Messicano di origine e statunitense di adozione, l'artista osserva con feroce ironia la cultura dei due paesi e la loro difficile convivenza. L'opera presentata in anteprima e' una videoinstallazione a dieci canali in cui Okon ritrae un gruppo di neonazisti messicani durante uno dei loro settimanali incontri, registrandone i gesti e i rituali.
Bocanegra
Francesca Kaufmann è lieta di annunciare la seconda mostra personale di
Yoshua Okon.
In contemporanea l'artista sarà presente al Castello di Rivoli
in occasione di T1, la prima edizione della Triennale di Torino, curata da
Carolyne Christov Bakargiev e Francesco Bonami.
Yoshua Okon è nato a Mexico City nel 1970, vive e lavora tra Mexico City e
Los Angeles.
Messicano di origine e statunitense di adozione, Yoshua Okon osserva con
feroce ironia la cultura dei due paesi e la loro difficile convivenza.
Utilizzando il video, la performance, l'installazione, Okon realizza di
volta in volta ritratti impietosi del mondo in cui vive, riflettendo sugli
stereotipi, i vizi, i miti che compongono il complesso mosaico della
società centro-nordamericana contemporanea. Nei lavori di Yoshua Okon il
limite tra verità e finzione tende ad annullarsi, lo spettatore è calato in
situazioni estreme, disarmanti, dove lo straniamento svela il carattere
paradossale, talvolta involontariamente comico di certi aspetti della
realtà . L'utilizzo da parte di Okon di persone comuni, piuttosto che di
attori, implica un lavoro preliminare di osservazione - e di persuasione
alla performance - e si confronta con la discreta ma non celata presenza di
una regia, provocando talvolta reazioni inattese negli improvvisati
protagonisti dei suoi lavori.
L'opera presentata in anteprima alla galleria francesca kaufmann, Bocanegra,
el club de los sabados, è una videoinstallazione a dieci canali in cui Okon
ritrae un gruppo di neonazisti messicani durante uno dei loro settimanali
incontri, registrandone i gesti e i rituali, da una disciplinata parata
nelle caotiche strade di Mexico City a un raduno scandito da surreali
conversazioni sulla purezza della razza azteca. Okon, di nuovo, rivela una
zona oscura della società messicana senza ausilio di attori o di copioni.
La
simbologia nazista, intrisa di machismo e nostalgia di un tempo mai vissuto,
risulta tanto fuori contesto da provocare un corto circuito, logico e
visivo. Il baricentro dell'intero lavoro si sposta allora sulla ricerca
delle cause profonde di un fanatismo radicato quanto storicamente sradicato,
sull'analisi di un fenomeno che fa a gara con l'assurdo.
Lago di Bolsena, è un gruppo di sculture formate di massicci tronchi
d'albero fissati nel vivo della loro forma naturale e puntellati da schermi
e altoparlanti che mostrano scene di inesistenti rituali improvvisati da
gruppi di messicani assoldati dall'artista. La naïveté dei tronchi grezzi è
contaminata, come invasa, dalla modernità della tecnologia, a sua volta
veicolo di una rivisitazione in chiave ironica di rituali ormai dimenticati.
Inaugurazione martedì 15 novembre 2005, ore 19,00
Galleria Francesca Kaufmann
via dell'orso, 16 - Milano