossa emessa da uno schermo televisivo fuori sintonia fa da contrappunto ad una serie di cinque grandi nicchie, che svolgono con una sorta di 'scrittura plastica', il tema della nominazione. Nei lavori più recenti, dalla 'cella' della galleria Minini, Brescia (1991), a quella del Kunstverein di Kassel (1991) e della galleria Victoria Miro di Londra (1992); ma anche nella 'Stanza per Heisenberg' (opera notturna per Edicola Notte, Roma 1991), come nelle 24 finestre della mostra 'Lux Europae' di Edinbourgh (1992), fino ai lavori del Castello di Girifalco, Cortona (con Thomas Schutte, 1993), l'opera di Messina si configura, per così dire, in fieri, con l' imprevedibilità e il disincanto di un vero e proprio cantiere metafisico. L'idea del 'cantiere' si sviluppa nel corso degli anni Novanta, -fino agli ultimi esiti delle grandi installazioni dei ''Dialoghi'' (Maschio Angioino e Castel dell'Ovo, Napoli, 2002), integrando una forma di mobilità e di precarietà radicali all'immagine della città come organismo improprio e artificiale. Nella mostra ''A village and its surroundings''(H. Moore Foundation, Halifax 1999) alcune installazioni includono l'uso di film-video nell'ottica del 'tableau vivant', della 'segnalazione' e del 'controllo'. In 'La discrezione del tempo 1' (Museo Ujasdovki, Varsavia, 2002), l'immagine video, proiettata sul muro, propone una riflessione sulla circolarità del tempo e la durata storica del corpo umano. Nello stesso filone di significato si colloca il mediometraggio ''Miserere'' (Betacam, colore, 35 minuti) selezionato e ufficialmente invitato al Cinema Festival di Torino, 2002.
Atelier 25
via V.Monti, 25 - Reggio Emilia