A casa di Delphine e Ludovico Pratesi, sara' presentata l'installazione "Screen Saver" di Caterina Notte e testi di Gabriele Perretta. L'artista propone una ricerca tra Arte e Nuove Tecnologie tentando una ridefinizione dei neo-non-confini di comunicazione dell'universo macchina attraverso la rappresentazione e la trasformazione di molteplici forme possibili che "fisicamente vivono" nel nuovo spazio mentale.
Schermi post-riproduttivi di Caterina Notte.
Sarà presentata l'installazione "Screen Saver" di Caterina Notte e testi di Gabriele Perretta. L'artista propone una ricerca tra Arte e Nuove Tecnologie tentando una ridefinizione dei neo-non-confini di comunicazione nell'universo-macchina attraverso la rappresentazione e la trasformazione di molteplici forme possibili che "fisicamente vivono" nel nuovo spazio mentale.
"...facendo un'analisi dei volti "scanditi" dalla Caterina Notte - figure della memoria, dalle espressioni un po' splatter, intensificate ed esasperate dalla nostra sperimentatrice come se tentasse di mantenere il dominio su una polverina finemente colorata che si addensa dietro lo schermo - sarebbe il caso di pensare che in essi, rispetto a ciò che già accadeva nelle figure di Francis Bacon o negli spezzoni di Shining, non vi è in fondo nessuna evoluzione, rielaborazione di forme, di predisposizioni, di luci e di colori, di contrasti, di pieni e di vuoti e forse neanche di plaquette che offrono lo scalpo per la metamorfosi del quadro.
L'unificazione mediale delle arti visive ha sottolineato ancora di più che una certa estremizzazione della ricerca sul quadro dei colori acidi e delle iconografie particolarmente lavorate, sono una proprietà inventiva del cinema, un cinema che a sua volta ha fortemente attinto dalla pittura fiamminga del Seicento, e così via.
Cosa rimane dunque da fare ad un giovane artista contemporaneo, velocemente calato nell'orizzonte antropologico mediale e non necessariamente cosciente di quello che può essere il bagaglio storico, ai fini di una strumentazione attuale dell'immaginale? Il lavoro di Caterina Notte, in fondo, non è dettato neanche da quella retorica che vorrebbe vedere in prima fila la grammatica della sensibilità femminile, mostrata nel segno della pulizia, dello smascheramento e della compianta illusione di una differenza tra le produzioni dell'essere artista.
Come tutti i giovani scossi da un profondo entusiasmo per il lavoro e movimentati da un'intensa voglia di fare e di agire, Caterina Notte si cala senza alcuna preclusione nell'universo tecnico della fotografia schermatica ponendoci dei dubbi, cercando di farci rimanere in sospeso rispetto alla domanda su cos'è il suo lavoro e dove si dirige nel prossimo futuro. Diciamo che questa è la domanda che accompagna una miriade infinita di nuovi soggetti artistici, che oggi si affacciano al mondo del lavoro ricoperto dal vasto e improbabile sistema artistico contemporaneo.
In effetti, il problema esiste e come, noi non sappiamo ancora dove andrà a finire questa massa enorme di "braccia e di menti", che tenta di ritagliarsi una nicchia in un territorio a dir poco sconfinato. Ecco che l'unica cosa che possiamo sapere con certezza della nostra "autrice da giovane" riguarda l'attualità del suo segno, movimentata da una profonda eccitazione iconica elaborata con l'uso dei processi sintetici, quali sono la fotografia diretta sullo scanner, la pittura automatica (non nello stesso senso dell'automatismo surrealista), il processo di fissaggio computerizzato, il tutto supportato da una particolare attenzione all'ormai infinito territorio della bit-art.
Non a caso infatti la mostra di Caterina Notte si chiama Screen Saver, una definizione che ricorda da subito il problema ormai quotidiano del nostro contatto con gli schermi. Screen dall'inglese non significa solo schermo o schermatura, ma anche riparo, difesa, scudo, hinged structure ovvero paravento.
Oltre agli schermi come mezzi di veicolazione delle immagini, vi è anche il rood-screen riferito all'architettura, oppure lo screening come analisi di dati, o ancora il silk screen process che equivale alla serigrafia. Saver invece è un termine che sta per salvatore, risparmiatore, un dispositivo di economizzazione: time-saver indica un'azione che fa risparmiare tempo, face-saver un caso in cui ci si salva la faccia.
Se ricomponiamo la geografia di questi significati è facile ritrovare passaggio per passaggio la composizione di lavoro della Caterina Notte. Ella sfrutta direttamente lo scanner mettendo la sua faccia a contatto diretto con la macchina. In inglese la scansione proviene da to scan che significa esaminare, scandire. La macchina consiste in un diffusissimo selezionatore elettronico che effettua automaticamente la riproduzione dei colori esplorando l'originale che a contatto vivo gli viene offerto.
Simultaneamente esso produce su una pellicola uno o quattro negativi o positivi a tinta continua o retinati, corredati dai colori giallo, magenta, cyan e nero. Non a caso il cerchio si chiude, perché lo scanner sta anche nel suo significato tecnico per televisione (nel senso di analizzatore, antenna radar). In inglese si dice finanche one scans vers (chi scandisce versi) e di tale riferimento ci serviamo per indicare che il temine sta sia per esplorazione che per scansione metrica..."
(Gabriele Perretta)
Giovedì 21 dicembre - dalle ore 19.00
Delphine e Ludovico Pratesi - via Principe Amedeo 126/b - Roma - Tel. 06 4941222