Le opere dell'artista abitano lo spazio quasi fossero una sua emanazione dando origine ad una rete di rapporti complessi: tensioni, energie, geometrie, densita', leggerezze, pesantezze si intrecciano in una composizione di natura musicale. I materiali usati sono filo di ferro, feltro, carta.
Mostra personale
a cura di Simone Menegoi
Le opere in mostra, alcune delle quali appositamente realizzate per questo spazio, riprendono motivi da sempre presenti nel suo lavoro: si tratta spesso di qualcosa che, come un fiume carsico, riaffiora dopo essersi per qualche tempo inabissato. Esse abitano lo spazio quasi fossero una sua emanazione dando origine ad una rete di rapporti complessi: tensioni, energie, geometrie, densità , leggerezze, pesantezze si intrecciano in una composizione di natura musicale. I materiali usati sono filo di ferro, feltro, carta: il loro odore, lieve e sottile, si diffonde nell’aria, si percepisce non appena si entra.
Osservando le carte stratificate e le incisioni nel feltro si potrebbe pensare a qualcosa che si fa' da se, ad una vita extraumana che sembra appartenere piuttosto al regno animale, alla geologia, al di là di una dimensione di tipo antropologico.
I rocchetti di ferro distesi a terra a formare la sagoma della pangea danno origine ad una forma disegnata in dissolvenza nell’aria, lievissima, a dispetto della pesantezza del ferro che la compone.
L'incontro con l’opera di Deval, è un incontro con l’essenza delle cose e insieme un’ esperienza personale e imprevedibile fatta di stupore ed emozione. Pensiero ed emozione diventano infatti una sola cosa attraverso la forma, attraverso un rigoroso lavoro sui materiali: essi sono propiamente I custodi di un ‘idea.
L’effetto di semplicità e di chiarezza sono, nel lavoro di Deval, frutto di un’estrema complessità : una complessità che trova una forma felice che è il risultato di una costante riflessione, di un esercizio di pensiero che prende avvio dall’osservazione.
Osservando gli insetti Deval ha cominciato a modificare il modo di pensare e costruire le sue opere, ma l’osservazione “non è mirata a individuare modelli da immettere nel suo universo formale quanto piuttosto a trovare uno spostamento del punto di vista. Cambiando il punto di vista si può lavorare come un insetto, si può considerare un tempo e uno spazio contratti o dilatati rispetto al nostroâ€. Non si pone, rispetto a queste realtà , come studioso ma come “vicinoâ€. “L’atteggiamento del “vicino†è diverso da quello dello studioso perché invece di isolare il fenomeno osservato nel modello di una categoria interpretativa, mette quella realtà in comunicazione con la propria, contaminandone il sistema di relazioni e modificando il punto di vistaâ€. In questo fare c’entra molto la vita, con il suo flusso brulicante di imprevisti; un gesto che si potrebbe considerare atemporale, fuori dai nostri ritmi abituali sempre dipendenti da qualche legge di necessità .
Accompagna la mostra un testo di Simone Menegoi.
Rolando Deval, è nato ad Aosta nel 1951, vive e lavora a Trequanda, in provincia di Siena
Grazie a:
Angelo Colombo, fotografia e servizi per l’arte contemporanea, Milano
Damir Jellici-Studio Jellici, Verona
Incontro con Rolando Deval e Simone Menegoi: martedì 13 dicembre ore 18.30
O'Artoteca
via Pastrengo 12 - Milano