Galleria Galica
Milano
viale Bligny, 41
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Maria Friberg
dal 16/11/2005 al 21/1/2006
dal Martedi' al Sabato dalle ore 15 alle 19

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Maria Friberg



 
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16/11/2005

Maria Friberg

Galleria Galica, Milano

Sleeping beauty. L'attenzione dell'artista si e' spostata dall'osservazione dell'universo maschile e dei suoi codici ad una singolare indagine sul concetto di identita'. Nelle fotografie in mostra la Friberg mette sullo stesso piano persone e cose, uomini e donne e si rifa', in senso ironico, all'estetica tradizionale della 'natura morta'.


comunicato stampa

Sleeping beauty

I lavori fotografici di Maria Friberg esposti in occasione della sua seconda personale alla galleria Galica s’impongono immediatamente per bellezza e lirismo, ma, contemporaneamente, in virtù della loro bizzarria, creano un notevole senso di spaesamento.

Nella nuova serie di fotografie di Maria Friberg che s’intitola in maniera emblematica “still lives” la bellezza è il primo veicolo di lettura, ciò che ci porta direttamente all’interno dell’opera senza porci alcuna domanda; solo dopo un certo tempo percepiamo il disagio e l’ambiguità che sottendono all’apparente perfezione e che sovvertono i nostri codici interpretativi.

L’attenzione dell’artista si è spostata dall’osservazione dell’universo maschile e dei suoi codici ad una singolare indagine sul concetto di identità. In queste fotografie, Maria Friberg mette sullo stesso piano persone e cose, uomini e donne e si rifà, ovviamente anche in senso ironico, all’estetica tradizionale della ''natura morta''.

In “Still lives # 3” Maria Friberg fotografa una parete invasa di libri antichi, impilati ordinatamente uno sopra l’altro; nel centro un corpo adagiato tra i libri, con il viso rivolto verso la parete; l’uomo sembra dormire comodamente, totalmente a suo agio, come se quello fosse da sempre il suo posto; soltanto l’onda leggera che i libri formano intorno al perimetro del suo corpo infrange l’ordine della visione.

L’atmosfera è calma, quasi mistica, nondimeno quell’inconsueta e paradossale equivalenza tra oggetti e corpi, rivela in maniera persistente e un po’ inquietante un’instabilità e una frammentazione che sono metafora della condizione culturale del mondo occidentale. Uno dei problemi più evidenti della nostra società è quella di identificarsi nella percezione che gli altri hanno di noi; da qui il tentativo di trovare nuovi percorsi di costruzione della propria individualità, che non accettano di riconoscersi nell’immagine costruita da altri.
Mostrando l’aspetto superficiale di tale costruzione ed enfatizzandone le caratteristiche apparenti, Maria Friberg mette in luce e irride l’artificiosità e la vuotezza delle norme e dei codici che regolano la società.

Maria Friberg (1966) vive e lavora tra New York e Stoccolma. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche: Moderna Museet, Stoccolma; Kiasma, Helsinki; Fotomuseum Winterthur outside, Zürich; Martin Z Margulies, Miami; Anthony T Podesta, Washington DC e Donald Marron, Lightyear Capital, New York.

Principali mostre personali: Conner Contemporary Arts, Washington D.C.; Galleri Charlotte Lund, Stockholm; Goeteborgs Konsthall; Galica Arte Contemporanea, Milano; Moderna Museet, Stoccolma; Santa Barbara Contemporary Arts Forum, California; Plains Art Museum, Fargo, North Dakota. Numerose mostre collettive: Fotomuseum Winterthur; Drammens Museum för kunst, Norvegia; L’Espace, Torino; Kiasma Museum of Contemporary Art, Helsinki; Sara Meltzer Gallery, New York; Moderna Museet, Stoccolma ; PS1, Long Island, New York.

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