Sleeping beauty. L'attenzione dell'artista si e' spostata dall'osservazione dell'universo maschile e dei suoi codici ad una singolare indagine sul concetto di identita'. Nelle fotografie in mostra la Friberg mette sullo stesso piano persone e cose, uomini e donne e si rifa', in senso ironico, all'estetica tradizionale della 'natura morta'.
Sleeping beauty
I lavori fotografici di Maria Friberg esposti in occasione della sua seconda personale alla galleria Galica s’impongono immediatamente per bellezza e lirismo, ma, contemporaneamente, in virtù della loro bizzarria, creano un notevole senso di spaesamento.
Nella nuova serie di fotografie di Maria Friberg che s’intitola in maniera emblematica “still lives†la bellezza è il primo veicolo di lettura, ciò che ci porta direttamente all’interno dell’opera senza porci alcuna domanda; solo dopo un certo tempo percepiamo il disagio e l’ambiguità che sottendono all’apparente perfezione e che sovvertono i nostri codici interpretativi.
L’attenzione dell’artista si è spostata dall’osservazione dell’universo maschile e dei suoi codici ad una singolare indagine sul concetto di identità . In queste fotografie, Maria Friberg mette sullo stesso piano persone e cose, uomini e donne e si rifà , ovviamente anche in senso ironico, all’estetica tradizionale della ''natura morta''.
In “Still lives # 3†Maria Friberg fotografa una parete invasa di libri antichi, impilati ordinatamente uno sopra l’altro; nel centro un corpo adagiato tra i libri, con il viso rivolto verso la parete; l’uomo sembra dormire comodamente, totalmente a suo agio, come se quello fosse da sempre il suo posto; soltanto l’onda leggera che i libri formano intorno al perimetro del suo corpo infrange l’ordine della visione.
L’atmosfera è calma, quasi mistica, nondimeno quell’inconsueta e paradossale equivalenza tra oggetti e corpi, rivela in maniera persistente e un po’ inquietante un’instabilità e una frammentazione che sono metafora della condizione culturale del mondo occidentale. Uno dei problemi più evidenti della nostra società è quella di identificarsi nella percezione che gli altri hanno di noi; da qui il tentativo di trovare nuovi percorsi di costruzione della propria individualità , che non accettano di riconoscersi nell’immagine costruita da altri.
Mostrando l’aspetto superficiale di tale costruzione ed enfatizzandone le caratteristiche apparenti, Maria Friberg mette in luce e irride l’artificiosità e la vuotezza delle norme e dei codici che regolano la società .
Maria Friberg (1966) vive e lavora tra New York e Stoccolma. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche: Moderna Museet, Stoccolma; Kiasma, Helsinki; Fotomuseum Winterthur outside, Zürich; Martin Z Margulies, Miami; Anthony T Podesta, Washington DC e Donald Marron, Lightyear Capital, New York.
Principali mostre personali: Conner Contemporary Arts, Washington D.C.; Galleri Charlotte Lund, Stockholm; Goeteborgs Konsthall; Galica Arte Contemporanea, Milano; Moderna Museet, Stoccolma; Santa Barbara Contemporary Arts Forum, California; Plains Art Museum, Fargo, North Dakota. Numerose mostre collettive: Fotomuseum Winterthur; Drammens Museum för kunst, Norvegia; L’Espace, Torino; Kiasma Museum of Contemporary Art, Helsinki; Sara Meltzer Gallery, New York; Moderna Museet, Stoccolma ; PS1, Long Island, New York.
Galleria Galica
Viale Bligny, 41 - Milano