Ti ci porto. L'artista continua la perlustrazione nel suo universo naturale e ci conduce in una camera dove si respira un' aria nordica, dove abitano le sue visioni ossessive che a volte tornano come in un sogno ripetuto. Nei quadri di Frangi la questione fondamentale e' la forma, il linguaggio e la sua grammatica.
Ti ci porto
Giovanni Frangi artista italiano nato a Milano nel 1959 , tra i più conosciuti della sua generazione, torna ad esporre a Bolzano presso la galleria Les Chances de l' Art dal 4 novembre al 31 dicembre 2005. La mostra sarà accompagnata da un volume intitolato "Ti ci porto" edito da 5 continents editions con un testo di Danilo Eccher direttore del museo MACRO di Roma. Frangi continua la perlustrazione nel suo universo naturale e ci conduce in una camera dove si respira un' aria nordica, dove abitano le sue visioni ossessive che a volte tornano come in un sogno ripetuto.
In fondo alla stanza un'immensa veduta degli appennini cinesi dove il cielo è giallo e le montagne sono rosse e tutto sembra incendiato come in un film di John Ford, a sinistra il flusso dell'acqua potente e inarrestabile di una cascata che sembra scendere direttamente da quelle di Nobu at Elba, infine sulla destra i sassi che sopportano con vigore il fragore del fiume. Ed è propio nei sassi che si concentra maggiormente l'attenzione di questi ultimi lavori, sassi neri ,sassi rosa, sassi dentro e fuori dall'acqua, sassi per la casa di Versace a Miami, sassi che si toccano, o che sembrano rotolare verso di noi, tanto che Frangi ha sentito le esigenza di creare alcune sculture dipinte in cui questi sassi sembrano uscire dai quadri come uscivano i piedi nelle cappelle dei Sacromonti antichi.
Continua cosi la storia di un pittore che ha sempre riflettuto sull 'opera non tanto nelle sua individualità ma come se il suo lavoro appartenesse a un ciclo più complesso in cui le energie raccolte rafforzano la tensione creativa del suo immaginario. Anche in questo caso, i sassi, sono un pretesto la questione fondamentale rimane la forma, il linguaggio e la sua grammatica. La mostra si chiude con una stanza in cui 12 dodici dipinti su carta, materiale a lui congeniale per la freschezza e la gestualità che solo quel medium riesce a trasmettere , tutte di uguale misura e poste una a fianco dell'altra come in un 'ipotetica torre di controllo dove dei televisori verticali ci inviano dei messaggi e ci informano sulle nostre dissestate vicende.
Biografia
Giovanni Frangi nasce a Milano il 12 maggio 1959. Inizia - non presto, ma prestissimo – a dipingere. Segue un cursus di studi del tutto normale (diploma all'Accademia di Brera nel 1982); espone a una collettiva alla Rotonda di via Besana, a Milano, nel 1983, dove ritorna l'anno dopo, con alcuni pastelli, per la mostra Artisti e scrittori.
Del 1983 Ë la sua prima personale alla galleria La Bussola di Torino.
Nel 1986 riesordisce con una personale alla Bergamini di Milano: il catalogo contiene una presentazione di Achille Bonito Oliva, la mostra Ë fatta di tele raffiguranti finestre, poltrone, sedie, tavoli: l'invenzione di un proprio alfabeto.
Nel 1987 espone presso la Galleria Poggiali e Forconi di Firenze, dove - negli anni successivi - Ë stato presente anche in altre occasioni monografiche (1992, 1997).
Nel 1989, per la prima volta, delle opere di Frangi sono presenti in un contesto internazionale: nella Galerie du Banneret, a Berna, dove ritorna nel 1990 e nel 1992. Verranno poi Barcellona, 1989, New Orleans, 1993, Carmel, 1994, Losanna, 1995, Hong Kong, 1997, Marsiglia, 1998, San Francisco, 2000, Los Angeles, 2001 e ancora Hong Kong nel 2046.
