Palazzo Reale
Napoli
piazza Plebiscito, 1
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Gerardo Rueda
dal 19/12/2000 al 27/2/2001

Segnalato da

9net capricorno



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Gerardo Rueda



 
calendario eventi  :: 




19/12/2000

Gerardo Rueda

Palazzo Reale, Napoli

Una fondamentale retrospettiva del maestro spagnolo. Tra Palazzo Reale e il Maschio Angioino, un viaggio emozionante attraverso l'algido rigore di sofisticati monocromi, la delicata suggestione dei collages e la potenza monumentale delle sculture di legno e acciaio.


comunicato stampa

Alle ore 17, inaugurazione della grande retrospettiva che la città di Napoli dedica a Gerardo Rueda, uno dei più grandi artisti spagnoli contemporanei, scomparso nel '97. La mostra, che si terrà tra Palazzo Reale e il Maschio Angioino, è organizzata dal Ministero degli Esteri spagnolo, dal Comune di Napoli, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali di Napoli e dalla Capricorno Gallery di Capri. La Mostra rimarrà aperta fino al 27 Febbraio 2001.

Nell'opera di Rueda "da una parte (si scorge) la tensione informale, lirica, disordinata e aperta alla ricerca di uno spazialismo non contenuto ed espressivo. Dall'altra il freddo e disciplinato rigore caratteristico di tutta una costruzione poetica di un geometrismo sereno e prossimo a Mondrian che lo aveva sempre accompagnato".
(Bernardo Pinto de Almeida, dal catalogo della mostra).

"(..) Può un artista spagnolo non sembrarlo? (..) Gerardo Rueda (è) un artista spagnolo che non coincide assolutamente con nessuna immagine stereotipata. Rueda (dichiarava) il suo amore per i grandi maestri italiani, come Fra Angelico, Andrea Mantegna, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e Raffaello. (..) L'interesse di questa mostra (..) consiste nel rivelare la sua partecipazione a un dialogo artistico attraverso il tempo (..)".
(Francisco Calvo Serraller, dal catalogo della mostra).


