Pitture, sculture, fotografie e installazioni. Ogni artista ha intessuto un filo diretto con il proprio Se', offrendo al pubblico un prodotto che nell'atto stesso di mostrarsi s'interroga per scoprire se veramente l'arte puo' fare emergere i conflitti interiori piu' sotterranei che sono all'origine di ogni forma d'immaginazione creatrice.
Pitture, sculture, fotografie e installazioni
Diversamente non è una mostra qualsiasi semplicemente perché si pone da subito e senza mezzi termini in una condizione di autoreferenza. E come tutto ciò che è autoreferente non cerca il dialogo, ma ha la pretesa di essere e basta. Questo gioco tendente alla protervia si riscatta però offrendo la sua onestà e chi guarda dunque è incline all'assoluzione. Viene spontaneo chiedersi qual' è il meccanismo mentale che genera questo tipo di risposta. Scopriamo che
Diversamente non è un mero gioco linguistico. Diversamente nel suo silenzio provoca la riflessione perché apre una dialettica tra i nostri concetti di diversità e quella parte della nostra ragione disposta al giudizio critico. Quale legame ontologico esiste tra una qualità ed il soggetto al quale questa qualità si riferisce? Siamo portati a crede che un aggettivo possa modificare, ma non prevaricare il suo sostantivo. Eppure in questo caso forse unico, il peso della parola DIVERSA schiaccia la parola MENTE, la plagia, la contorce sino a farla arrivare a noi disossata, privata di una struttura semantica, fluidificata nella continuità della lettura che la trasforma in avverbio.
Da questa riflessione sulla parola - stimolo nasce la prima reazione: esistono menti diverse e cosa s'intende per diverso? Dobbiamo considerarla un'allusione alla patologia ed ai suoi vari gradi di sofferenza o semplicemente ci concentreremo sul valore etimologico del termine? O poiché il nostro percorso è in ambito artistico, la parola Diversamente potrebbe assumere l'aura conferita da Kant al genio, l'artista appunto con una Diversamente? Su queste riflessioni si costruisce il filo diretto che ogni artista ha intessuto con il proprio Sé, offrendo al pubblico un prodotto che nell'atto stesso di mostrarsi s'interroga per scoprire se veramente l'arte può fare emergere i conflitti interiori più sotterranei che, come scriveva Lacan, sono all'origine di ogni forma d'immaginazione creatrice. Possibilità che, sempre citando Lacan, genera distruzione ed autodistruzione.
Quindi ecco spiegata l'onestà del dono. Se pensiamo ai casi abusati di Van Gogh o di Cimabue, la sentenza appare inevitabile. Ma oggi, in una contemporaneità che tutto privilegia e tutto mortifica, la nevrosi ed il malessere mentale è patrimonio infelice di tutti noi. E l'opera d'arte sempre più tende a fare tabula rasa dei suoi vecchi retaggi per accogliere e trasmutare tutto l'apporto possibile delle nuove sensibilità , spesso visualizzando quelle tecniche simboliche tanto care a Jung. Lo spirito del tempo ormai si esprime per stilemi, originarie confessioni che a tutti i costi vogliono essere decriptate. Diventa dunque difficile riconoscere certi stereotipi, poiché la sensibilità dell'uomo contemporaneo è mutante. Non c'è più collisione tra realtà e finzione, entrambi sono aspetti di una medesima visione del mondo poiché il pensiero virtuale tende a sostituirsi alla speculazione e l'artista vaga alla ricerca di territori iniziatici dove depositare il suo seme e poi scomparire, malfermo e spodestato, come il viandante-matto dei tarocchi.
Chi può dune affermare : TU sei diverso da ME o IO sono diverso da TE? Portare il proprio corpo al mondo, come diceva Valery è stato per secoli lo scopo evangelico di ogni artista. Ora ci troviamo di fronte al fenomeno rovesciato: ogni artista vorrebbe digerire il mondo. E non parrebbe questo il più forte sintomo della follia? Come può infatti l'arte disintossicarsi e tornare vergine se accoglie come il vaso di Pandora tutti conflitti dell'umanità ? Occorre allora una selezione, qualcosa che ci permetta di ritornare al pensiero selvaggio? Dubuffet sosteneva che le energie misteriose che vivono latenti nel corpo umano, prima o poi si liberano e si manifestano. Io credo che proprio questa liberazione sia il filo d'Arianna che ha condotto ancora una volta gli artisti del P.A.G. fuori del labirinto della ragione per salire verso il territorio del sovrasensibile. Ciascuno di loro, cosciente del proprio personale linguaggio ha accettato di mostrare il proprio Sé con tutta l'onestà possibile. Lo spettatore non dovrà perlustrare le loro opere o la loro anima , ricercando gli effetti consueti della comunicazione. Piuttosto dovrà interrogare sé stesso perché qui ci troviamo semplicemente di fronte ad un racconto che parla di partenze per luoghi sconosciuti, di fermate senza richiesta, di treni con le ali.. Vi chiediamo di salire a bordo senza obliterare il biglietto. Anna Maria Baratto
Inaugurazione Giovedì 10 Novembre 2005 ore 18.00
Mercoledì 16 novembre ore 19.00 incontro sul tema Diversa-mente
Ospiti le Associazioni ''Impossibile e Coscienza'' ( Milano) - Fondazione d'Ars Oscar Signorini ( Milano ) - AS.S.PRP.HA ( Roma )
Relatori:
Fiammetta Bianco (Italianista) Anna Maria Baratto (storico dell'Arte, Pres.Akkademia)
Daniele Simonetti (psicologo- analista A.I.P.A.) Tiziana Vallati (psicologa AS.S.Pro.HA.)
Intervengono: Grazia Chiesa ( Pres. Fondazione D'Ars ) e gli artisti del P.A.G.
Gli artisti del P.A.G. :
Ann Baratto Antonietta Campilongo, Antonella Catini, Giovannini & Petzj, Riccardo Giulietti, Giuseppe Macchia, Maddalena Marinelli, Adriana Miccolis, Claudia Renzi, Paolo Ricci, Nunzio Scibilia, ,Gabriele Simonetti,Michela Tortolano e gli Under'25 Giuseppe Auciello e Veronica Tamburella
Linux Club
via Libetta 15 - Roma
Orario: dal martedì al sabato ore 18.00/24.00