Nel 1997 una mostra antologica, a Palazzo Sarcinelli, a Conegliano, riassume il lavoro fin là svolto da Frangi, soprattutto sul tema del paesaggio, che in quel momento significa specialmente la rappresentazione delle tangenziali e degli svincoli autrostradali. Avendo vinto il premio della XII Quadriennale, espone nello stesso anno alla sala del Cenacolo di Montecitorio a Roma il ciclo La fuga di Renzo: un complesso di tele disposte sui quattro lati dell'ambiente, secondo una scansione regolare dello spazio. » il racconto di un viaggio nella laguna, dove si parte da un porto, al tramonto, per arrivare in piena notte davanti a un impianto industriale illuminato dalla luna. Per la prima volta Frangi pensa ad una mostra non come ad un insieme di opere singole, ma come ad un progetto unitario: Ë l'inizio della collaborazione con Giovanni Agosti.
Nel 1998, alla Compagnia del Disegno di Milano, Ë la volta de Il giorno e la notte: due soli quadri, dello stesso formato, che si fronteggiano fino a far scoppiare lo spazio della galleria. In questa stessa sede era stata montata, nel 1988, Testori-Frangi-Milano, con un testo di Giovanni Testori - una personalità cruciale per la formazione di Frangi - e, nel 1992, Opere 1991-1992, con un testo di Luca Doninelli.
Nel 1999 allestisce, al Palazzo delle Stelline di Milano, un bosco, costituito da 13 tele: Il richiamo della foresta. I dipinti sono posti per terra, a diretto contatto con il pavimento, sorretti da supporti di ferro: quasi delle quinte da teatro, in mezzo alle quali lo spettatore si avventura, avvertendo il mutare delle stagioni nella foresta. Il percorso si conclude davanti ad un enorme scenario innevato: Cucu. Lo spettatore Ë accompagnato all'uscita della mostra dalla visione dei retri delle tele: un'immagine che costituisce un ribaltamento dell'illusione naturalista provata all'ingresso. Sempre nel 1999 debutta alla Biennale di Venezia lo Zio Vanja di Cecov con la regia di Federico Tiezzi: il sipario - ancora una volta un bosco - Ë di Giovanni Frangi.
Nel 2000 alla galleria Lawrence Rubin di Milano va in scena Giovanni Frangi. Sculture, una "mostra per l'estate" fatta unicamente di opere su carta di grandi dimensioni e di una grande scultura esposta nel giardino, intitolata Fiordifragola. Da là comincia il Frangi scultore. Lo stesso anno la Galleria dello Scudo espone il Viaggio in Italia, congedi da temi molto frequentati (per esempio le vedute di Porto Marghera) e aperture su nuove direzioni: gli uccelli che volano, i sassi, i pesci nell'acqua.
Nel 2001 la Galleria dello Scudo presenta, al MIART di Milano, Come un installazione: reinvenzione di uno stand da fiera in un luogo poetico, dove i dipinti, di dimensioni molto varie, sono accostati a sculture che dal pavimento risalgono sulle pareti. Lo stesso anno Giovanni Frangi pubblica 45 giri: una raccolta di quarantaquattro piccole tele, dove le opere instaurano un inaspettato ping pong con i rispettivi titoli.
Nel 2004 nelle scuderie di Villa Panza a Biumo, alle porte di Varese, prende vita Nobu at Elba: un'opera composta da quattro grandissime tele dipinte e da una ventina di sculture in gommapiuma, su cui gira la luce ad intervalli regolari, con l'intenzione di fornire un'emozione parallela a quella che si prova di notte vicino a un corso d'acqua, in un ambiente disabitato. La preparazione del lavoro Ë documentata da un album di 132 fogli, che racconta, tra mille divagazioni, la progressiva definizione del progetto. Sempre nel 2004, alla Galleria dello Scudo di Verona, Ë la volta di Take off: una nuova serie di immagini accomunate dall'essere tutte dei paesaggi ripresi dall'alto, quasi una Italia vista dal cielo.
Catalogo della mostra con testo di Danilo Eccher
Inaugurazione: Venerdì 04 Novembre 2005 – ore 18.30
Les Chances de l'Art
via Visitazione 16 - Bolzano
Orario: da lunedì a venerdì 10.00 – 12.30 / 15.30 – 19.30, Sabato: 10.00 – 12.30