Gerardo Rueda: cenni biografici

Gerardo Rueda nasce a Madrid nel 1926. A sedici anni l'incontro con la pittura nella quale, con piglio romantico e qualche ingenuità, è la passione per i paesaggi e per gli elementi architettonici ad emergere. In seguito, la pittura di Rueda seguirà le suggestioni del cubismo alle quali l'artista combina la solita ricerca sul paesaggio e la suggestione delle volumetrie dell'architettura. Nei suoi lavori, cominciano ad apparire le prime figure umane.
Nel 1949 l'artista studia Legge quando, giovanissimo, partecipa alla sua prima esposizione: una collettiva a Madrid dove presenta un piccolo paesaggio, Dos Casas, un olio di piccole dimensioni dove iniziano a farsi patenti i debiti con la ricerca cromatica del Sironi paesaggista o, ancor meglio, con le paste coloristiche di un Morandi. Ma è quattro anni più tardi che Rueda avrà l'occasione di lavorare alla sua prima personale, nel marzo del '53 alla Sala Abril di Madrid.
L'anno seguente partecipa alla II Bienal Hispanoamericana de Arte a La Habana, Cuba, la prima occasione di far conoscere il suo lavoro a livello internazionale.
Gli inizi degli anni cinquanta sono soprattutto gli anni dei suoi primi collages - che a detta di de Almeida resta la tecnica più congeniale all'estro del maestro. Collages di materiali diversi che l'artista completa con disegno a matita che presenterà nel '54 sempre alla Sala Abril in una personale.
"False prospettive", questa la definizione che Fernando Zobél darà in quegli anni del lavoro di Rueda, ora pittura ad olio in cui il paesaggio è ancora reminiscenza presente, ma che vive innanzitutto di un impianto astratto. Mostre a Madrid e a Gijón ne consolidano la fortuna spagnola.
Nel '57 una personale a Parigi raccoglie un'eco notevole e segna il primo passo per la fama continentale dell'artista. Tra i tanti, resta notevolmente colpito il noto ispanista Jean Cassou, in seguito direttore del Musée d'Art Modern.
E' Manuel Sánchez Camargo, probabilmente, a fornire il contributo critico più rilevante quando, nel '58, sintetizzerà il lavoro di Rueda come "uno dei più seri, più consapevoli e personali contributi al movimento astratto spagnolo". Ed è proprio di quell'anno la più importante mostra di Rueda fino ad allora, alla prestigiosa Sala del Prado nell'Ateneo di Madrid.
Dell'anno seguente i primi "dipinti grigi" in cui si legge il passaggio da una certa rigidità di composizione dei primi anni ad una sicura ricerca spaziale che lo imparenterà alle coeve sperimentazioni di Fontana.
E' con questi lavori che Rueda parteciperà, l'anno dopo, nel Padiglione spagnolo alla XXX Biennale di Venezia, segnalato da Gillo Dorfles come uno dei giovani artisti più promettenti.
In questo periodo, l'artista continuerà a produrre una serie davvero affascinante di collage. I dipinti di questi anni sono praticamente monocromi: campi ascetici attraversati soltanto, sovente alla sommità, da leggere striature di pigmento. In accordo con le teorie di Cirlot, questi dipinti sono basati su armonie tonali.
Diverse le esposizioni internazionali tra cui vanno menzionate quelle a Göteborg, São Paulo e a Montevideo.
In occasione della Biennale veneziana del '62 l'artista scriverà Venecia 1962: Al margen de la Bienal uno delle sue prime note di estetica.
Nel 1964 Rueda approda in Italia con una serie di mostre. Quattro le gallerie coinvolte: la Ferrari a Verona, Arte 2000 a Bologna, la fiorentina Quadrante e Il Centro di Napoli. Queste esposizioni destano l'attenzione unanime della critica italiana ben sintetizzata dall'intervento di Carlo Barbieri su Il Mattino di Napoli dove metterà in correlazione l'opera di Rueda con quella di Fontana "per mezzo del rigore delle sue tele, nelle quali si scorge un profondo studio sulle valenze spaziali".
Lampi di informale, la pulizia sempre più raffinata dei collages e una ricerca sempre più scandagliata sulle possibilità del monocromo, saranno i campi di interesse dell'artista fino alla fine del decennio. Particolarmente importanti si rivelano le esposizioni a Barcellona, in particolare la collettiva Abstracto Español al Colegio de Architectos de Cuenca del '67 e l'apparizione spoletina al Festival dei Due Mondi, due anni più tardi.
Gli anni settanta si aprono con una serie di appuntamenti internazionali. Nel frattempo l'artista madrileno approfondisce la sua ricerca sulla grafica.
