Scrive Ludovico Pratesi: Come gia' Fontana negli anni trenta, Fabiani lavora la terracotta da scultore, per studiare l'espressione della forma. Una forma che si nutre della propria indeterminatezza, di una imperfezione che e' linguaggio, poetica techne' nutrita di una sorta di pacata instabilita', come un movimento fermato per un istante.
Scrive Ludovico Pratesi: "Come già Fontana negli anni trenta, Fabiani lavora la
terracotta da scultore,
per studiare l'espressione della forma. Una forma che si nutre della propria
indeterminatezza, di una imperfezione che è linguaggio, poetica technè nutrita di
una sorta di pacata instabilità , come un movimento fermato per un istante. In
perfetta sintonia con la scultura del suo tempo l'arte di Fabiani vive di una
tensione non verso la costruzione, bensì verso la dissoluzione della forma.
Una ricerca che confina con la naivetè dei bambini che giocano con la sabbia
sulla riva del mare, e costruiscono instancabili castelli e pupazzi dai tratti
incerti e pericolanti, che vivono finchè un'onda non li trascina via. Anche le
sculture di Fabiani trattengono la gioia del gioco, del costruire con le mani
qualcosa di effimero; il piacere tattile del modellare la materia grezza."
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