In quegli anni, Gillo Dorfles includerà Rueda tra i fondatori della cosiddetta pittura-oggetto. Infatti, come nota José María Iglesias, l'opera dell'artista tende ora, attraverso l'artificio della metafora, a presentare lavori che, nella conquista delle tre dimensioni, si avvicinano alla scultura: cornici abitate da composizioni lignee dove, la presenza della monocromia resta il tratto distintivo di un ragionamento sulla luce.
E ora sono l'elemento puramente spaziale e la pulizia di una solida pittura geometrica i campi di interesse di Rueda, il quale lavora ad una importante serie di pitture murali. Queste gli valgonoa anche l'attenzione di William Dyckes che includerà l'artista nel suo Contemporary Spanish Art pubblicato nel '75 a New York.
Il decennio successivo si apre con un'altra importante mostra madrilena, alla galleria Theo, questa volta, seguita, un anno più tardi, da una nuova personale sempre alla Theo, ma questa volta a Barcellona.
Ora, è senza dubbio il legno la materia privilegiata: grandi sculture in cui il rigore geometrico afferisce sicuro alla pulizia spaziale ed alle strutture architettoniche. Il bianco, il nero, il grigio, i non-colori usati dal maestro, ad indicare, in maniera sempre più evidente, un impiego concettuale e archetipo del pigmento. Mai manicheo, ma rigoroso fino ad arrivare ad un suo squisito lirismo algido.
Nel 1986 Rueda si aggiudica la committenza per dipingere un murale presso l'ambasciata spagnola in Arabia Saudita. Subito dopo è la volta di un'ampia retrospettiva a lui dedicata che si tiene al Museo de Arte Contemporáneo di Siviglia.
Nel 1987 viene pubblicata una fondamentale monografia su Rueda con testi, tra gli altri, di V. Aguilera, E. Asins e J. E. Cirlot. Nello stesso anno la città di Madrid gli organizza una documentatissima retrospettiva sui collages che comprende lavori dagli anni sessanta alla sua ultima produzione.
Intanto, la ricerca di Rueda combina in maniera sempre più evidente le esigenze delle arti visive ad un ritmo e un'estetica mutuate dalla musica: il candore dei silenzi, il contrappunto delle ombre leggere, la tessitura dello spazio estetico tese su contrappunti tonali e sul brio di colori inattesi.
In questi anni, l'opera del maestro lascia scorgere una tensione spirituale e - oseremmo - un ascetismo per cui non sorprende affatto la prestigiosa committenza, cui lavorerà tra l'89 ed il '93, delle vetrate della Cattedrale di Cuenca.
Materie eterogenee ora: il vetro e l'acciaio corten, il legno e la carta dove si scorgono ora le influenze di un Mondrian ora, addirittura, l'asciutta e ineguagliabile lezione della pulizia formale del Rinascimento italiano, altra influenza determinante e dichiarata.
Tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta la fama di Rueda - da sempre artista "internazionale" per vedute e ispirazioni cosmopolite - cresce in tutto il mondo. Diversi i riconoscimenti in patria e all'estero e numerose le acquisizioni di sue opere da parte di autorevoli musei.
Collaborazioni scenografiche con la televisione spagnola ed alcune raffinate opere pubbliche (tra le diverse, ricordiamo quella che lo porterà a progettare le due entrate per il padiglione spagnolo all'Esposizione universale di Siviglia e quella delle pitture murali del Ministero delle Finanze a Madrid che Rueda dedicherà al grande Borges), consolidano il prestigio del maestro e lo impongono come uno degli artisti "monumentali" più affascinanti e prestigiosi del continente.
Nel '94 esce, per i tipi delle Ediciones Polígrafa, quella che a tutt'oggi resta la monografia più importante su Rueda curata da Juan Manuel Bonet. Un lavoro editoriale immenso e prestigioso che colloca l'opera dell'artista nella sua giusta prospettiva storica.
L'anno seguente, Rueda è insignito del titolo di Membro della Real Accademia di Belle Arti di San Ferdinando. Fondamentali, in quegli anni, sono le esposizioni presso l'IVAM di Valencia e la mostra Trayectos al Museo Nacional de Bellas Artes in Cile.
Nel 1997, anno della sua scomparsa, ha particolare rilievo l'antologica dei collages dedicatagli dal Centro de Arte Reina Sofía per la cura di José Ramón Danvila, mostra che si sposterà alla UCLA University presso il armand Hammer Museum of Art, al Museo de Arte Contemporáneo de Caracas Sofía Imbert e al Bochum Museum in Germania. Anche la mostra all'IVAM avrà un seguito in tutto il mondo toccando Malibù, Los Angeles, Dallas e, in Europa, la Germania.


Capricorno Gallery - 80073 CAPRI - Via Vittorio Emanuele, 40
Tel./Fax 081 8375008 - Cell. 0335 6290690
info@capricorno-gallery.com
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